|
|
GUIDO RENI,
Autoritratto, olio su tela,
1603-1604 (Roma,
Galleria Nazionale di Arte Antica - Palazzo Barberini)
Autoritratto di Guido Reni (1575-1642), bolognese.
L'artista si presenta di tre quarti, con lo sguardo dritto
verso lo spettatore e, in primo piano, gli strumenti del suo
lavoro: tavolozza e pennelli. Così, del resto, in quegli
anni rappresentano se stessi altri pittori molto vicini a
Guido Reni, come il collega di bottega Guercino (click
per foto) e il loro comune maestro Annibale Carracci (click
per foto).
È ancora giovane ed è arrivato a Roma da poco: deve ancora
dimostrare in pieno le sue qualità. Eppure lo sguardo è
fermo, l'espressione è decisa, in fondo non troppo diversa
da quella nell'Autoritratto alla Galleria degli
Uffizi (a
destra),
dipinto nel 1636 quando era ormai una celebrità; forse solo
un pizzico di arroganza in più, o semplicemente la
consapevolezza del suo status.
|
Guido Reni è stato uno dei maggiori esponenti del
classicismo seicentesco: fino all'Ottocento era
considerato alla pari dei grandi maestri del
Rinascimento. Il famoso poeta Giovan Battista Marino
gli dedicò un madrigale, intitolato "Che fai,
Guido, che fai?", dove per la prima volta usò
espressioni come "forme angeliche" e "immagini
di Paradiso", che |
|
|
diventeranno tipiche in ogni scrittore che, successivamente,
si sarebbe occupato della sua pittura.
Poi è arrivata la stroncatura da parte di John Ruskin, nel
1844, e sulla sua arte è calato il silenzio. Solo a partire
dalla metà del Novecento la critica ha ricominciato a
interessarsi a lui, e a rivalutare il suo mondo di bellezza
ideale senza tempo. |
|