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ANTONIO CANOVA,
Autoritratto come pittore, 1799 ca (Roma, Museo di Palazzo
Braschi)
Autoritratto del grande scultore neoclassico Antonio
Canova (1757-1822). L'artista si rappresenta mentre
indica, sullo sfondo, il rilievo con la Morte di Adone,
un gesso del 1797 conservato nella Gipsoteca di Possagno (a
destra).
Il ritratto è datato con sicurezza in base alla Biografia
manoscritta di Canova. Inoltre, dal Catalogo cronologico
delle sculture di A. Canova (1816) sappiamo che "lo
scultore incominciando dall'anno 1780 fino al 1789, tratto
tratto per solo suo piacere ha impiegato qualche ora in
alcune pitture".
Canova, quindi, dipingeva 'per solo suo piacere' e non ha
mai venduto nemmeno un quadro. Lui era, e si sentiva, uno
scultore e la pittura era un'attività marginale.
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Questo ritratto non è un'opera memorabile, come non lo sono
in generale i dipinti di Canova che ci sono arrivati.
Sappiamo però che gli piaceva falsificare i quadri antichi e
divertirsi quando i suoi amici 'conoscitori' li scambiavano
per opere autentiche. È quello che è successo con un perduto
'Autoritratto di Giorgione', eseguito con tale abilità
tecnica da essere considerato, all'epoca, un originale del
pittore veneziano (vedi).
Dei veri e propri 'divertissements' sono anche da
considerare le tempere a colori su fondo nero eseguite tra
1798 e 1799 e divise in tre gruppi: Ninfe con amorini, Muse
con filosofi e poeti, Danzatrici. Secondo il Cicognara
(1823) Canova chiamava "ozii suoi que' disegni gentili",
ispirati alle pitture romane di Ercolano, da lui molto
amate.
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