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Da circa quindici anni sono in
corso attività di scavo, studio e restauro in un'area archeologica tra le più
ricche, e sconosciute, della città: Santa Croce in Gerusalemme. Siamo alle
estreme propaggini dell'Esquilino,
adiacenti alle Mura Aureliane e in prossimità del
Laterano.
Molti conoscono la chiesa di Santa
Croce in Gerusalemme (1), costruita dall'imperatore Costantino e legata a
sua madre
Elena, e alle reliquie da lei portate dalla Terra Santa (in
particolare, un frammento di legno della croce di Cristo). Ma la chiesa è sorta
all'interno di un preesistente complesso di edifici e di giardini di grande bellezza, di cui rimangono
testimonianze non sempre visibili.
Tutto comincia con l'imperatore
Settimio
Severo che, agli inizi del III secolo, costruisce una grande villa con
giardino, gli Horti Spei Veteris, aggiungendoli alla successione
di horti che erano stati
costruiti nell'area
esquilina a |
partire dall'epoca di Mecenate.
La residenza viene ampliata da Caracalla e, soprattutto, da
Elagabalo (Sesto
Vario Avito Bassiano), che fa completare il circo (3) ed erige un piccolo anfiteatro,
però dotato di sotterranei, noto come anfiteatro castrense (2).
C'era anche un grande atrio (poi trasformato nella chiesa). Si
trattava di una villa a nuclei monumentali, articolati in un vasto
parco e collegati tra loro da un corridoio carrabile, conosciuta
anche come Horti Variani.
Quando Aureliano costruisce le mura (dal 271) taglia il complesso,
lasciando fuori buona parte |
Plastico di Roma Imperiale: l'anfiteatro |
del circo.
Invece le cd Terme di Elena (6), in realtà una cisterna,
facevano parte di un impianto termale pubblico sempre di epoca
severiana ma collocato al di fuori degli horti. Esso è
scomparso ma la sua forma è conosciuta grazie ai disegni degli
artisti rinascimentali Andrea Palladio e Antonio da Sangallo il
Giovane.
Circa cento anni dopo Costantino trasforma la villa in un palazzo
imperiale, alternativo a quello sul Palatino e vicino alla nuova
sede
papale e alla cattedrale (Basilica
Salvatoris), da lui stesso volute. Il luogo, che diventa poi
la residenza della madre Elena, prende un nuovo nome, Palatium
Sessorianum o Sessorium (dal verbo sedeo,
cioè luogo di soggiorno e riunioni). Sessorium e Laterano
costituiscono, a tutti gli effetti, il nuovo polo cristiano della
Roma costantiniana.
Questo palazzo era anche l'estremità di un gigantesco possedimento (praedium)
imperiale sviluppato lungo la via Labicana (Casilina) e chiamato
ad duas lauros: al III miglio della Labicana si trova, non a
caso, il grande rudere del Mausoleo di Elena, noto popolarmente come
Torre delle pignatte (da cui il toponimo della zona,
Torpignattara).
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Pianta del Sessorium (da M. Barbera in
Aurea Roma, 2000) |
In epoca costantiniana la villa è
oggetto di alcuni cambiamenti, per adeguare il complesso alla importante
funzione imperiale (vd D. Colli, Il palazzo Sessoriano nell'area archeologica
di Santa Croce in Gerusalemme: ultima sede imperiale a Roma?, MEFR 1996).
Vengono costruiti gli appartamenti imperiali e ampliata l'area pubblica. È di
quest'epoca una grande basilica civile, un'aula rettangolare absidata
destinata a funzioni di rappresentanza: il luogo dove l'imperatore concedeva la
sua presenza ai sudditi. Di essa rimane un grande rudere, che gli umanisti
chiamavano Tempio di Venere e Cupidine (4).
All'estremità nord-orientale del palazzo, proprio a ridosso delle Mura
Aureliane, viene edificato il quartiere residenziale destinato i membri
della corte (5). Due di queste abitazioni (domus),
caratterizzate da pavimenti in mosaico e denominate domus dei ritratti e
domus della fontana, sono state scoperte nel 1959. E altre in seguito.
Invece il circo severiano assume nuove funzioni:
viene trasformato in area di servizio,
di collegamento e forse di residenza della servitù della corte imperiale.
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Infine, l'intervento decisivo: la
trasformazione di un atrio degli Horti Variani in una chiesa, quella che
oggi è conosciuta come Santa Croce in Gerusalemme (1), ad opera di
Costantino.
La chiesa attuale risale a un rifacimento del 1743, ma nel complesso coincide
con la struttura dell'edificio originario, e quindi con l'atrio severiano
(m 36.50 x 22),
con l'aggiunta necessaria dell'abside (rispettivamente in nero e in giallo nella
pianta, foto a). Lo spazio interno non era diviso in navate longitudinali ma in
tre settori trasversali, mediante arcate su colonne binate (b); una soluzione
che richiama visivamente la contemporanea Basilica di Massenzio e Costantino al
Foro Romano.
La chiesa era detta Hierusalem: in un ambiente erano infatti
conservate le reliquie che Elena aveva portato dal suo pellegrinaggio in Terra
Santa. Solo molti secoli dopo verrà indicata come 'Santa Croce', in relazione
alla reliquia più importante, un frammento della croce di Cristo.
Nel XII secolo l'interno viene modificato e diviso in navate longitudinali,
mentre all'esterno si aggiungono il campanile e il portico (come nell'incisione
del 1556, foto c), quest'ultimo scomparso nella ristrutturazione del 1743.
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