GIULIO CESARE (Curia
di Pompeo in Campo Marzio, 15 marzo 44 a.C.)
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VINCENZO CAMUCCINI,
La morte di Cesare, 1798 |
Cesare è seduto nella Curia del Teatro di
Pompeo (oggi Largo Argentina), dove a quell'epoca
si riuniva il senato. Cimbro Tillio lo
afferra per la toga, alle spalle,
trattenendolo e Gaio Casca vibra il primo
colpo di pugnale, ferendolo alla gola.
Cesare reagisce, ferisce al braccio il suo
assalitore e si alza in piedi. Mentre i
senatori fuggono terrorizzati, i congiurati
lo circondano brandendo i pugnali: allora
Cesare rinuncia a difendersi, si avvolge
completamente nella toga coprendosi la testa
e scivola dignitosamente a terra, sotto la
statua di Pompeo, trafitto da ventitre
pugnalate. Un solo lamento dopo il primo
colpo e la storica frase rivolta a
Marco Bruto mentre lo colpisce "Anche tu,
Bruto, figlio mio (Tu quoque, Brute, fili
mi!)".
Tutti i tirannicidi faranno una brutta fine,
o uccisi o suicidi, magari con lo stesso
pugnale usato per colpire Cesare.
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CALIGOLA (Palazzo di Tiberio sul Palatino, 24
gennaio 41)
Il terzo imperatore, Caligola, è celebre per la crudeltà
e follia. Viene ucciso dai pretoriani a ventinove anni,
dopo tre anni dieci mesi e otto giorni di regno.
Mentre percorre, sembra per recarsi a pranzo, un criptoportico della domus Tiberiana
sul Palatino Caligola
viene affrontato da due tribuni, Cassio Cherea e
Cornelio Sabino. La sua è una morte violentissima: colpito una
prima volta cade a terra gridando "Sono ancora vivo";
allora i due lo finiscono con trenta colpi di spada e di
pugnale.
Muoiono anche la moglie Milonia Cesonia, trafitta da un
centurione, e la figlioletta Giulia Drusilla, scagliata
violentemente contro un muro.
CLAUDIO (Palatino
o Campidoglio, 13 ottobre 54)
Diventato imperatore per caso dopo
l'assassinio di Caligola, muore
improvvisamente dopo aver mangiato un piatto
di funghi avvelenati. Subito i sospetti
cadono sulla quarta moglie, Agrippina
minore: la morte di Claudio apre la strada
al figlio di lei Nerone, che infatti prende
il potere a diciassette |
anni
(anche perché il figlio di Claudio,
Britannico, viene assassinato subito dopo il
padre).
Forse per zittire le malelingue, Agrippina
fa costruire sul Celio un enorme tempio in
onore del defunto, e divino, marito: il
Claudianum (di cui oggi restano solo
rovine).
Secondo altri, ad avvelenarlo è invece
l'eunuco Aiolo, durante un banchetto con i
pontefici sul Campidoglio. |
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NERONE (Casa
del liberto Faonte fuori Roma, 19 giugno 68)
Cattivissimo, ma forse meno di quanto ci hanno
raccontato gli storici antichi.
Alla notizia dell'arrivo di Galba, eletto imperatore
dalle truppe, Nerone fugge da Roma, trovando riparo
nella casa del liberto Faonte, tra le vie Salaria e
Nomentana. Qui i suoi compagni lo esortano a suicidarsi,
per non cadere in mano al nemico. Dopo aver dato
disposizioni sul suo funerale e aver esclamato la
celebre frase riportata da Svetonio - Quale artista
muore con me! - si ficca una spada nella gola
aiutato dal suo segretario Epafrodito. Ha solo trentadue
anni.
Sulla via Cassia c'è un monumento funebre che la
fantasia popolare riteneva essere, erroneamente, la
Tomba di Nerone: la zona porta, ancora oggi, questo
nome.
DOMIZIANO
(Palatino, 18 settembre 96)
Ultimo della dinastia flavia, governa per quindici
anni, mostrando col passar del tempo un carattere sempre
più violento, dispotico (si proclama dominus et deus,
signore e dio) e crudele.
Il complotto per ucciderlo è molto vasto, organizzato da
membri del senato, dei pretoriani e della sua stessa
famiglia (Stefano, intendente della cugina Flavia
Domitilla e, sembra, sua moglie Domizia Longina).
Materialmente viene ammazzato da Stefano, che lo pugnala
per otto volte mentre è seduto alla sua scrivania. E
poiché Domiziano si difende con forza, per finirlo è
necessario l'intervento di alcuni inservienti dello
stesso imperatore.
Il Senato lo dichiara hostis publicus (nemico
pubblico) e ne decreta la
damnatio memoriae, con
distruzione delle sue immagini (click).
COMMODO
(domus Vectiliana al Celio, 31 dicembre 192)
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Figlio del 'filosofo' Marco Aurelio, diventa imperatore
a diciannove anni, regnando con violenza ed eccessi tali
da far ritenere che fosse, quasi certamente, pazzo.
Alla congiura per ucciderlo, la prima dopo quasi cento
anni di imperatori morti per cause naturali,
partecipano senatori e funzionari di palazzo, ma la
parte del leone la fanno la concubina preferita Marcia e
il suo 'personal trainer' Narcisso.
Marcia lo avvelena
durante un banchetto serale, nella casa sul Celio (domus
Vectiliana) dove Commodo preferisce risiedere. Ma
l'imperatore vomita l'abbondante cena, e il
veleno. Allora i congiurati pagano Narcisso,
che quella stessa notte lo strangola mentre
giace quasi privo di conoscenza: nel suo
letto secondo alcuni storici, nella vasca da
bagno secondo altri (una specie di
contrappasso, dato che anni prima aveva fatto cuocere
in un forno uno schiavo perché gli aveva preparato un
bagno troppo caldo).
Non date retta a Gladiator... |
GLI IMPERATORI AFRICANI: I SEVERI
La dinastia dei Severi, originaria di Leptis Magna
(nell'odierna Libia), vanta un record di sovrani morti
ammazzati: ben quattro su cinque (solo il fondatore,
Settimio Severo, muore nel suo letto). E di madri
ammazzate assieme ai propri figli.
Muoiono assassinati i due figli, ed eredi, di Settimio
Severo.
Geta
viene ucciso dal suo stesso fratello Caracalla, tra le
braccia della loro madre Giulia Domna nelle quali cerca,
inutilmente, rifugio (19 dicembre 211).
Caracalla,
vizioso e crudele, viene a sua volta ucciso l'8 aprile
del 217 mentre è in viaggio da Edessa a Carrhae (Mesopotamia):
il sicario è Marziale, un ufficiale della guardia del
corpo imperiale, che gli taglia la gola mentre lo aiuta
a salire a cavallo (dopo che l'imperatore si è fermato a
fare pipì).
La loro madre
Giulia Domna,
che molti critici sostengono aver lei effettivamente
governato l'impero attraverso la forte influenza
esercitata sul marito prima e sui figli poi, pochi mesi
dopo l'assassinio del figlio superstite si lascia
morire di fame.
Anche la sorte degli altri due esponenti della dinastia,
Elagabalo e Alessandro Severo, è legata a quella delle
madri.
Elagabalo
diventa imperatore a quindici anni: è il nipote di
Giulia Maesa, sorella di Giulia Domna. La sua breve vita
(muore l'11 marzo 222, a diciannove anni) è all'insegna
dell'eccentricità e del vizio: si sostiene che abbia
sposato, oltre alle cinque mogli, anche un uomo
(Zotico); e che si prostituisca, depilato e truccato,
nei bordelli e nello stesso palazzo imperiale. Muore
assieme alla madre
Giulia Soemia,
per ordine della nonna Giulia Maesa: assassinati dai pretoriani nel
proprio accampamento (castra
praetoria), vengono decapitati e i loro corpi,
denudati, trascinati per tutta la città prima di essere
gettati via (quello di Elagabalo nel Tevere, dal
ponte Emilio).
Alessandro Severo,
suo cugino e successore, viene ucciso il 18 o 19 marzo
del 235 anche lui assieme alla madre,
Giulia
Mamea
(sorella della defunta Giulia Soemia e perciò figlia di
Giulia Maesa); ha ventisette anni. Il delitto avviene a
Mogontiacum (oggi Mainz/Magonza), una delle
fortezze sul limes danubiano: secondo una fonte i
due vengono uccisi nella tenda dell'imperatore dalle
truppe, esasperate dall'incapacità del giovane
effeminato sovrano.
Elagabalo soffoca i suoi ospiti con petali
di rosa fatti piovere dal soffitto durante
un banchetto
(L. ALMA TADEMA, Le rose di Elagabalo,
1888) |
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Subito le
truppe eleggono imperatore Massimino Trace. Per l'Impero
comincia un lungo periodo di anarchia, con il succedersi
di decine di effimeri imperatori.
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