Tra il 1495 e il 1497
Leonardo
dipinge nel refettorio di Santa Maria delle Grazie, a Milano, un'Ultima
Cena, conosciuta anche come ”Cenacolo”.
In quest´opera Leonardo rappresenta le emozioni dei
protagonisti della storia, Gesù e gli Apostoli. Sappiamo che per il
pittore è molto importante illustrare i ”moti
dell'animo”: nel suo Trattato della
Pittura scrive che il bravo pittore deve saper rappresentare non
solo l'aspetto esteriore dell'uomo ma anche i suoi pensieri,
le sue emozioni; la prima cosa non è difficile da fare, ma la
seconda sì, perché pensieri ed emozioni si devono rendere con i
gesti e gli atteggiamenti (Lo
bono pittore ha da
dipingere due cose principali, cioè
l'homo
e il concetto della mente sua.
Il primo
è facile, il
secondo
difficile
perché
s'ha
a figurare con
gesti
e movimenti delle membra)
Per questo motivo Leonardo decide di rappresentare
il momento successivo alle parole di Gesù
"Uno di voi mi tradirà".
È il momento più drammatico della Cena: ogni apostolo si
domanda, e domanda agli altri, chi può essere il traditore. Leonardo
si concentra sull'effetto che le parole di Gesù provocano sugli
apostoli, sulla loro reazione: proprio per questo cambia il modo di
rappresentare la scena rispetto agli artisti precedenti.
Prendiamo ad esempio l'Ultima
Cena di Andrea del Castagno (1450):
Giuda, il traditore, è rappresentato, da solo, davanti alla tavola
mentre gli altri apostoli, e Gesù, sono tutti dall'altro lato, uno
accanto all'altro. La scena è solenne, ma non particolarmente
drammatica. Invece Leonardo rappresenta Giuda in mezzo agli altri
apostoli e organizza quattro gruppi di tre figure ai lati di Gesù,
che sta al centro. Gesù e Giuda sono gli unici immobili e calmi,
diversamente dagli altri che sono agitati e sconvolti: solo loro due
sanno la verità. Giuda è anche l'unica figura del dipinto in ombra.
La scena è molto drammatica.
Per la descrizione ci aiutiamo con una copia del Cenacolo
dipinta nel 1520 dal Giampietrino. Cominciamo da sinistra. Il primo
gruppo è formato da tre personaggi in piedi: Bartolomeo,
Giacomo Minore e Andrea. Bartolomeo ha le mani poggiate sul tavolo e
si tende con il corpo verso Cristo: dà l'impressione non voler
credere alle terribili parole che ha sentito e chiede come una
conferma. Giacomo Minore poggia una mano sul braccio di Andrea, e
con l'altra tocca la spalla di Pietro, nel gruppo successivo. Andrea
sta fermo al suo posto e solleva in alto le mani con i palmi rivolti
all'esterno, come per allontanare da sé i sospetti.
Nel secondo gruppo troviamo Pietro, Giuda e Giovanni. Giovanni, uomo
di carattere tranquillo, ascolta in silenzio le parole che Pietro
sussurra nel suo orecchio; Pietro ha in mano un coltello e reagisce
con rabbia alle parole di Cristo. Giuda è isolato, con il gomito
destro poggiato sul tavolo.
Il terzo gruppo è composto da Tommaso, Giacomo Maggiore e Filippo.
Giacomo è seduto ed allarga le braccia: con il suo gesto vuole
dimostrare che non ha niente da nascondere. Tommaso, con il dito
teso, si piega
verso Cristo: la sua caratteristica è quella di mettere sempre in
dubbio le parole degli altri. Filippo è in piedi, con le mani sul
petto in segno di innocenza.
Nel quarto gruppo ci sono Matteo, Simone e Taddeo. Matteo tende le
braccia verso Cristo, ma il busto ed il viso sono rivolti
all'indietro, verso Simone e Taddeo, come per comunicare la sua
angoscia; Taddeo è rappresentato con le mani aperte verso l'alto,
per manifestare la sua meraviglia.
Leonardo fa capire il carattere di ogni apostolo e come ognuno di
loro reagisce alla stessa situazione emotiva in modo diverso, in
base al suo diverso carattere: è veramente l'applicazione della sua
teoria dei moti dell'animo. |