Matdid, materiali didattici di italiano per stranieri a cura di Roberto Tartaglione e Giulia Grassi, Scuola d'Italiano Roma

 
 

Giulia Grassi 

 

QUANDO LE PAROLE NON SERVONO

 
   

Il linguaggio muto dei gesti e delle espressioni del volto nella recitazione del grande Totò 

In MatDid vedi anche Totò e la più famosa lettera del cinema

  

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Il principe Antonio de Curtis, in arte Totò, è uno degli attori più amati in Italia. Nasce il 15 febbraio 1898 nel rione Sanità, a Napoli, e muore il 15 aprile 1967. 
Mimo, attore, poeta, autore di canzoni: comincia esibendosi nei teatri di varietà (ad esempio, l'Ambra Jovinelli a Roma) e, nella sua lunga carriera, gira più di cento film, per lo più di carattere commerciale (tra i pochi grandi registi che utilizzano le sue capacità ci sono Steno, Mario Monicelli, Vittorio De Sica e Pier Paolo Pasolini). Perciò i critici cinematografici non amano Totò e solo dopo la sua morte rivalutano la sua genialità. 

Recentemente, in occasione di una
retrospettiva di 15 film al Lincoln Center (16- 31 ottobre 2000), intitolata "Totally Totò", il direttore del New York Film Festival, Richard Pena, definisce Totò "un genio del cinema", e  paragona l'attore italiano a Charlie Chaplin, Buster Keaton e Harold Lloyd.

Totò comincia la sua attività artistica come mimo: per tutta la sua carriera conserva la capacità di "parlare" attraverso il corpo, con un linguaggio molto immediato. I gesti quasi da marionetta e il volto molto mobile, capace di assumere le espressioni più varie e rendere stati d'animo diversi, fanno di Totò una vera e propria maschera del teatro e del cinema del Novecento. 
Ecco un piccolo campionario dal suo infinito repertorio di personaggi.

  
L'allegria spontanea, il sorriso che nasconde un po' di tristezza, la malinconia profonda...
 
 
lo sberleffo impertinente, la sfacciataggine indisponente, l'innocenza esibita ("Chi, io?...no!")... 
 
 
la accentuazione grottesca dei caratteri