SCUDIT,
SCUOLA D'ITALIANO ROMA, PRESENTA MATDID, |
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Materiale:
n. 74_ link - Data:
09.12.2001 - Livello: B2 autore: Giulia Grassi
I GUAI DELLA
SPERIMENTAZIONE
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Il Cenacolo è molto
rovinato. Molte sono le cause di questa rovina, ma il primo
responsabile di questa situazione è proprio
Leonardo. Il pittore,
infatti, non usa la tradizionale
tecnica a fresco,
adatta alla pittura murale, ma
dipinge a secco, con tempera e olio sull'intonaco asciutto.
Non è un capriccio: Leonardo ama dipingere lentamente, vedere subito
gli effetti del colore e modificare quello che non va bene. Usare la
tecnica a fresco, cioè lavorare su intonaco umido, significa
invece dipingere rapidamente, non poter correggere gli errori e
vedere i colori reali solo il giorno dopo, quando l'intonaco è
asciutto. Così Leonardo sperimenta sul muro una tecnica adatta alla pittura su tavola. I risultati immediati sono eccezionali: l'otto febbraio del 1498, pochi mesi dopo la conclusione dei lavori, Luca Pacioli può dire che gli apostoli appaiono naturali, vivi e sembrano parlare tra di loro(1). Appena vent'anni dopo Antonio de Beatis osserva che il dipinto è eccellente ma comincia a rovinarsi, anche se non si capisce se la colpa è dell'umidità o se è di un errore tecnico di Leonardo(2). I colori scoloriscono, la superficie della pittura si crepa: nel 1568 Giorgio Vasari scrive che del Cenacolo non si vedono più i dettagli ma appare come una grande macchia luminosa(3). Già nel 1590 Leonardo è individuato come il colpevole della rovina del dipinto: Giovan Battista Lomazzo dice che il pittore ha sbagliato tecnica, ha usato una base per il colore non adatta e per questo si è rovinato(4).
Ai
guai di Leonardo si aggiungono quelli del tempo e degli uomini. Distruttivi sono anche i ”restauri” fatti nei secoli. Nel 1726 Michelangelo Bellotti prima "pulisce" il dipinto con la soda caustica, poi per "ravvivare" i colori, molto scoloriti, copre la superficie con olio di lino e infine ridipinge tutta l'opera, sulla base di una delle molte copie a disposizione. Altri restauri ci sono nel 1770, 1821, 1853-1855, 1903-1908, 1924 e tra il 1947 e il 1954, quando Mauro Pelliccioli fissa tutta la superficie con una gommalacca. Il risultato è la sovrapposizione di strati di colle, stuccature, vernici, oli, cere, gomme e ridipinture, una patina scura che nasconde sempre di più la pittura originale.
Nel
1977/78 inizia un restauro, terminato nel 1999, per eliminare i rifacimenti e
recuperare quanto rimane della pittura originaria, conservata sotto gli strati
di materiale aggiunto; la restauratrice è Pinin Brambilla Barcilon. Quel poco che resta di mano di Leonardo è di qualità
altissima e fa rimpiangere
quanto è scomparso ... e forse ci fa anche un po' arrabbiare con
l'artista toscano per la sua manìa sperimentale!
1 "non è possibile con maggiore attenzione vivi gli apostoli imaginare […] par che parlino". 2 "e excellentissimo, benché comincia a gustarse non so se per l'umidità che trasuda il muro o per altra inadvertenzia nella esecuzione dell'opera" 3 "non si scorge più se non una macchia abbagliata". 4 "guasto per l'imprimitura e la preparazione che gli diede sotto Leonardo, così che la pittura è rovinata tutta". |