Matdid: Materiale didattico di italiano per
stranieri aggiornato ogni 15 giorni a cura di Roberto
Tartaglione e Giulia Grassi - Scudit, Scuola d'Italiano
Roma
Diciamoci la verità: Roma è una città speciale.
Abituata da secoli - anzi, da millenni - a vederne di tutti
i colori, il suo occhio verso gli stranieri non si può
nemmeno
paragonare a quello di città anche più grandi o importanti.
Perfino il razzismo, qui da noi, assume un carattere
particolare: come si dice in questo divertente (e secondo
noi anche un po' geniale) video "un romano tra un negro
e un laziale preferisce odiare il laziale... perché sa
che gli stranieri prima o poi se ne andranno via come hanno
fatto i barbari, gli invasori, i liberatori, gli intrusi di
tutte le epoche, senza lasciare traccia".
Ascoltate quindi bene le parole di questo cortometraggio
(che trascriviamo sotto per aiutarvi nella comprensione). Ma
attenzione: la difficoltà non è solo linguistica... per
capire il senso di quello che viene detto bisogna capire,
prima di tutto, Roma.
(Il
video comincia a piazza San Giovanni, proprio a due passi da Scudit
Scuola d'Italiano, la sede dei nostri corsi di italiano per
stranieri. E già questo ci piace)
Giornalista
– Grazie! Disturba se registro?
Le spiego: lavoro per una agenzia internazionale, sono un
giornalista indipendente, un free lance.
Sto raccogliendo del materiale dal vivo per un’inchiesta su
“Gli stranieri e la città eterna”. Sottotitolo: “Un
extracomunitario a Roma”.
Come metodo di indagine ho scelto “il pedinamento
della realtà”... come diceva Zavattini... conosce?
Prendo anche appunti visivi eh?
Lei dirà “come?”...
Con questi occhiali, vede? Vedi questi occhiali?
Vede questo forellino qui? C’è una minuscola
telecamerina nascosta con la quale io riprendo
facce, gesti... moti intimi dell’animo umano...
Faccio vedere subito (mi può reggere qui un attimo?
Grazie)
Faccio vedere che mentre lei stava parlando con me,
io l’ho ripresa senza che lei se ne accorgesse.
Guardi qui... vede? Guardi qui, guardi! Fotogenico
lei eh?
CESARE ZAVATTINI
Scrittore, giornalista, romanziere,
poeta, pittore e sceneggiatore, è autore
della sceneggiatura di numerosi film di
Antonioni, Fellini, Germi, Monicelli, Petri, Visconti,
Rossellini e soprattutto Vittorio De
Sica. La sua teoria del "pedinamento
della realtà" lo ha portato a essere
considerato uno dei padri del
neorealismo italiano.
Passeggero
- Me sa che cambio posto io...
(dialetto = mi sa che cambio posto io)
Giornalista – Aspetti, aspetti che questa
settimana ho fatto delle riprese, ad esempio... a
Piazza Vittorio... Gliele faccio vedere... ecco
vede? Guardi qui! Sempre con gli occhiali... Vede
qui, questa è la Stazione Termini,
ecco, qui stavo chiedendo dove era la pensione
Aurora,... queste sono due amiche mie, le ho
coinvolte così per provare la telecamerina... qui ho
chiesto da accendere... questa cinesina m’ha passato
l’accendino... questo qui è un giocatore di basket,
o un body guard... vai a capire.
Questa qui è una domenicana che a sua insaputa era
ripresa mentre rideva... Qui siamo a Piazza
Vittorio, come può vedere; qui ho chiesto invece una
sigaretta... questo pakistano me l’ha data... e
c’era anche del pakistano nella sigaretta...
insomma una giornata carina: quel giorno mi sono
fumato centocinquanta sigarette.
IL PAKISTANO
Il pakistano è naturalmente un uomo che
viene dal Pakistan.
Ma un "pakistano" molto noto è un tipo
di hashish prodotto in Pakistan.
È fra l'altro citato in una canzone
degli anni Settanta di Stefano Rosso (vedi)
Roma non
ghettizza e lo straniero non si sente ghettizzato. E vive
come se fosse a casa sua.
Mezzo milione di indiani, pakistani, russi, cinesi, vive
alla Garbatella, al Pigneto, a Piazza Vittorio, al Tufello
mescolata alla popolazione indigena.
Paesi
storicamente, politicamente nemici come russi e afghani,
indiani e cinesi, greci e turchi, vivono a Roma in pace.
Misteriosamente il cinese, l’afghano, l’arabo, a Roma
diventa romano.
Poi essere
negri in Africa non comporta nessun problema, in altri paesi
sì, lo notano!
A Roma è diverso: Roma ha un suo modo particolare di essere
con gli extracomunitari. Non li ama, non li odia e che fa?
Li ignora!
Perché intanto poi sa che prima o poi se ne andranno via
come hanno fatto i barbari, gli invasori, i liberatori, gli
intrusi di tutte le epoche, senza lasciare traccia. Anzi,
semmai erano i romani (no?) che ovunque andassero lasciavano
(lei m’insegna) acquedotti, colossei, vie sacre, archi di
trionfo... come tanti Mc Donald's ante litteram.
Poi ecco... guardi qua... saranno tutti questi ruderi,
queste pietre che non finiscono mai di venir fuori, no?
(Qui salta un sanpietrino e sbuca fuori una villaromana con
piscina) che fanno sentire il romano, anche quello più
ignorante, superiore a tutti.
«Sarai pure filosofo, c’avrai otto lauree... no? Sei nero,
c’hai le perline al collo, le penne ar culo pe fatte nota’?
Ma io non te guardo pe gnente... Guarda ‘n po’ che c’ho alle
spalle e datte na regolata!»
(dialetto: Sarai pure filosofo, avrai otto lauree... no?
Sei nero, hai le perline al collo e le penne sul culo per
farti notare? Ma io non ti guardo per niente... Guarda
cosa ho io alle spalle e datti una regolata)
Ecco... dico bene?
Passeggero
- Benissimo
Giornalista - Ecco. E poi basta andare in giro per la
città, no? Per leggere quello che i romani gridano sui muri.
Perché i muri sono la voce della città. Bombolette spray,
gesso, pennarelli, calce... sono le uniche garanzie di un
sistema di informazione pluralistico e alternativo alla
concentrazione dei mezzi d’informazione che qui in Italia è
la più alta del mondo! Io ho
fatto un mio breve censimento delle scritte sui muri
di Roma. E ne viene fuori questa lista, breve:
856 Forza Roma
702 Forza Lazio
90 Viva la fica
75 Cloro al clero
38 Dio c’è ...con la variante...
Passeggero - "O ce fa"...
(dialetto = o ci fa)
Giornalista -Dio c’è o ce fa... questa la
sapeva però!
DIO C'È ... O CI FA
In molte città, sotto la scritta
DIO C'È (fatta da qualche
credente molto entusiasta)
qualche burlone aggiunge "o ci
fa".
Il gioco di parole è legato
all'espressione italiana "Ci
sei o ci fai?" che diciamo a
qualcuno che si comporta in modo
stupido, ingenuo o fintamente
ingenuo. Il senso è "Ma sei
veramente così o fai finta di
esserlo?"
3 Roma ai
romani fuori arabi e africani
e 2 (badi bene, soltanto 2!!!) Non siamo noi che siamo
razzisti, siete voi che siete negri
Che è un’ottima media eh, se confrontata con quelle delle
altre metropoli europee!
Non voglio dire
con questo che i romani siano indifferenti per natura.
Per carità: non voglio dire che non abbiano le loro
passioni, i loro razzismi.
I razzismi ci sono anche qui perché anche qui i negri
muoiono bruciati, muoiono di fame, di freddo...
È diverso però perché ... mettiamo... tra un nero e un
laziale il romano preferisce odiare il laziale.
Passeggero - Be’... è regolare.
Giornalista - Mica tanto...
E diciamo anche che il romano non è vittima di tutti quei
pregiudizi, quei luoghi comuni secondo i quali l’immigrato
ruba il lavoro al residente che ne ha diritto. Qui non è
così no?
Il lavoro è l’unica cosa della quale il romano è felice di
farsi derubare!
Perché... diciamocelo chiaro no?, il romano quando lavora fa
doppia fatica: primo, perché lavora; e secondo...
Passeggero
- ...Perché 'n gne va (dialetto =
perché non gli va).
Giornalista
- Perché non gli va. Ecco vede? Del resto l’inno della
capitale che dice? "Ma che ce frega ma che ce ‘mporta.."
Passeggero – Ancora! Ancora co’ sta storia “se
l’oste ar vino c’ha messo l’acqua”... Ancora!!
Giornalista - Volevo dire...
Passeggero -
“E noi
je dimo, e noi je famo, c’hai messo l’acqua e nun te
pagamo, ma però noi semo quelli...”
Giornalista - Volevo dire che qui a Roma la
soglia della tolleranza è altissima, xenofobia,
razzismo, caccia al nero, richiedono troppe
energie, e per dirla con lui... troppe rotture de
cojoni.
Per tirare a campare bisogna lasciar campare caro
signore... chiudiamo che devo scendere... Grazie,
complimenti per l’intonazione eh?
"La società dei magnaccioni"
è una canzone tipica e tradizionale
romana: certo poco raffinata già nel
titolo. Si canta nelle fresche serate
estive dei Castelli Romani (a Frascati
per esempio) mangiando porchetta e
bevendo vino bianco. È l'inno del
"romano stereotipato" che pensa solo a
mangiare e bere evitando accuratamente
di lavorare. Gli stessi romani giocano
sul contenuto del testo, come in questo
divertente duetto fra Neri Marcorè e
Luca Barbarossa:
Se avete qualche commento da fare su
questo materiale o se volete segnalarci errori o
imprecisioni, potete farlo attraverso il modulo qui sotto,
senza dimenticare di indicare nome, cognome, indirizzo
mail e IL TITOLO del materiale di questa
pagina.
Scudit Scuola d'Italiano, Via La
Spezia 34 - 00182 Roma; tel +39.06.44362831; Email: info@scudit.net