Matdid: Materiale didattico di italiano per stranieri aggiornato ogni 15 giorni.
A cura di Roberto Tartaglione e Giulia Grassi

 
   

Giulia Grassi

 
UNA BORSA DI STUDIO PER
SCUDIT - ESTATE 2008 SOLUZIONE

 
Le 12 domande del concorso
I nomi dei vincitori

   

 
    
 
Quest'anno non lo credevamo davvero: sono stati in tanti a partecipare al nostro concorso! Un concorso difficilissimo - secondo noi -  e fatto così proprio perché volevamo giocare più sulla fortuna che sulla bravura. Ma niente da fare! I nostri lettori sono spaventosamente bravi. Ma che mai possiamo inventarci per il prossimo anno? Ok, ci penseremo dopo (e nel frattempo accettiamo suggerimenti).
Per il momento chi vuole vedere i nomi dei vincitori deve
cliccare qui
Chi invece vuole vedere la soluzione delle terribili domande presentate nel MatdDid del 16 marzo 2008, può guardare qui sotto.




 
 


    

 

 


 

 
DOMENICHINO, La caccia di Diana, 1616-17
(Roma, Galleria Borghese)
 
Domenichino è un importante pittore "classicista" del XVII secolo. La scena, con Diana e le ninfe, è l'adattamento di un episodio raccontato nell'Eneide di Virgilio, e quindi non ha precedenti nelle arti figurative.
ll quadro è considerato un capolavoro per l'equilibrio tra disegno e colore, tra paesaggio e bellezza idealizzata delle figure. È così bello che il cardinale Scipione Borghese, pur di averlo, lo fece trafugare dallo studio di Domenichino (che non voleva venderglielo) e fece anche arrestare il pittore, per convincerlo a non protestare. E ancora oggi è conservato nella sua collezione.

 

 


 

 

 

 

 

 

GIOVAN BATTISTA TIEPOLO, Giovane che suona il mandolino, 1758-60
(Detroit, Institute of Arts)
 
Questa giovane donna è opera del Tiepolo, il più grande decoratore del XVIII secolo: con la sua pittura luminosa e piena di vitalità ha, infatti, decorato le pareti di palazzi e regge di mezza Europa (tra cui la residenza di Würzburg e il palazzo reale di Madrid), strapagato e ammirato per la sua capacità di creare grandi composizione scenografiche, dinamiche e dai colori brillanti.
I critici sono sempre stati divisi su di lui. Per alcuni è un pittore molto dotato tecnicamente ma superficiale, cosicché la sua pittura è "un film in costume, in technicolor" (Roberto Longhi) e lui "un decoratore senza freni, senza misura e senza convenienza" (Charles Blanche). Per altri è il primo degli artisti moderni, perché la sua fantasia è al servizio non del contenuto ma della forma, e la sua libertà pittorica anticipa quella di Monet e Renoir (Federico Zeri). 

 

 


 

 

 

 

 

 

GIORGIONE, Sacra Famiglia (Madonna Benson), 1504 circa
(Washington, National Gallery of Art)
 

La piccola tavola (cm 37x45) appartiene alla fase giovanile del pittore veneto Giorgione, prima dei grandi capolavori.
Nell'opera è evidente l'influsso della pittura fiamminga e tedesca, in particolare nel panneggio della veste della Madonna (che si apre a ventaglio sul terreno sassoso) e nella staccionata di legno in fondo a sinistra.
Come simili quadri dello stesso periodo, sempre di piccole dimensioni, era probabilmente destinato alla devozione privata.

 

 


 

 

 

 

 

 

LEONARDO, Ritratto di dama con l'ermellino (Cecilia Gallerani), 1491 circa
(Cracovia, Czartoryski Muzeum)

 





Sul ritratto si veda in MatDid: Storie di dame e di animali




 

 

 


 

 

 

 

 

CARAVAGGIO, Giuditta che decapita Oloferne, 1599-1600 circa
(Roma, Galleria nazionale d'Arte Antica - Palazzo Barberini)
 
È uno dei quadri più realistici e violenti del grande Caravaggio. La spada di Giuditta taglia di netto la testa di Oloferne, che urla col volto deformato dal dolore e si afferra disperatamente alle lenzuola candide, bagnate dal sangue che schizza dalla larga ferita. La luce illumina il volto bellissimo, e indifferente, di Giuditta, assistita dalla vecchia ancella.
Secondo la tradizione, la violenza della scena ricorda una decapitazione vera, quella di Beatrice Cenci (11 settembre 1599).
Il quadro è anche un esempio di
censura, perché Caravaggio coprì con una aderente camicia  il seno di Giuditta che, inizialmente, aveva dipinto senza veli.

 

 


 

 

 

 

 

 

RAFFAELLO, Ritratto di dama con il liocorno, 1504-08 circa
(Roma, Galleria Borghese)

 





Sul ritratto si veda in MatDid: Storie di dame e di animali




 

 

 


 

 

 

 

 

VERONESE, Alessandro Magno e la famiglia di Dario, 1565 ca
(London, National Gallery)
 
Nel grande quadro (mt 2,36x4,75) l'incontro tra Alessandro e le donne dello shah sconfitto è ambientato in un'architettura scenografica di tipo palladiano. I personaggi indossano abiti e armature cinquecenteschi (come sempre nei quadri "storici" di Veronese) e la composizione è vista dal basso, così da proiettare in primo piano le figure accentuandone la monumentalità. I colori sono solari: brillanti e luminosi, senza chiaroscuro ma accostati in base al loro "tono" (la luce propria di ciascuno di essi). L'ambientazione fastosa e aristocratica è tipica anche di molte sue opere di contenuto religioso, e Veronese pagherà la sua libertà creativa finendo davanti al tribunale dell'Inquisizione.

 

 


 

 

 

 

 

 

AGNOLO BRONZINO, Allegoria (Venere, Eros e il Tempo), 1540-45
(London, National Gallery)


Agnolo Bronzino è uno dei maggiori esponenti del "manierismo" toscano. A proposito della sua pittura si usano espressioni tipo: intellettualismo, colori levigati che ricordano la brillantezza delle pietre colorate, riproduzione iperrealistica dei dettagli ed effetto finale di raggelata eleganza, purezza formale.
È una pittura che incanta, proprio per la contraddizione tra realismo e astrazione tipica delle sue composizioni. Come questa Allegoria, quadro enigmatico e di controversa interpretazione perché non è facile identificare tutti i personaggi rappresentati e comprendere così il senso della scena.
Ma al di là del significato, rimane la bellezza del corpo sinuoso e innaturalmente allungato di Venere, la luminosità della sua pelle chiara esaltata dal contrasto con le stoffe rosse, azzurre e violacee, l'erotismo "occulto" dell'insieme. Un gran bel quadro...

 

 


 

 

 

 

 

TIZIANO, Amor sacro e Amor profano, 1514-15 circa
(Roma, Galleria Borghese)

 



Sul quadro si veda in MatDid:
L'amor sacro e Amor profano di Tiziano





 

 

 


 

 

 

 

 

 

RAFFAELLO, Madonna col Bambino e San Giovannino, 1509-10
(London, National Gallery)


Questa piccola tavola (cm 38,7x32,7) era conosciuta come Madonna Aldobrandini e, attualmente, come Madonna Garvagh. Raffaello ha dedicato molti quadri alla Madonna col Bambino, spesso con l'aggiunta di San Giovannino. E ha avuto molto successo, perché riusciva a raggiungere un equilibrio tra naturalezza e sacralità, facendo percepire il duplice aspetto di Maria, Madre di Dio e madre dell'umanità (un critico ha scritto che riusciva a rendere l'ideale nel quotidiano). 
La composizione è semplicissima, ma piena di grazia e nobiltà. Alle spalle delle figure in primo piano, al di là di due arcate, si apre un vasto paesaggio; e i colori sono scelti in modo da mettere in evidenza la Madonna e i due bambini, ma senza spezzare l'armonia tra le varie parti della composizione.

 

 


 

 

 

 

 

 

VITTORE CARPACCIO, Due dame veneziane, 1490 circa
(Venezia, Museo Correr)


Carpaccio non è un pittore famosissimo tra il grande pubblico. Lo è però a Venezia, per i suoi teleri di Sant'Orsola: grandi tele nelle quali mescola elementi fantastici con una accurata, e dettagliatissima, descrizione della città, a metà tra la cronaca e il sogno.
Questo quadro, la sua prima opera conosciuta, è stato a lungo considerato la raffigurazione di due cortigiane. Niente di più falso. Rappresenta invece due dame appartenenti alla aristocrazia veneziana, e i numerosi dettagli presenti sulla scena (animali e oggetti) hanno un valore simbolico: illustrano cioè le virtù femminili (castità, fedeltà, modestia, pudicizia). Nella parte superiore il quadro è tagliato e il pezzo mancante è la Caccia in Laguna  al P. Getty Museum di Malibu. Le dame sarebbero perciò "silenziose, domestiche presenze femminili, evocatrici di mariti assenti" (A. Gentili), quelli allegramente intenti alla caccia.

 

 


 

 

 

 

 

GUIDO RENI, Susanna tra i vecchioni, 1620-25 circa
(London, National Gallery)
 
L'episodio è narrato nell'Antico Testamento. Due vecchi sorprendono la bella Susanna al bagno e la ricattano: se non diventa la loro amante diranno al marito di averla sorpresa con un altro uomo; ma Susanna preferisce essere accusata ingiustamente di adulterio (il profeta Daniele smaschererà poi i vecchi sporcaccioni). La scena è molto frequente nei quadri del XVII secolo: certo, per il suo significato morale (la sposa che difende la sua castità) ma anche perché permetteva la rappresentazione del nudo femminile senza provocare la censura religiosa.
L'autore, "il divino Guido" Reni, almeno fino al XIX secolo è stato molto amato dai critici e dagli intellettuali (basti citare Schelling) per la sua pittura in cui si armonizzano natura, ideale e sentimento.