Matdid: Materiale didattico di italiano per stranieri aggiornato ogni 15 giorni.
A cura di Roberto Tartaglione e Giulia Grassi

 
   

Giulia Grassi

L'AMOR SACRO E AMOR PROFANO DI TIZIANO

 
Piccolo excursus sulle varie interpretazioni del quadro tizianesco alla Galleria Borghese (Roma)
Su Tiziano vedi in MatDid: L'anima e il volto... e non solo
 

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Questo quadro è uno dei simboli della Galleria Borghese e una delle opere più belle di Tiziano Vecellio giovane: colori intensi e corposi, figure femminili sensuali, un paesaggio reso naturalisticamente. Una vera celebrazione della bellezza e della maestrìa coloristica del pittore.
Ma l'opera condivide lo stesso destino di altri celebri quadri rinascimentali (La Primavera di Botticelli, La Tempesta di Giorgione, La Flagellazione di Piero della Francesca): non ne conosciamo la data sicura di esecuzione e nemmeno il soggetto reale dipinto. La sola descrizione iconografica, infatti, non aiuta a comprendere il significato della scena. Due donne molto somiglianti tra di loro, l'una sontuosamente abbigliata e l'altra seminuda, siedono alle estremità di un sarcofago scolpito e adibito a fontana; tra loro un amorino, con le mani nell'acqua. Il gruppo è collocato in un ampio paesaggio, scosceso e fortificato dietro la vestita, pianeggiante e sereno dietro la nuda.
Chi sono le donne? Qual è il significato degli abiti, dei gioielli e degli oggetti che le qualificano? Il paesaggio è solo uno sfondo o è collegato alle figure? E lo sono anche i rilievi scolpiti sul sarcofago? L'acqua, e Amore, che senso hanno? In poche parole: cosa ha dipinto veramente Tiziano?

In realtà non lo sappiamo. Il titolo Amor sacro e Amor profano non è quello originale ma è apparso in un inventario della Galleria Borghese solo nel 1792 (box a destra). E da quando nel 1877 due studiosi (Cavalcaselle e Crowe) proposero di intitolare l'opera Amore ingenuo e Amor sazio sul soggetto del dipinto, e relativo 'ipotetico' titolo (box a destra), si è misurato un numero impressionante di studiosi.
Forse nemmeno Tiziano aveva le idee chiare. Il restauro effettuato tra 1990 e 1993 (R. Dionisi e A. Marcone), e celebrato nel 1995 con una grande mostra al Palazzo delle Esposizioni a Roma, ha permesso di scoprire la complessa genesi della composizione: i numerosi pentimenti emersi dalle radiografie indicano i dubbi che attanagliarono il pittore sia riguardo la concezione generale sia a proposito dell'esecuzione.
Insomma, un vero rebus.
 
Partiamo dai dati accettati da tutti, o quasi, frutto delle osservazioni e delle scoperte di numerosi studiosi nel tempo.

Sembra ormai assodato che il quadro sia un dono di nozze.
Sul sarcofago è dipinto lo stemma della famiglia Aurelio (a), identificato da Mayer nel 1939, mentre nel bacile poggiato sul bordo c'è lo stemma della famiglia Bagarotto (b), scoperto da Wethley nel 1975. Così il quadro è stato collegato al matrimonio celebrato nel 1514 a Venezia tra Niccolò Aurelio e Laura Bagarotto, tesi rafforzata dal fatto che la 'vestita' indossa un abito nuziale bianco e rosso stretto da una cintura (alla condizione di sposa alluderebbero anche il mazzetto di rose nella mano destra, la coroncina di mirto sul capo, i capelli sciolti e i guanti).
Quindi il quadro sarebbe il dono dello sposo alla sposa... Ma quale relazione c'è tra le due donne, più tutto il resto, e l'ipotesi nuziale?

a

b

 
Adesso viene il difficile. Prima di questa 'svolta matrimoniale' le due donne erano state identificate con varie figure, allegoriche o mitologiche, e si erano trovati dei nessi tra loro e le scene scolpite sul sarcofago, e anche il paesaggio. L'elenco è lungo e complesso: proviamo a sintetizzare.

La scena è stata interpretata come la personificazione della Carità (Freyan, 1947); come un'allegoria dell'amore pagano, Amor Saeculi, opposto al biblico Amor Dei
(Cantelupe, 1964); o, richiamandosi all'Iconologia di Cesare Ripa, come la contrapposizione allegorica tra la Felicità breve, la donna vestita e ingioiellata che si accontenta di piaceri effimeri, e la Felicità eterna, la nuda che disprezza i beni terreni (De Tervarent, 1963).
C'è chi nelle donne ha visto Artemide e la ninfa Callisto (Schrey, 1914), o Psyche e Venere (Larsen, 1955). Venere è la protagonista della lettura in chiave neoplatonica proposta da Panofsky (1930): richiamandosi a Marsilio Ficino, lo studioso interpreta le donne come Venere Volgare o terrena (vestita), che simboleggia la forza generatrice, e Venere Celeste (nuda), simbolo di bellezza eterna e universale. Figure non in conflitto tra di loro bensì espressione dei due gradi dell'Amore che conducono alla perfezione: la contemplazione della bellezza terrena, specchio di quella celeste, prelude alla perfezione ultraterrena.

Altri interpretano la scena come esortazione all'amore e ne individuano le fonti nella letteratura. Per Wickoff (1895) si tratta di Venere che incita Medea a seguire l'amato Giasone, come narra Valerio Flacco nelle Argonatiche; per Ozzola (1906) di Venere che spinge Elena ad abbandonare Menelao, come scritto nel III libro dell'Eneide.
Qualcuno chiama in causa l'Hypnerotomachia Poliphili di Francesco Colonna, un testo pubblicato a Venezia nel 1499, ma proponendo valutazioni diverse. Per Friedländer (1938) il quadro è un'illustrazione del romanzo e le donne sono la protagonista Polia e Venere, che la esorta ad amare Polifilo. Calvesi (1989) interpreta il romanzo, e quindi il quadro, come un'allegoria dell'alternanza delle stagioni: le donne vengono identificate come Proserpina e Venere, anche in base ai rilievi scolpiti sul sarcofago (ratto di Proserpina, Venere soccorre Adone aggredito da Marte).

        

Poi il quadro è diventato un dono di nozze, e l'attenzione si è spostata sul matrimonio e sugli sposi, peraltro protagonisti di una sanguinosa vicenda familiare. Nel 1511 il padre di Laura Bagarotto, Bertuccio, accusato di connivenza con il nemico (Padova, alleata dell'imperatore contro Venezia) era stato condannato a morte per alto tradimento
dal "Consiglio dei Dieci": Niccolò Aurelio era il segretario di quel consiglio. Il quadro, dipinto in occasione delle nozze del 1514, è stato allora interpretato sia in chiave politica (la riconciliazione tra le famiglie e il superamento della morte violenta di Bertuccio grazie all'amore coniugale) sia in chiave sociale (il ruolo della sposa, l'istituzione del matrimonio, la condizione della donna).
Per Gentili (1990) la vestita è la Sposa (non Laura ma la sua 'rappresentazione' come sposa), la nuda è Venere, che deve persuaderla ad accettare le nozze, e l'amorino che miscela l'acqua nel sarcofago-fontana è Amore, che trasforma la morte (scene scolpite) in vita. Per Maria Luisa Ricciardi (1986) nella vestita è effettivamente ritratta Laura mentre viene esortata da Venere ad aprirsi a Venezia: il paesaggio alle loro spalle allude, rispettivamente, a Padova e a Venezia. Le violente scene sul sarcofago richiamerebbero il tradimento di Venezia e la punizione del padre traditore.
Rona Goffen (1993) allarga il discorso da 'un' matrimonio al matrimonio come istituzione e alla sua importanza per le donne di quel periodo: sul quadro non c'è il ritratto di Laura ma la celebrazione della 'sposa' come categoria e la consapevolezza, nuova e liberatoria, della propria sessualità.
La Sposa ideale è il titolo proposto da Guidoni (1999), in quanto l'opera della sposa illustra i due ruoli più significativi: la moglie elegantemente abbigliata per la vita ufficiale e la compagna d'amore nel talamo nuziale. Inoltre, per l'autore, nel quadro si illustra anche la tematica (giorgionesca) della peste, e della sua cura mediante il bagno.

.... Basta così. Mi gira la testa. Credo anche a voi.
Ah, se Tiziano potesse tornare per raccontarci come stanno effettivamente le cose!
 
tecnica olio su tela

misure cm 118 x 279

data 1514-15 (presunta)

titolo in  inventari Collez. Borgh. Beltà adorna e Beltà disadorna (1613)
Tre Amori (1650)
Amore Divino e Amore Profano con un amorino (1693)
Amor Sacro e Profano (1792)

'titoli' moderni Amore ingenuo e Amore sazio / Sincerità e diffidenza / Amore e Castità / Desiderio d'amore e Amore appagato / Venere e Medea / Amore celeste e Amore terrestre / Venere e Elena / Saffo e Naiade / Diana e Callisto / Venere Urania e Venere Pandemos / Polia e Venere / Amor Celestis e Amor Saeculi / Psyche e Venere / Felicità breve e felicità eterna /  Amor Saeculi e Amor Dei / Proserpina e Venere / Virtus e Voluptas / Laura Bagarotto e Venere / Laura Bagarotto e Veritas

 

 

 

 
 

Immagine
ad alta definizione
(Galleria Borghese)

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