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Il 18 luglio 1573 davanti al
Tribunale dell'Inquisizione si presenta un noto pittore veneto,
Paolo Caliari detto il Veronese. L'accusa è grave: il
grande quadro con l'Ultima Cena che ha dipinto per
la chiesa dei SS. Giovanni e Paolo (5,55 x 12,80 metri) contiene
immagini non presenti nel racconto evangelico. In particolare ci
sono pappagalli, cani, un servo a cui "esce il sangue dal
naso", "buffoni, imbriachi, Thodeschi, nani
et simili scurrilità".
Veronese cerca di giustificarsi:
il quadro è grande, dice, e quindi "se nel quadro li avanza
spacio, io l'adorno di figure secondo le invenzioni"; e
ancora "Nui pittori si pigliamo la licentia che si pigliano i
poeti e i matti" [la libertà dei pittori e dei poeti
paragonata alla pazzia... Bello!!!]
I giudici chiudono un occhio, ma ordinano al Veronese di "correggere
la pittura" - e infatti scompare il servo che perde sangue
dal naso - e, soprattutto, di cambiare il titolo del quadro: l'Ultima
Cena diventa così il Convito in casa di Levi.
Non più la cena sacra dell' istituzione dell'Eucarestia ma
un banchetto festoso in onore di Gesù offerto da Levi/San Matteo
che, essendo ricco, poteva avere i servi, buffoni, nani, cani e
quant'altro appariva dipinto sulla tela.
Non c'è che dire, un bell'esempio di censura all'italiana...
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