SCUDIT, SCUOLA D'ITALIANO ROMA, PRESENTA MATDID, MATERIALI DIDATTICI DI ITALIANO PER STRANIERI
A CURA DI ROBERTO TARTAGLIONE E GIULIA GRASSI


 

Materiale: n. 135_link  -  Data: 23.01.2005  - autore: Giulia Grassi

DA ULTIMA CENA A
CONVITO IN CASA DI LEVI

Un'avventura del Veronese
 
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Vietato vietare: mutande pazze
 


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Il 18 luglio 1573 davanti al Tribunale dell'Inquisizione si presenta un noto pittore veneto, Paolo Caliari detto il Veronese. L'accusa è grave: il grande quadro con l'Ultima Cena che ha dipinto per la chiesa dei SS. Giovanni e Paolo (5,55 x 12,80 metri) contiene immagini non presenti nel racconto evangelico. In particolare ci sono pappagalli, cani, un servo a cui "esce il sangue dal naso", "buffoni, imbriachi, Thodeschi, nani et simili scurrilità".
 

 
Veronese cerca di giustificarsi: il quadro è grande, dice, e quindi "se nel quadro li avanza spacio, io l'adorno di figure secondo le invenzioni"; e ancora "Nui pittori si pigliamo la licentia che si pigliano i poeti e i matti" [la libertà dei pittori e dei poeti paragonata alla pazzia... Bello!!!]

I giudici chiudono un occhio, ma ordinano al Veronese di "correggere la pittura" - e infatti scompare il servo che perde sangue dal naso - e, soprattutto, di cambiare il titolo del quadro: l'Ultima Cena diventa così il Convito in casa di Levi. Non più la cena sacra dell' istituzione dell'Eucarestia ma un banchetto festoso in onore di Gesù offerto da Levi/San Matteo che, essendo ricco, poteva avere i servi, buffoni, nani, cani e quant'altro appariva dipinto sulla tela.
Non c'è che dire, un bell'esempio di censura all'italiana...