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Quando la scuola
italiana era legata un po' più di oggi alla "tradizione
risorgimentale", fin dalle classi elementari i bambini dovevano
studiare i nomi degli eroi e dei martiri che hanno combattuto o
sono morti
per l'unità del paese: e a parte i tre grandi (Giuseppe Mazzini,
Giuseppe Garibaldi e Camillo Cavour) sono tanti i nomi di questi
patrioti di cui oggi ci ricordiamo solo perché in una piazza c'è
un monumento a loro dedicato, perché gli è intitolata una strada
o perché una scuola o un edificio porta il nome di uno di loro.
Alla rinfusa potremmo citare i fratelli Dandolo, Felice Orsini,
i fratelli Bandiera, i martiri di Belfiore, Ciro Menotti e tanti
altri ancora. Fra questi
Carlo Pisacane, l'uomo che nel 1857 tenta di risvegliare la
coscienza dei popoli del Sud Italia con una spedizione militare
anti-borbonica.
Il suo fallimento
e la sua morte entrano nell'immaginario collettivo anche grazie
ai versi di una celebre poesia di Luigi Mercantini che si chiama
"La spigolatrice di Sapri" e che nel suo refrain recita:
"eran trecento, eran giovani e forti e sono morti" |
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Nel 1857 (solo tre anni prima della spedizione dei Mille di Garibaldi) Carlo
Pisacane pensa che è il momento giusto per liberare il Sud Italia dalla
monarchia borbonica.
Con una ventina di compagni si imbarca sulla nave di linea Genova-Tunisi.
Durante la notte si impossessa del battello e attende rinforzi e armi che devono
arrivare grazie al suo amico Rosolino Pilo.
Purtroppo Rosolino Pilo però non arriva e Carlo Pisacane si ritrova solo, con
pochi compagni e senza armi. Decide comunque di continuare
lo stesso la sua azione.
Sbarca allora all'isola di Ponza dove c'è un carcere
borbonico.
Attacca la prigione, libera circa 300 detenuti e prende le armi dei soldati.
Con questi 300 uomini parte di nuovo per il sud e approda a Sapri dove spera di sollevare
il popolo.
Ma i borboni avevano già avvertito
i contadini della zona che un gruppo di banditi evasi dal carcere stava
per invadere il paese.
Così i contadini, armati di bastoni e forconi attaccano gli uomini di
Carlo Pisacane e massacrano gran parte di loro. Lo stesso Pisacane è
costretto a fuggire: ma circondato e minacciato da quegli stessi
italiani che voleva liberare non può far altro che suicidarsi. |
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Così il
racconto come ci viene tramandato dai libri di scuola (e dalla famosa
poesia, appunto, La Spigolatrice di Sapri). Eppure in questo modo
Pisacane appare come un esaltato senza progetti e predestinato alla
sconfitta. Usciamo allora un po' dalla retorica risorgimentale e andiamo
a leggere con più attenzione cosa voleva, e cosa scriveva,Carlo
Pisacane: Link:
Sostiene Pisacane
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Altri Link sul Risorgimento:
Qui
succede un 48!; (Le tappe che hanno portato all'unità d'Italia)
Italiani del Risorgimeno:
Carlo Camillo di Rudio (Un grande combattente)
La strana storia dell'Inno di
Mameli (Come nasce l'Inno Nazionale)
Eran
trecento, eran giovani e forti... (La poesia sulla spedizione di Pisacane)
La
breccia di Porta Pia
(Quando anche Roma diventa Italia)
Non expedit... magari
(Il Vaticano e lo Stato Italiano)
Lo strano caso della
scuola di Adro (I fratelli Dandolo)
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Tra il 1821 e il 1861 in Italia è
un continuo di moti, insurrezioni, ribellioni e tentativi di rivoluzioni: il Sud
Italia è governato dai Borboni, in Italia centrale c'è lo stato della Chiesa, il
Lombardo-Veneto appartiene agli austriaci, il Piemonte è governato dai Savoia. I
popoli delle città, la borghesia, gli artigiani e ancora di più gli studenti,
chiedono riforme, chiedono costituzioni più democratiche, credono ormai nella
possibilità di unificare tutta l'Italia in una sola nazione.
Progressivamente il Piemonte,
guidato dai Re Savoia e da un politico acuto come Camillo Cavour assume il ruolo
di Stato-Guida delle rivolte.
Le forze in campo sono numerose: ci sono i Mazziniani, che continuamente
cospirano e praticano vero e proprio terrorismo. Ci sono i garibaldini, pronti a
battersi militarmente per combattere contro gli oppressori. Ci sono i
federalisti, che pensano che sia troppo rischioso parlare di "unità nazionale" e
puntano alla possibilità di una federazione di stati indipendenti guidati magari
dal Papa. E ci sono le potenze straniere, ognuna con i suoi interessi in Italia:
gli Asburgo in Austria, i Francesi, gli inglesi e anche lo zar di Russia.
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