Matdid: Materiale didattico di italiano per stranieri aggiornato ogni 15 giorni.
A cura di Roberto Tartaglione e Giulia Grassi

 
   

Roberto Tartaglione  
 
 
 
 
ITALIANI DEL RISORGIMENTO:
CARLO PISACANE

 

La spedizione di Sapri, una delle più "importanti" azioni del Risorgimento italiano. Link: Sostiene Pisacane (fuor di retorica: cosa pensava sul serio Carlo Pisacana?)

Esercizi con soluzione


Livello elementare 1

 
   
 
Quando la scuola italiana era legata un po' più di oggi alla "tradizione risorgimentale", fin dalle classi elementari i bambini dovevano studiare i nomi degli eroi e dei martiri che hanno combattuto o sono morti per l'unità del paese: e a parte i tre grandi (Giuseppe Mazzini, Giuseppe Garibaldi e Camillo Cavour) sono tanti i nomi di questi patrioti di cui oggi ci ricordiamo solo perché in una piazza c'è un monumento a loro dedicato, perché gli è intitolata una strada o perché una scuola o un edificio porta il nome di uno di loro. Alla rinfusa potremmo citare i fratelli Dandolo, Felice Orsini, i fratelli Bandiera, i martiri di Belfiore, Ciro Menotti e tanti altri ancora.

Fra questi Carlo Pisacane, l'uomo che nel 1857 tenta di risvegliare la coscienza dei popoli del Sud Italia con una spedizione militare anti-borbonica.

Il suo fallimento e la sua morte entrano nell'immaginario collettivo anche grazie ai versi di una celebre poesia di Luigi Mercantini che si chiama "La spigolatrice di Sapri" e che nel suo refrain recita: "eran trecento, eran giovani e forti e sono morti"

 
Nel 1857 (solo tre anni prima della spedizione dei Mille di Garibaldi) Carlo Pisacane pensa che è il momento giusto per liberare il Sud Italia dalla monarchia borbonica.

Con una ventina di compagni si imbarca sulla nave di linea Genova-Tunisi.
Durante la notte si impossessa del battello e attende rinforzi e armi che devono arrivare grazie al suo amico Rosolino Pilo. Purtroppo Rosolino Pilo però non arriva e Carlo Pisacane si ritrova solo, con pochi compagni e senza armi. Decide comunque di continuare lo stesso la sua azione.

Sbarca allora all'isola di Ponza  dove c'è un carcere borbonico. Attacca la prigione, libera circa 300 detenuti e prende le armi dei soldati.
Con questi 300 uomini parte di nuovo per il sud e approda a Sapri dove spera di sollevare il popolo.

Ma i borboni avevano già avvertito i contadini della zona che un gruppo di banditi evasi dal carcere stava per invadere il paese.
Così i contadini, armati di bastoni e forconi attaccano gli uomini di Carlo Pisacane e massacrano gran parte di loro. Lo stesso Pisacane è costretto a fuggire: ma circondato e minacciato da quegli stessi italiani che voleva liberare non può far altro che suicidarsi.

 
Così il racconto come ci viene tramandato dai libri di scuola (e dalla famosa poesia, appunto, La Spigolatrice di Sapri). Eppure in questo modo Pisacane appare come un esaltato senza progetti e predestinato alla sconfitta. Usciamo allora un po' dalla retorica risorgimentale e andiamo a leggere con più attenzione cosa voleva, e cosa scriveva,Carlo Pisacane: Link: Sostiene Pisacane
 

Altri Link sul Risorgimento:

Qui succede un 48!; (Le tappe che hanno portato all'unità d'Italia)
Italiani del Risorgimeno: Carlo Camillo di Rudio (Un grande combattente)
La strana storia dell'Inno di Mameli (Come nasce l'Inno Nazionale)
Eran trecento, eran giovani e forti... (La poesia sulla spedizione di Pisacane)
La breccia di Porta Pia (Quando anche Roma diventa Italia)
Non expedit... magari (Il Vaticano e lo Stato Italiano)
Lo strano caso della scuola di Adro (I fratelli Dandolo) 

Tra il 1821 e il 1861 in Italia è un continuo di moti, insurrezioni, ribellioni e tentativi di rivoluzioni: il Sud Italia è governato dai Borboni, in Italia centrale c'è lo stato della Chiesa, il Lombardo-Veneto appartiene agli austriaci, il Piemonte è governato dai Savoia. I popoli delle città, la borghesia, gli artigiani e ancora di più gli studenti, chiedono riforme, chiedono costituzioni più democratiche, credono ormai nella possibilità di unificare tutta l'Italia in una sola nazione.

Progressivamente il Piemonte, guidato dai Re Savoia e da un politico acuto come Camillo Cavour assume il ruolo di Stato-Guida delle rivolte.
Le forze in campo sono numerose: ci sono i Mazziniani, che continuamente cospirano e praticano vero e proprio terrorismo. Ci sono i garibaldini, pronti a battersi militarmente per combattere contro gli oppressori. Ci sono i federalisti, che pensano che sia troppo rischioso parlare di "unità nazionale" e puntano alla possibilità di una federazione di stati indipendenti guidati magari dal Papa. E ci sono le potenze straniere, ognuna con i suoi interessi in Italia: gli Asburgo in Austria, i Francesi, gli inglesi e anche lo zar di Russia.