Matdid, materiali didattici di italiano per stranieri a cura di Roberto Tartaglione e Giulia Grassi, Scuola d'Italiano Roma |
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"In capo a tutto c'è Dio, padrone del cielo, poi viene il principe
Torlonia, padrone della terra. Poi vengono le guardie del principe, poi
vengono i cani delle guardie del principe. Poi il nulla, poi ancora il
nulla, poi vengono i cafoni."
(Ignazio Silone,
Fontamara,
1933) Per più di due secoli a Roma il nome "Torlonia" è stato sinonimo di ricchezza sfacciata e potere assoluto. Ancora fino a pochi decenni fa era così: nel film del 2005 Romanzo criminale (regia di Michele Placido, dal romanzo di Giancarlo De Cataldo), il Dandi, un delinquente degli anni '70, prima di salire sulla sua costosissima macchina da corsa dice "'Questa a Roma ce l'avemo solo io e il principe Torlonia". |
Niente male per una famiglia di origine francese il cui capostipite, Marin Tourlonias, era venuto a Roma senza un soldo nel 1750! Alla sua morte era così ricco e famoso da avere l'onore di essere sepolto dentro la chiesa di San Luigi dei Francesi. La storia dei Torlonia è quella di una rapida e inarrestabile scalata sociale. Il figlio di Marin, Giovanni (1755-1829), diventa il banchiere di gran parte dei nobili romani e di molti potenti d'Europa. La ricchezza della famiglia aumenta enormemente e molti aristocratici, a corto di denaro, finiscono per ipotecare e poi per svendere le loro proprietà, le opere d'arte prima di tutto. I Giustiniani, che cedono quasi tutta la loro collezione di sculture antiche per pochi soldi, definiscono sprezzantemente Giovanni "scaltro cambiavalute di origine francese". Con la ricchezza arrivano anche i titoli nobiliari: per i suoi meriti “commerciali” Giovanni diventa marchese di Romavecchia, principe di Civitella Cesi, duca di Poli e Guadagnolo e infine, grazie a un matrimonio, principe Cesarini Sforza. Uno dei suoi figli, Alessandro (1800-1886), consolida le ricchezze della famiglia e grazie al matrimonio di una delle figlie si imparenta anche con i principi Borghese. Ricchissimo, uomo d'affari spregiudicato ma colto, spende somme enormi per acquistare opere d'arte in tutta Europa; ha un livello di vita così regale che Stendhal lo definisce "lo splendido". Certo, i membri delle antiche, e impoverite, famiglie aristocratiche romane (i Colonna, i Barberini, i Doria Pamphjli) mal sopportano questi parvenus di recente nobiltà. Ma non c'è dubbio che per gran parte dell'Ottocento sono i Torlonia a rappresentare Roma a livello internazionale. |
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Proprio
per esibire questo ruolo sia Giovanni che Alessandro cominciano ad
acquistare palazzi e ville,
comprandoli alle famiglie nobili piene di debiti. Comprano Palazzo Giraud
al Borgo vaticano, una costruzione della fine del
Quattrocento ancora oggi proprietà della famiglia (è uno dei pochi edifici
sopravvissuti agli sventramenti di epoca fascista per la realizzazione di Via della
Conciliazione). E comprano Palazzo Bolognetti a Piazza Venezia, trasformandolo in una vera reggia (oggi scomparso). Un terzo palazzo è a Trastevere, Palazzo Torlonia alla Lungara, sede della eccezionale collezione di sculture antiche della famiglia. Fuori le mura, i Torlonia acquistano Villa Albani sulla via Salaria, una bellissima villa-museo piena di sculture antiche. E, ancora, la seicentesca Vigna Colonna sulla via Nomentana. |
E questo solo a Roma... Ecco perché i Torlonia hanno colpito così in profondità la fantasia dei romani. Ed ecco perché mia madre, quando da adolescente le chiedevo qualcosa di troppo costoso, mi rispondeva "Mica sei nata a casa Torlonia..." |