Matdid, materiali didattici di italiano per stranieri a cura di Roberto Tartaglione e Giulia Grassi, Scuola d'Italiano Roma

 
 

Giulia Grassi

 

IL PERDUTO PALAZZO TORLONIA
A PIAZZA VENEZIA

 
  

Piccola storia di uno dei palazzi più fastosi di Roma, distrutto nel 1903
Vedi anche Piazza Venezia; Piazza Vittorio
 

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Fino al 1903 Piazza Venezia aveva un aspetto molto diverso dall'attuale: al posto del Palazzo delle 
Assicurazioni e di circa metà della grande piazza c'erano alcuni palazzi, tra i quali quello che i Torlonia avevano acquistato nel 1807 dai Bolognetti, e trasformato in una vera reggia. 
Per un secolo, Palazzo Bolognetti-Torlonia è stato uno dei più fastosi d'Europa: pieno zeppo di opere d'arte, qui i principi davano i loro celebri ricevimenti.
Secondo Stendhal (1827) le feste dei Torlonia erano sicuramente più belle e meglio organizzate di quelle di quasi tutti i sovrani d'Europa, addirittura superiori ai balli dati da Napoleone. Qui si incontravano gli appartenenti alle famiglie aristocratiche più prestigiose: il re di Baviera, il granduca Alessandro di Russia, il Granduca di Toscana, i re Borboni, il duca di Sutherland, il granduca di Baden.

Incisione di G. VASI (XVIII secolo): 
a sinistra Palazzo Bolognetti, a destra Palazzo Venezia,
in fondo Palazzetto Venezia 
[n.d.r.: il punto di vista è da Via del Corso]

  
Per la ristrutturazione del palazzo i Torlonia avevano chiamato i migliori artisti del tempo:
Giovan Battista Caretti (per la ristrutturazione architettonica), Francesco Podesti (per gran parte della decorazione pittorica), e poi Canova, Thorvaldsen, Tenerari, Cognetti. Il meglio del Neoclassicismo. Un solo palazzo europeo poteva essere paragonato a questo Torlonia, quello di Ludovico di Baviera a Monaco (almeno, così si diceva...).
Il palazzo è stato abbattuto nel 1903, permettendo così un'adeguata visione dell'Altare della Patria, o Vittoriano, da via del Corso... Prima della distruzione, le opere conservate nel palazzo e le sue decorazioni vennero fotografate, gli affreschi staccati dai muri e venduti all'asta, la mobilia dispersa. Le poche cose salvate si possono oggi ammirare nel Museo di Roma a Palazzo Braschi, ma la maggior parte delle decorazioni, distrutte, vive solo nelle foto, 

ormai ingiallite dal tempo.

Il piano nobile era il più sfarzoso. Qui c'erano la Galleria di Teseo, la Sala di Psiche, la Sala di Diana e la Sala di ricevimento (attualmente ricostruita dentro il Museo di Palazzo Braschi come "alcova", foto a), magnifici saloni dove conversare e farsi ammirare (foto b).
 
 
a

b
 
C'era poi il Braccio di Canova o Galleria dell'Ercole (foto c), che prendeva il nome dal grandioso gruppo statuario dell'Ercole e Lica, scolpito da Antonio Canova e ora alla Galleria Nazionale di Arte Moderna. Era un qualcosa di intermedio tra un museo e una sala di ricevimento, con decorazioni dipinte e a stucco, mobili e arredi di grande effetto, come lampadari e specchiere, ed erano esposte sia sculture antiche che copie e calchi di sculture antiche. L'unica opera moderna era quella di Canova, che all'epoca era considerato come un "antico", un Lisippo redivivo: le sue opere erano le uniche considerate degne di essere esposte accanto
ai capolavori dell'antichità.
Sul soffitto c'erano affreschi che raffiguravano gli dei dell'Olimpo, opera di Francesco Podesti. Di essi restano solo i cartoni preparatori, conservati a Palazzo Braschi (foto d): il loro stile, pieno di classicismo, deriva sia da Raffaello e Michelangelo sia dai grandi maestri del Seicento come Domenichino, Reni e Carracci.
 
d
c