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di diario, pubblicata su 'Paragone Letteratura', n. 456, n.s., n.7, febbraio 1988,
poi in 'Opere' (Meridiani), Milano 1988, vol. I, pp. L-LII; e anche in Alfonso
Berardinelli, Autoritratto italiano, Donzelli, 1998, pp. 29-31.
Di Elsa Morante.
Roma 1° maggio 1945
Mussolini e la sua amante
Clara Petacci sono stati fucilati insieme, dai partigiani del Nord
Italia.
Non si hanno sulla loro morte e sulle circostanze antecedenti dei
particolari di cui si possa essere sicuri. Così pure non si conoscono
con precisione le colpe, violenze e delitti di cui Mussolini può essere
ritenuto responsabile diretto o indiretto nell’alta Italia come capo
della sua Repubblica Sociale. Per queste ragioni è
difficile dare un giudizio imparziale su quest’ultimo evento con cui
la vita del Duce ha fine. |
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Alcuni punti
però sono sicuri e cioè: durante la sua carriera, Mussolini si
macchiò più volte di delitti che, al cospetto di un popolo onesto e
libero, gli avrebbe meritato, se non la morte, la vergogna, la condanna
e la privazione di ogni autorità di governo (ma |
un popolo onesto e libero
non avrebbe mai posto al governo un Mussolini). Fra tali delitti
ricordiamo, per esempio: la soppressione della libertà, della giustizia
e dei diritti costituzionali del popolo (1925), la uccisione di
Matteotti (1924), l’aggressione all’Abissinia, riconosciuta dallo
stesso Mussolini come consocia alla Società delle Nazioni, società cui
l’Italia era legata da patti (1935),la privazione dei diritti civili
degli Ebrei, cittadini italiani assolutamente pari a tutti gli altri
fino a quel giorno (1938).
Tutti questi delitti di Mussolini furono o tollerati, o addirittura
favoriti e applauditi. Ora, un popolo che tollera i delitti del suo
capo, si fa complice di questi delitti. Se poi li favorisce e
applaude, peggio che complice, si fa mandante di questi
delitti. |
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Perché il popolo tollerò favorì e applaudì questi delitti? Una parte
per viltà, una parte per insensibilità morale, una parte per astuzia,
una parte per interesse o per machiavellismo. Vi fu pure una minoranza che
si oppose; ma fu così esigua che non mette conto di parlarne. Finché
Mussolini era vittorioso in pieno, il popolo guardava i componenti questa
minoranza come nemici del popolo e della nazione, o nel miglior dei casi
come dei fessi (parola nazionale assai
pregiata dagli italiani).
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Si rendeva
conto la maggioranza del popolo italiano che questi atti erano delitti?
Quasi sempre, se ne rese conto, ma il popolo italiano è cosìffatto da
dare i suoi voti piuttosto al forte che al giusto; e
se lo si fa scegliere fra il tornaconto e il dovere,
anche conoscendo quale sarebbe il suo dovere, esso sceglie il suo
tornaconto. |
Mussolini,uomo mediocre,
grossolano, fuori dalla cultura, di eloquenza alquanto volgare, ma di
facile effetto, era ed è un perfetto esemplare e specchio del popolo
italiano contemporaneo. Presso un popolo onesto e libero, Mussolini
sarebbe stato tutto al più il leader di un partito con un
modesto seguito e l’autore non troppo brillante di articoli verbosi
sul giornale del suo partito. Sarebbe rimasto un personaggio
provinciale, un po’ ridicolo a causa delle sue maniere e
atteggiamenti, e offensivo per il buon gusto della gente educata a causa
del suo stile enfatico, impudico e goffo. Ma forse, non essendo stupido,
in un paese libero e onesto, si sarebbe meglio educato e istruito e
moderato e avrebbe fatto migliore figura, alla fine.
In Italia, fu il Duce. Perché è difficile trovare un migliore e più
completo esempio di Italiano. |
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Debole in fondo,
ma ammiratore della forza, e deciso ad apparire forte contro la sua
natura. Venale, corruttibile. Adulatore. Cattolico senza credere in Dio.
Corruttore. Presuntuoso. Vanitoso. Bonario. Sensualità facile, e
regolare. Buon padre di famiglia, ma con amanti. Scettico e sentimentale.
Violento a parole, rifugge dalla ferocia e dalla violenza, alla quale
preferisce il compromesso, la corruzione e il ricatto. Facile a
commuoversi in superficie, ma non in profondità, se fa della beneficenza
è per questo motivo, oltre che per vanità e per misurare il proprio
potere. Si proclama popolano, per adulare la maggioranza, ma è snob e
rispetta il denaro. Disprezza sufficientemente gli uomini, ma la loro
ammirazione lo sollecita. |
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Come la cocotte che
si vende al vecchio e ne parla male con l’amante più valido, così
Mussolini predica contro i borghesi; accarezzando impudicamente le
masse. Come la cocotte crede di essere amata dal bel giovane, ma
è soltanto sfruttata da lui che la abbandonerà quando non potrà più
servirsene, così Mussolini con le masse. Lo abbaglia il prestigio di
certe parole: Storia, Chiesa, Famiglia, Popolo, Patria, ecc., ma ignora
la sostanza delle cose; pur ignorandole le disprezza o non cura, in
fondo, per egoismo e grossolanità. Superficiale. Dà più valore alla
mimica dei sentimenti , anche se falsa, che ai sentimenti stessi. Mimo
abile, e tale da far effetto su un pubblico volgare. Gli si confà la
letteratura amena (tipo ungherese), e la musica patetica (tipo
Puccini). |
Della poesia non gli importa
nulla, ma si commuove a quella mediocre (Ada Negri) e bramerebbe forte che un
poeta lo adulasse. Al tempo delle aristocrazie sarebbe stato forse un Mecenate,
per vanità; ma in tempi di masse, preferisce essere un demagogo.
Non capisce nulla di arte, ma, alla guisa di certa gente del popolo, e incolta,
ne subisce un poco il mito, e cerca di corrompere gli artisti. Si serve anche di
coloro che disprezza. Disprezzando (e talvolta temendo) gli onesti , i sinceri,
gli intelligenti poiché costoro non gli servono a nulla, li deride, li mette al
bando.
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Si circonda di disonesti, di
bugiardi, di inetti, e quando essi lo
portano alla rovina o lo tradiscono (com’è nella loro natura), si proclama
tradito, e innocente, e nel dir ciò è in buona fede, almeno in parte;
giacché, come ogni abile mimo, non ha un carattere ben definito, e s’immagina
di essere il personaggio che vuole rappresentare.
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