Matdid, materiali didattici di italiano per stranieri a cura di Roberto Tartaglione e Giulia Grassi, Scuola d'Italiano Roma 

 
 
 

 
 
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Giulia Grassi
 

Piazza Venezia


  


ANTONIO TEMPESTA, Pianta di Roma, 1593

 
La storia di Piazza Venezia è l'esempio più chiaro delle enormi distruzioni fatte a Roma dopo il 1870 (Unità d'Italia) e in epoca fascista: così enormi e disastrose che per indicarle si usa la parola sventramenti
Per creare la piazza sono stati cancellati secoli di sovrapposizioni urbanistiche nel cuore della città, tra le pendici del Campidoglio e la parte meridionale dell'antico Campo Marzio. Non solo. L'apertura di Via Nazionale e di Corso Vittorio Emanuele, a cui seguirà in epoca fascista quella di via dell'Impero (ora dei Fori Imperiali) e della via del Mare (ora dell'Anagrafe), ha trasformato la zona in uno snodo fondamentale della viabilità cittadina: nella piazza si incontrano così tante strade importanti che, inevitabilmente, oggi questo è  uno dei luoghi di Roma più congestionati dal traffico.

Tutto comincia tra 1885 e 1911, con la costruzione del Vittoriano (Monumento a Vittorio Emanuele II). Il Vittoriano è pensato come "Foro della nuova Italia" unita, e per questo viene realizzato sulle pendici del Campidoglio. Per far posto all'enorme struttura viene abbattuto un intero quartiere che, nei secoli, si era sviluppato sulle pendici del colle. Il progetto prevede che il monumento sia in asse scenografico con via del Corso, e poiché questo spazio è "occupato" da un quartiere anch'esso secolare, si decide di abbattere tutto quello che c'è nel mezzo, in modo da creare una grande piazza.
Viene demolito il Palazzetto Venezia (XV secolo), che si trova a sinistra di Palazzo Venezia ma in posizione molto più avanzata rispetto ad esso, e quindi chiude la vista dell'Aracoeli e del Campidoglio (a). Il Palazzetto viene però ricostruito in una posizione molto più arretrata, quella attuale. 
I palazzi davanti a Palazzo Venezia, collocati in linea con quelli di via del Corso, vengono demoliti senza pietà
(b): Palazzo Paracciani-Nepoti, Palazzo Frangipane -Vincenzi e, soprattutto, Palazzo Bolognetti-Torlonia, uno dei più splendidi della città. Scompare, a vicolo de' Fornari, la casa dove era vissuto, e morto, Michelangelo Buonarroti. E scompare anche "via della ripresa dei berberi", dove si arrestava la corsa dei cavalli berberi che si teneva in occasione del carnevale.
Al posto dei palazzi distrutti, ma in posizione molto più arretrata, viene costruito il Palazzo delle Assicurazioni Generali di Venezia, su modello del dirimpettaio Palazzo Venezia, che non viene toccato. Meno male, visto che alla sua costruzione aveva lavorato, nel XV secolo, anche Leon Battista Alberti. 
La grande piazza è realizzata!
 
a
 
a - Palazzetto Venezia, inizi del 1900
b - Lavori per spostamento di Palazzetto Venezia
c - Veduta aerea (1920): in alto a destra 
l'area poi demolita in epoca fascista
 
c
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b
 
Vent'anni dopo arriva il "piccone risanatore" di Mussolini: per isolare il Campidoglio 
 
vengono demoliti tutti gli edifici costruiti sulle pendici del colle, e di fronte ad esso (c), 
completando così l'opera di distruzione iniziata con la costruzione del Vittoriano (questo sventramento viene definito "opera di liberazione"). Sparisce un quartiere storico molto caratteristico, dove avevano abitato i pittori Giulio Romano e Pietro da Cortona, molto amato e celebrato nei diari di viaggio di tanti visitatori della città (foto).

Così cinquant'anni di lavori hanno cancellato duemila anni di storia urbana.


E. Roesler Franz, Casa di Giulio Romano avanti
la sua demolizione. Palazzetto di Venezia in fondo
, 1888