Matdid: Materiale didattico di italiano per stranieri aggiornato ogni 15 giorni.
A cura di Roberto Tartaglione e Giulia Grassi

 
   

Giulia Grassi

 
GIANO E I SUOI TEMPLI
A ROMA
 

Qualche notizia sul dio romano Giano e sui templi eretti in suo onore a Roma
 


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Il primo mese dell'anno, gennaio (latino ianuarius), deriva il suo nome da Giano (Ianus), una divinità esclusivamente romana (non c'è una corrispondente divinità greca) e di origini molto antiche e poco chiare. Il suo nome viene spiegato in molti modi, che richiamano sempre un'idea di movimento e di attraversamento: Giano era infatti il protettore di ogni ingresso (la soglia della casa, le porte della città, i passaggi
coperti) e di ogni inizio (era invocato prima di ogni impresa e attività e proteggeva le partenze e i ritorni). Nelle preghiere più solenni il suo nome era citato per primo (l'ultimo era quello di Vesta, altra divinità tipicamente romana).
Tutte queste funzioni sono ben espresse negli epiteti del dio: Patulcius e Clusius (colui che apre / che chiude), Matutinus (che apre il giorno), Geminus e Bifrons (doppio, con due facce), Quadrifrons (con quattro teste, come protettore delle stagioni). E nella sua iconografia: una figura con due volti contrapposti, che guardano in due direzioni diverse, e con nelle mani
Giano, da Vulci, II secolo a.C. (Roma, Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia)
un bastone e una chiave, in quanto portiere del cielo
(spunto per l'immagine cristiana di San Pietro con le chiavi del Paradiso).
Era chiamato anche Agonius, con riferimento alla festa in suo onore (Agonium) che si celebrava il 9 gennaio, quando le persone si scambiavano doni chiamati strenae (da cui l'italiano 'strenna').

Quali segni rimangono a Roma di questo dio che, nei tempi più antichi, era considerato il più importante tanto da essere chiamato Ianus Pater (Giano Padre) e deus deorum (dio degli dèi)? Non molti, e tutti legati ai primi secoli della civiltà romana.
Per prima cosa il Gianicolo, che deriva il suo nome da quello della città che, secondo una leggenda, il dio aveva fondato sul colle arrivando esule dalla Tessaglia (ma altre leggende ne parlano come di un dio indigeno). Qui c'era un altare dedicato a suo figlio Fons o Fontus, il dio delle sorgenti, nato dalla ninfa Giuturna, sua moglie.
Cos'altro ancora? Molto poco, ma in effetti non c'era molto.

È completamente scomparso lo Ianus Geminus nel Foro Romano, il monumento che secondo le fonti antiche era stato fondato o dallo stesso Romolo o dal suo successore Numa Pompilio. Non sappiamo bene dove si trovasse esattamente né la sua storia nei secoli. Era vicino alla Curia, sulla via chiamata Argiletum, e sembra che sia stato distrutto e poi ricostruito nella piazza del Foro Transitorio da Domiziano, quando ha restaurato la Curia (nel 94): quindi i suoi resti dovrebbero trovarsi sotto Via dei Fori Imperiali.
Conosciamo però la sua forma e la sua funzione. Non era un vero tempio ma un 'passaggio coperto' ad arco, chiuso da

Moneta neroniana con lo 'Ianus Geminus'

porte sui due lati: così è rappresentato su monete coniate da Nerone nel 66. Dentro c'era la statua del dio bifronte. Queste porte restavano chiuse in tempo di pace e aperte in tempo di guerra, per permettere al dio di accorrere in aiuto dei soldati romani (ma il poeta Ovidio dice che era così come augurio del ritorno vittorioso dell'esercito); nel corso della lunga storia di Roma queste porte sono rimaste chiuse pochissime volte.
Con la cristianizzazione dell'impero i templi dei 'falsi' dèi furono chiusi o demoliti: l'usanza della apertura/chiusura delle porte venne abbandonata e lo Ianus Geminus chiuso. Ma la tradizione era così radicata che decenni dopo, durante l'assedio della città da parte dei Goti (537), alcuni cittadini cercarono di riaprire le porte, per permettere al dio di andare in soccorso dei romani in pericolo, ma senza riuscirci (Procopio, La guerra gotica, I,25).
 
Un vero tempio dedicato a Giano si trovava invece nel Foro Olitorio, sotto al Campidoglio. Era stato costruito da Caio Duilio durante la prima Guerra Punica (260 a.C.), "iuxta theatrum Marcelli" (vicino al Teatro Marcello). Era il terzo di tre templi affiancati e di epoche diverse: gli altri due erano dedicati a Spes (Speranza) e Iuno Sospita (Giunone sospita)(a). Nel tempio c'era una statua del dio opera  dello scultore greco Skopas, portata a

a Ricostruzione ipotetica dei tre templi del Foro Olitorio ad opera di LUIGI CANINA (1851): a destra il Tempio di Giano, col Teatro di Marcello

Roma come bottino di guerra: in origine rappresentava un Hermes dicefalo (a doppia testa), ma grazie a una totale doratura era stata trasformata in un Giano bifronte (Plinio).
Nei secoli i templi sono stati abbandonati e sono caduti in rovina (
b). I loro resti sono stati inglobati nella chiesa di San Nicola in Carcere - che si è installata principalmente nel tempio centrale, di Giunone, ma ha sfruttato anche parti dei templi laterali - e in alcuni palazzetti (c).
                                                                                           c
b
Parti sopravvissute dei tre templi del foro olitorio (LUIGI CANINA, 1851)
 GIUSEPPE VASI, San Nicola in Carcere, circa 1760

I resti dei templi sono riemersi nel 1929, durante la distruzione (sventramento) del quartiere che, dal Medioevo in poi, si era sovrapposto agli antichi Foro Olitorio e Foro Boario, tra il Campidoglio e il Tevere (
d). Del Tempio di Giano rimangono alcune delle colonne ioniche dei portici sui lati lunghi, in origine 8+8, poggianti sul podio (basamento rialzato): 7 sono inglobate nel muro esterno settentrionale della chiesa, 2 sono in piedi all'estremità opposta (e). Sotto la chiesa sono visibili i resti interrati del podio.
 
d Foto delle demolizioni del 1929: a sinistra, dietro le impalcature, si vede la chiesa di San Nicola in Carcere I resti del Tempio di Giano sul lato settentrionale della chiesa di San Nicola in Carcere
 
Non ha relazione con il dio il cosiddetto Arco di Giano nel Foro Boario, in realtà un arco onorario forse fatto da Costantino, quell'Arcus Constantini che, secondo le fonti, si trovava proprio in questa zona (Velabro). È un arco quadrifronte, con quattro aperture, ed è collegabile al vicino Arco degli Argentari. Poiché in latino la parola ianus (giano) indica un passaggio coperto, col tempo si è fatta confusione e questo è diventato, erroneamente, l'Arco di Giano.
L'Arco di Giano e, a sinistra, l'Arco degli Argentari, in un'incisione di GIOVAN BATTISTA PIRANESI (terzo quarto del XVIII secolo)

 

 

 

 

 

 

 

 








 

 

Incisione di H.W.B. con la rappresentazione dello Ianus Geminus, dal libro 'Lives of the Roman Emperors', 1883