Matdid, materiali didattici di italiano per stranieri a cura di Roberto Tartaglione e Giulia Grassi, Scuola d'Italiano Roma

 
 

Giulia Grassi

 

C'ERA UNA VOLTA L'ARCO DI COSTANTINO

  
 Arco di Costantino o Arco di Adriano? Le origini adrianee dell'arco trionfale più famoso di Roma
In MatDid vedi anche: Piazza San Giovanni in Laterano; Il Ninfeo degli Horti Liciniani; La Donazione di Costantino

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Tutti conoscono l'Arco di Costantino, un grande arco trionfale che si trova tra il Colosseo e i resti del Tempio di Venere e Roma. 
L'Arco è formato da tre fornici (aperture); le due facciate sono decorate da quattro colonne corinzie su alti plinti (basi); l'arco termina con un alto attico decorato da un'iscrizione: "All'imperatore Cesare Flavio Costantino Massimo Pio Felice Augusto, il Senato e il Popolo Romano, poiché per ispirazione divina e grande saggezza con il suo esercito e con giuste armi ha liberato lo stato dal tiranno e da ogni fazione, dedicarono un arco decorato di rappresentazioni trionfali". 

Sui libri di archeologia, e sulle guide, si legge che l'Arco celebra la vittoria dell'imperatore Costantino su Massenzio nella battaglia di Ponte Milvio (28 ottobre del 312 d.C.) e che è stato dedicato dal Senato a Costantino il 25 luglio del 315 d.C. È alto circa 25 metri ed è ornato da sculture di varie epoche, così numerose che viene definito un "museo all'aperto" della scultura romana:
- età di Traiano: otto statue di Daci prigionieri (con le teste rifatte nel Settecento) nell'attico; due rilievi con scene di battaglia sui lati minori dell'attico e due rilievi all'interno del fornice centrale: tutti e quattro fanno parte di un unico fregio in origine alto circa 3 metri.
- età di Adriano: otto tondi sulle facciate, alti più di due metri, che rappresentano scene di caccia e di sacrifici agli dei. 
- età di Commodo: otto pannelli dell'attico ai lati dell'iscrizione, alti più di tre metri e decorati con episodi relativi all'impero di Marco Aurelio (con le teste dell’imperatore rilavorate nel Settecento).
- età di Costantino: tutte le altre sculture, tra cui importanti sono le Vittorie sui plinti delle colonne e i sei lunghi pannelli che illustrano la campagna contro Massenzio.
Incisione di E. Du Pérac che rappresenta la zona dell'Arco di Costantino intorno 
alla metà del XVI secolo: davanti all'arco ci sono i resti della fontana chiamata 
meta sudante, ora scomparsa; in fondo a destra si vede l'Arco di Tito 
 
Come mai
nell'arco sono utilizzate sculture di epoca precedente (comprese colonne, capitelli, cornici e altro)? Secondo molti critici Costantino voleva ricollegarsi idealmente ai grandi imperatori del II secolo, che era considerato il secolo d'oro dell'impero romano e questo può spiegare l'utilizzo di sculture prese da monumenti che erano stati fatti per Traiano, Adriano e Marco Aurelio. Secondo altri critici, invece, è stata la mancanza di tempo, e di soldi, a far riutilizzare sculture di epoca precedente.
Su un punto tutti erano d'accordo: l'arco era dell'epoca di Costantino.

Questo, fino a una quindicina di anni fa. Tra il 1982 il 1988 l'arco è stato restaurato e ripulito; contemporaneamente, gli archeologi hanno studiato con attenzione la struttura e i marmi. Ed ecco la sorpresa: l'arco non è di Costantino ma è di Adriano
 

L'arco trionfale in una ricostruzione grafica che mette in evidenza le due fasi costruttive

È stato forse realizzato da Apollodoro di Damasco, per mettere in evidenza l’ingresso alla Piazza del Colosseo dove lo stesso architetto, per ordine dell'imperatore Adriano, ha spostato la statua di Nerone-Helios. La statua, che prima stava nella reggia dell' imperatore (vedi La Domus Aurea), è un Colosso in bronzo alto 35 metri (e ha dato il nome all'Anfiteatro Flavio).
La parte inferiore dell'arco, fino ai tondi con le scene di Adriano, appartiene quindi al II secolo. All'epoca di Costantino è stato rifatto completamente l'attico e l'arco è stato in parte modificato anche per aggiungere le altre sculture.

Quindi quello nella Valle del Colosseo non è più l'Arco di Costantino ma è l'Arco di Adriano o, perlomeno, di Adriano e Costantino. Non c'è che dire, una piccola grande rivoluzione!