Matdid: Materiale didattico di italiano per stranieri aggiornato ogni 15 giorni.
A cura di Roberto Tartaglione e Giulia Grassi

 
   

Roberto Tartaglione

 
FRESCHI DI STAMPA


I giornali quotidiani in Italia
 Link: Impaginazione e nomenclature; La rivoluzione non russa
Esercizi con soluzione

 
Livello elementare 1

   
Quasi tutti i grandi giornali quotidiani italiani sono nati durante il Risorgimento, nella seconda metà dell'Ottocento.
L'Osservatore Romano
(il giornale ufficiale del Vaticano) è del 1845. La Nazione di Firenze è del 1859. Il Giornale di Sicilia è del 1860. Il Corriere della Sera (di Milano) è del 1876. Il Messaggero (di Roma) è del 1878.
E poi ancora Il Piccolo di Trieste (1881), Il Resto del Carlino di Bologna (1885), Il Secolo XIX di Genova (1886); il Gazzettino
 di Venezia (1887); il Mattino di Napoli (1892); nel 1867 nasce anche La Gazzetta Piemontese, che nel 1892 cambia nome e diventa La Stampa, importante quotidiano nazionale, pubblicato a Torino.
Anche il primo quotidiano sportivo, La Gazzetta dello Sport  è della fine dell'Ottocento (1896). Il primo quotidiano politico è stato invece l'Avanti, organo del partito socialista (1896).
Nel 1901 nasce infine Il Giornale d'Italia, oggi sparito, ma importante per aver introdotto la "terza pagina" destinata alla cultura.

Novità significative del Novecento sono il quotidiano economico il Sole 24 ore, della Confindustria, l'associazione degli industriali italiani (in realtà nasce da giornali precedenti, ma prende questo nome nel 1946); Il Giorno di Milano, concorrente "locale" del Corriere della Sera (1956); La Repubblica, fondata da Eugenio Scalfari nel 1976 (oggi il secondo giornale italiano, dopo il Corriere della Sera).

Sempre del Novecento sono numerosi giornali fortemente politicizzati o veri e propri organi di partito. Fra i più conosciuti:
Il Giornale (in realtà nasce come giornale di opinione, fondato nel 1974 dal giornalista liberale Indro Montanelli, ma è oggi proprietà di Berlusconi); L'Indipendente (destra berlusconiana); Libero (anche questo ufficialmente giornale di opinione, ma totalmente berlusconiano); Il Secolo d'Italia (destra, organo del partito Alleanza Nazionale); Il Foglio (proprietaria la moglie di Berlusconi); La Padania (destra, organo del partito Lega Nord); Il Manifesto e Liberazione (sinistra, il secondo è organo del Partito di Rifondazione Comunista); l'Unità (centro-sinistra).

Non citiamo qui poi il mare di "giornali politici" che esistono solo per ottenere finanziamenti statali e che vendono un numero di copie totalmente insignificante.

 
 
 

TIPI

Possiamo dividere i quotidiani italiani in giornali d'opinione e giornali politici.
Quelli politici sono legati a un partito o a un movimento. Sono numerosissimi, ma solo quattro o cinque veramente importanti: la maggior parte vende al massimo due o tremila copie al giorno.
I quotidiani d'opinione, che pure hanno un indirizzo politico, hanno una maggiore libertà nel prendere una posizione indipendente.
I giornali d'opinione inoltre possono essere locali o nazionali. Il Messaggero,  per esempio, è un quotidiano romano, mentre il Mattino è il quotidiano di Napoli.
 
I giornali nazionali più importanti sono:
Il Corriere della Sera (di Milano, ma con edizioni locali in diverse città), circa 680.000 copie di tiratura.
La Repubblica (di Roma, ma con edizioni locali in diverse città), circa 630.000 copie di tiratura.
La Stampa (di Torino), circa 320.000 copie di tiratura.

(Attenzione però: la tiratura "ufficiale" dei giornali non corrisponde quasi mai alle copie realmente vendute. Dalla tiratura dipende infatti il finanziamento dello Stato - complessivamente oltre 6 milioni di Euro ogni anno! -, finanziamento che arriva a giornali veri e a molti giornali quasi inesistenti)
 

PROPRIETARI

Una caratteristica generale dei giornali italiani è quella di appartenere a industriali e non a "editori puri", cioè imprenditori che si occupano solo di informazione.
Il Corriere della Sera ha nel suo consiglio di amministrazione un imprenditore come Salvatore Ligresti (immobiliarista, presidente di società assicurative e ora fra i compratori della nuova Alitalia); La Repubblica è di Carlo De Benedetti (prima responsabile dell'Olivetti, poi della Sme, la più grossa impresa agro-alimentare italiana e fondatore della Omnitel); La Stampa è della famiglia Agnelli (proprietaria della Fiat). 
E molti si domandano: una stampa così, è realmente libera? Il Corriere della Sera può parlare liberamente dell'affare Alitalia? La Repubblica può parlare degli scandali legati alla Sme? La Stampa può parlare liberamente del mercato dell'auto?
Non parliamo qui poi del conflitto di interesse per i giornali che appartengono direttamente o indirettamente al Presidente del Consiglio Berlusconi.

 


LETTORI

Infine due parole sul numero di lettori dei quotidiani in Italia: certamente questo è uno dei paesi in cui si leggono meno e secondo il World Press Trends questo è il grafico relativo ai lettori ogni 1000 abitanti in Europa.
 

Per leggere bene questa tabella però dobbiamo  ricordare due cose. Una negativa, una... meno.
 
Quella più negativa è che in Italia, da oltre 20 anni, anche se è aumentato il numero di giornali, il numero di lettori è sempre lo stesso. Cioè non aumentano le persone interessate all'informazione della carta stampata.
Quella meno negativa è invece che nel "confronto europeo" è vero che l'Italia è molto in basso, ma è anche vero che qui non esistono i giornali quotidiani "popolar-scandalistici" che invece sono diffusissimi in nord-Europa. Quindi il confronto non è esattamente "alla pari".

 
PER APPROFONDIRE

La struttura del quotidiano italiano - impaginazione e nomenclature 
La rivoluzione non russa - i titoli del Manifesto


PER FARE DUE RISATE


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Per i più interessati
alla questione
"finanziamento
pubblico dei giornali"
 ecco la bellissima inchiesta giornalistica
di Milena Gabanelli trasmessa in in tv qualche tempo fa
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