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I santini sono piccole raffigurazioni sacre:
si chiamano così perché nella maggior parte dei casi rappresentano
l'immagine di santi.
La
tradizione di queste immagini è antichissima, ma la diffusione
massima si è avuta in particolare nell'Ottocento e nel Novecento
quando con la possibilità di stamparne milioni di copie il
santino è arrivato in tutte le case.
Il santino svolge molte funzioni: da una parte infatti è come uno
"strumento di propaganda", illustra la vita dei santi,
racconta episodi del vangelo, narra dei miracoli o del martirio
dei primi cristiani ecc.
Dall'altro lato ha una funzione protettiva: il credente può
tenere nel portafoglio, sul comodino, in un libro l'immagine del
"suo" santo protettore, quello a cui chiedere aiuto o
sostegno, quasi come una sua personale via per un contatto con
Dio.
Anche in tempi recenti non è difficile trovare santini che
raffigurano santi di "ultima generazione" oggetto
di particolare devozione, primo fra tutti Padre Pio, santificato
nel 2002. |
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In realtà i santini più belli
sono i santini "vecchi": quelli che
il parroco dava ai fedeli della sua parrocchia, quelli che il vescovo
donava ai bambini quando andava a far visita in un oratorio o in un
ospedale, quelli che le nonne tenevano sul loro comodino fra le foto
dei parenti defunti, quelli che servivano come segnalibro nel vangelo o
nella bibbia, quelli che il prete regalava ai ragazzini come premio
perché avevano fatto da chierichetto durante la messa. |
I santini "vecchi" raffigurano i santi più popolari, inseriti
un una iconografia ben stabilita, e spesso sul retro avevano stampata una
preghiera "speciale".
Vediamone qualcuno.San
Martino di Tours, santo
patrono dei soldati e dei viaggiatori. Famosissimo per l'episodio
in cui, incontrando per strada un mendicate, seminudo e
infreddolito, aveva tagliato in due il suo mantello per
darne la metà al poveretto. E quella notte Gesù era andato da
San Martino e gli aveva restituito la sua metà di mantello
dicendo: "Ecco qui Martino, soldato romano non battezzato,
che quando ero nudo mi ha vestito".
San Martino, festeggiato l'11 novembre, è il protettore dei
soldati e dei viaggiatori.
Ma è anche il patrono dei vignaioli, dei produttori di vino,
degli osti e dei bevitori. "Se vuoi ottenere del buon vino,
pota e zappa di san Martino"; "Di san Martino ogni mosto
diventa vino".
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Fra i santi da non dimenticare Santa
Cecilia (patrona della musica e dei musicisti, perché pare che
durante il martirio abbia cantato). Viene festeggiata il 22 novembre.
E poi Santa Rita (22 maggio), raffigurata con in fronte una spina
della corona di Gesù Cristo; San Francesco Saverio, missionario
spagnolo della Compagnia di Gesù, patrono quindi di missioni e
missionari, festeggiato il 3 dicembre. La reliquia del suo braccio destro
è conservata nella chiesa del Gesù a Roma; e ancora San Cristoforo,
raffigurato mentre porta dall'altra riva del fiume Gesù Bambino: è il
patrono degli automobilisti.
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Due parole
le merita poi San Gennaro, il santo patrono di Napoli,
amatissimo dai napoletani.
Negli anni Sessanta, dopo il Concilio Vaticano II, la Chiesa
cattolica aveva deciso di cancellare dal calendario alcuni santi
di cui non era provata storicamente l'esistenza. Fra i santi
cancellati c'era pure San Gennaro.
La ribellione dei napoletani è stata così forte che alla fine la
Chiesa stessa ha deciso di mantenere in vita il culto di questo
santo così amato.
Non va dimenticato del resto che tre volte all'anno, nel Duomo di
Napoli, avviene il "miracolo" (la Chiesa non lo
riconosce come miracolo, ma la tradizione popolare sì!) della liquefazione
del sangue di San Gennaro.
La reliquia del sangue del santo, conservata solidificata in una
ampolla, in determinate date, durante una funzione liturgica, si
scioglie sotto gli occhi dei fedeli raccolti in chiesa. Se il
miracolo avviene questo è considerato un buon segno per la
comunità. Se il sangue non si scioglie, il segnale per i
napoletani (che fra l'altro sono anche superstiziosissimi) è
terribilmente negativo. |
Ma i santi sono moltissimi e infinite le
loro rappresentazioni in immagini e santini. Il più raffigurato in tempi
recenti è probabilmente San Sebastiano, a cui dedichiamo
un
link a parte per illustrare alcune interessanti curiosità. Ma
va anche detto che il santino, "veicolo pubblicitario" di
formidabile impatto per la Chiesa, è stato anche utilizzato nella normale
pubblicità commerciale.
E per chi credesse che stiamo parlando di cose legate al passato... provate
ad andare a vedere questa pagina web!
(A proposito: si è fatto tempo fa un sondaggio per assegnare al santo
più adatto il ruolo di patrono di Internet: erano in gara il Beato
Giacomo Alberione ("l'apostolato - diceva lui - ci fa
altoparlanti di Dio"); San Giovanni Bosco (già patrono degli
editori); Sant'Alfonso Maria de' Liguori (dottore della chiesa,
infaticabile viaggiatore e autore di decine di libri per la diffusione
della parola di Dio); San Gabriele Arcangelo (be', come autore
dell'annunciazione della nascita di Cristo lo vediamo bene come precursore
dei blog!). Non so come sia andata a finire la gara, ma mi informerò).
NOTARELLA
LINGUISTICA
C'è
in italiano il modo di dire "fare di qualcuno un
santino".
Si dice se, parlando di una persona, la descriviamo solo nei suoi
aspetti migliori, nei suoi lati positivi, quasi non avesse nessun
difetto. La raffiguriamo, insomma, come i santi nei santini, in una
visione totalmente perfetta, rinunciando a vedere la sua reale
personalità che magari, con pregi e difetti, può essere
decisamente più interessante. |
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