Matdid: Materiale didattico di italiano per stranieri aggiornato ogni 15 giorni.
A cura di Roberto Tartaglione e Giulia Grassi

 
   

Roberto Tartaglione

 
SANTI E SANTINI


 
L'immagine sacra nelle tasche degli italiani.
Vedi anche:
Un santo per tutte le stagioni e Il diavolo e l'acqua santa

 

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  I santini sono piccole raffigurazioni sacre: si chiamano così perché nella maggior parte dei casi rappresentano l'immagine di santi.
 
La tradizione di queste immagini è antichissima, ma la diffusione massima si è avuta in particolare nell'Ottocento e nel Novecento quando con la possibilità di stamparne milioni di copie il santino è arrivato in tutte le case.
 
Il santino svolge molte funzioni: da una parte infatti è come uno "strumento di propaganda", illustra la vita dei santi, racconta episodi del vangelo, narra dei miracoli o del martirio dei primi cristiani ecc.
Dall'altro lato ha una funzione protettiva: il credente può tenere nel portafoglio, sul comodino, in un libro l'immagine del "suo" santo protettore, quello a cui chiedere aiuto o sostegno, quasi come una sua personale via per un contatto con Dio.
Anche in tempi recenti non è difficile trovare santini che raffigurano santi di "ultima generazione" oggetto di particolare devozione, primo fra tutti Padre Pio, santificato nel 2002.

  
In realtà i santini più belli sono i santini "vecchi": quelli che il parroco dava ai fedeli della sua parrocchia, quelli che il vescovo donava ai bambini quando andava a far visita in un oratorio o in un ospedale,  quelli che le nonne tenevano sul loro comodino fra le foto dei parenti defunti, quelli che servivano come segnalibro nel vangelo o nella bibbia, quelli che il prete regalava ai ragazzini come premio perché avevano fatto da chierichetto durante la messa.
I santini "vecchi" raffigurano i santi più popolari, inseriti un una iconografia ben stabilita, e spesso sul retro avevano stampata una preghiera "speciale".
Vediamone qualcuno.

San Martino di Tours, santo patrono dei soldati e dei viaggiatori. Famosissimo per l'episodio in cui, incontrando per strada un mendicate, seminudo e infreddolito,  aveva tagliato in due il suo mantello per darne la metà al poveretto. E quella notte Gesù era andato da San Martino e gli aveva restituito la sua metà di mantello dicendo: "Ecco qui Martino, soldato romano non battezzato, che quando ero nudo mi ha vestito".
San Martino, festeggiato l'11 novembre, è il protettore dei soldati e dei viaggiatori. 
Ma è anche il patrono dei vignaioli, dei produttori di vino, degli osti e dei bevitori. "Se vuoi ottenere del buon vino, pota e zappa di san Martino"; "Di san Martino ogni mosto diventa vino".

Fra i santi da non dimenticare Santa Cecilia (patrona della musica e dei musicisti, perché pare che durante il martirio abbia cantato). Viene festeggiata il 22 novembre.
E poi Santa Rita (22 maggio), raffigurata con in fronte una spina della corona di Gesù Cristo; San Francesco Saverio, missionario spagnolo della Compagnia di Gesù, patrono quindi di missioni e missionari, festeggiato il 3 dicembre. La reliquia del suo braccio destro è conservata nella chiesa del Gesù a Roma; e ancora San Cristoforo, raffigurato mentre porta dall'altra riva del fiume Gesù Bambino: è il patrono degli automobilisti.

Due parole le merita poi San Gennaro, il santo patrono di Napoli, amatissimo dai napoletani.
Negli anni Sessanta, dopo il Concilio Vaticano II, la Chiesa cattolica aveva deciso di cancellare dal calendario alcuni santi di cui non era provata storicamente l'esistenza. Fra i santi cancellati c'era pure San Gennaro.
La ribellione dei napoletani è stata così forte che alla fine la Chiesa stessa ha deciso di mantenere in vita il culto di questo santo così amato.
Non va dimenticato del resto che tre volte all'anno, nel Duomo di Napoli, avviene il "miracolo" (la Chiesa non lo riconosce come miracolo, ma la tradizione popolare sì!) della liquefazione del sangue di San Gennaro.
La reliquia del sangue del santo, conservata solidificata in una ampolla, in determinate date, durante una funzione liturgica, si scioglie sotto gli occhi dei fedeli raccolti in chiesa. Se il miracolo avviene questo è considerato un buon segno per la comunità. Se il sangue non si scioglie, il segnale per i napoletani (che fra l'altro sono anche superstiziosissimi) è terribilmente negativo.

Ma i santi sono moltissimi e infinite le loro rappresentazioni in immagini e santini. Il più raffigurato in tempi recenti è probabilmente San Sebastiano, a cui dedichiamo un link a parte per illustrare alcune interessanti curiosità. Ma va anche detto che il santino, "veicolo pubblicitario" di formidabile impatto per la Chiesa, è stato anche utilizzato nella normale pubblicità commerciale.

E per chi credesse che stiamo parlando di cose legate al passato...
provate ad andare a vedere questa pagina web!
 
(A proposito: si è fatto tempo fa un sondaggio per assegnare al santo più adatto il ruolo di patrono di Internet: erano in gara il Beato Giacomo Alberione ("l'apostolato - diceva lui - ci fa altoparlanti di Dio"); San Giovanni Bosco (già patrono degli editori); Sant'Alfonso Maria de' Liguori (dottore della chiesa, infaticabile viaggiatore e autore di decine di libri per la diffusione della parola di Dio); San Gabriele Arcangelo (be', come autore dell'annunciazione della nascita di Cristo lo vediamo bene come precursore dei blog!). Non so come sia andata a finire la gara, ma mi informerò).

NOTARELLA LINGUISTICA

C'è in italiano il modo di dire "fare di qualcuno un santino".
Si dice se, parlando di una persona, la descriviamo solo nei suoi aspetti migliori, nei suoi lati positivi, quasi non avesse nessun difetto. La raffiguriamo, insomma, come i santi nei santini, in una visione totalmente perfetta, rinunciando a vedere la sua reale personalità che magari, con pregi e difetti, può essere decisamente più interessante.