|
|
Sui
santini non può mancare
l'immagine di San Sebastiano.
Di San Sebastiano (ca 263 -
304), santo patrono della polizia municipale (e di atleti, arcieri e
tappezzieri) nonché protettore contro la peste, abbiamo notizie incerte
e confuse.
Forse è nato a Milano, in una famiglia cristiana. Entra nella guardia pretoriana
e, quando viene a Roma, diventa tribuno della prima coorte della
guardia imperiale di
Diocleziano. Durante la persecuzione anti-cristiana voluta
dall'imperatore Sebastiano viene arrestato e condannato a morte ma,
essendo un soldato, gli viene concesso un supplizio 'onorevole': morire trafitto da frecce.
Viene portato fuori città, denudato e legato ad un albero. I
suoi ex commilitoni lo trafiggono con così tante frecce da farlo
sembrare un riccio con gli aculei eretti, "ut quasi
ericius esset hirsutus ictibus sagittarum": |
|
nei quadri - in successione
da sinistra verso destra, di Mantegna, Tiziano
e Guido Reni -
appaiono le tre
principali iconografie del martirio del santo.
Ma Sebastiano non muore (!).
Curato dalla vedova Irene, appena è in grado di reggersi in piedi va da
Diocleziano, al Tempio di Ercole. L'imperatore perde la pazienza e lo condanna a un supplizio
infamante: portato nello stadio palatino, viene ucciso a bastonate (o a
frustate, non è chiaro) e il
suo corpo buttato nella cloaca maxima affinché non possa essere
ritrovato.
La stessa notte Sebastiano appare in sogno alla matrona Lucina, e
le indica dove trovare il suo cadavere e dove seppellirlo, cioè nel
cimitero sotterraneo sulla via Appia che da lui ha preso il nome (catacombe
di San Sebastiano, vicino alla omonima chiesa costruita alcuni anni
dopo la sua morte).
I quadri, gli affreschi e le
sculture che rappresentano il suo martirio sono numerosissimi: tra i
santi, è stato uno dei più raffigurati (se non ci credete, date
un'occhiata a due siti che si occupano dell'argomento,
Iconography of Saint Sebastian in the Italian Figurative Arts e
The Iconography of
Saint Sebastian).
Sicuramente perché si riteneva potesse difendere dalla peste, che per
secoli è
stato un vero flagello. Ma probabilmente anche perché il giovane
seminudo legato a un albero o a una colonna antica, calmo
nella accettazione del martirio o contorto negli spasimi della morte, è
una celebrazione della bellezza del corpo umano, che gli artisti
esaltano proprio a partire dall'epoca rinascimentale.
Inoltre, nella maggior parte dei casi l'immagine trasmette una forte
carica di sensualità, assai poco spirituale: racconta il biografo
Giorgio Vasari
che un quadro dipinto da Fra' Bartolomeo (1515) venne rimosso dai
frati che lo avevano commissionato perché, in confessione, alcune donne
avevano detto di aver avuto pensieri peccaminosi guardando il bel santo
morente.
Invece l'associazione tra San Sebastiano e l'omosessualità, per cui il
santo è oggi un'icona gay nonché il protettore dei malati di AIDS (nuova
"peste" del XX secolo), sembra essere recente, della
fine
dell'Ottocento (lo stato della questione su
Wikipedia). Nel secolo appena finito la cultura
gay lo
ha celebrato in vario modo: ricordo per tutti il molto contestato film
Sebastiane di Derek Jarman
(1976) nel quale si
sposa la tesi, non documentata storicamente, della relazione amorosa fra
il
giovane soldato e l'imperatore Diocleziano.
Dal punto di vista visivo, l'immagine
gay di San
Sebastiano deriva prevalentemente dalla pittura del XVI-XVII secolo,
specie da una iconografia ben illustrata dal quadro sopra citato
di Guido Reni (film di Jarman e foto di Yukio Mishima a destra)
|