Matdid, materiali didattici di italiano per stranieri a cura di Roberto Tartaglione e Giulia Grassi, Scuola d'Italiano Roma |
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Nella
chiesa di San Pietro in Vincoli, a Roma, c'è la Tomba di papa
Giulio II (1503-1513), con la celebre statua del Mosè. La
tomba è stata progettata, e in parte realizzata, da Michelangelo
tra 1542 e 1547. L'artista definì quest'opera "la tragedia della mia vita". Infatti, tra il primo progetto della tomba (1505) e la sua effettiva realizzazione passarono ben quarant'anni: sempre impegnato a realizzare altre opere commissionate dai papi successivi a Giulio II, Michelangelo fece altri progetti del monumento, ridimensionando notevolmente la tomba rispetto all'idea iniziale. Inoltre, essa non venne più collocata dentro San Pietro in Vaticano ma in una chiesa meno simbolica anche se importante perché in essa si conservavano le catene (in vincoli significa "in catene") che avevano imprigionato San Pietro. Tutto comincia nel 1505 quando Giulio II della Rovere fa venire a Roma, da Firenze, Michelangelo e gli commissiona il suo monumento funebre. L'artista fa un progetto ambizioso: immagina un'enorme costruzione, di m 10 x 6 di lato, messa al centro della nuova Basilica di San Pietro progettata da Bramante, proprio al di |
sopra della tomba del santo: un vero e proprio mausoleo antico, visibile su tutti e quattro i lati e non più appoggiato a una parete, come erano gli altri monumenti papali. |
Il
mausoleo è diviso
in tre piani: in basso ci sono nicchie con figure di Vittorie
e di Prigioni (prigionieri); al di sopra, quattro grandi statue angolari
rappresentanti la Vita contemplativa, la Vita attiva, San Paolo e Mosè; infine,
Giulio II sul letto funebre con due figure piangenti (angeli o Personificazioni
del Cielo e della Terra). In tutto, sono previste 40 statue. |
Dopo la morte del papa, i suoi eredi chiedono a Michelangelo di ridimensionare il monumento e infatti l'artista (progetto del 1513) lo trasforma in una tomba a parete. Certo, le statue sono meno numerose ("solo" 22), ma l'insieme è ancora grandioso. Inoltre, lo scultore aggiunge anche l'immagine della Madonna col Bambino al di sopra di quella del papa, che non è più al vertice compositivo, e ideale, del monumento. Risalgono a questa fase due statue gigantesche conservate al Louvre, e liberamente ispirate alla scultura ellenistica: lo Schiavo morente e lo Schiavo ribelle. Secondo Giorgio Vasari, nella Tomba rappresentavano le Province assoggettate militarmente dal pontefice; secondo Condivi, le Arti Liberali prigioniere dopo la morte del papa. In ogni caso, inserivano una nota trionfale, di celebrazione terrena del papa, sicuramente derivata dai Trionfi degli antichi romani. E anche |
grandezza che
lascia sgomenti. Il gigante è seduto su un seggio, ma la posizione
del corpo indica una forte tensione interiore,
sintetizzata nell'atteggiamento instabile che lascia intuire che il profeta è
sul punto di alzarsi, mentre fissa con occhi severi e terribili il suo popolo.
Il carattere di Mosè è reso così bene che, secondo Vasari, molti
ebrei romani andavano ad ammirarlo anche se si trovava dentro una
chiesa. |
Schiavo morente | Mosè | Schiavo ribelle |
La tomba attuale è basata sul quarto progetto, del 1532, decisamente meno ambizioso, ma passano ancora dieci anni prima dell'inizio effettivo dei lavori. Nella tomba trova posto il Mosè. Le altre sei statue, secondo gli storici dell'arte, vengono fatte o terminate dai collaboratori di Michelangelo, comprese quelle femminili di Rachele e Lia che lo fiancheggiano e che rappresentano la 'vita attiva' e la 'vita contemplativa'. Pochissime parti autografe dello scultore, perciò, nonostante il contratto preveda il contrario. |
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Così si pensava fino a cinque anni fa. Un restauro, iniziato nel 1999, ha portato a un'ipotesi nuova, quasi rivoluzionaria: secondo i restauratori, e alcuni storici dell'arte, la statua di papa Giulio II giacente, che si trova al di sopra del Mosè e che è stata da sempre considerata di scarsa qualità e attribuita a Tommaso Boscoli, sarebbe stata fatta proprio da Michelangelo. Dopo la ripulitura, si è visto che la qualità della scultura è molto alta e che per alcuni dettagli si possono trovare confronti con opere michelangiolesche degli anni 1542-1543, ma anche con la sua tecnica scultorea in generale. Sarà vero? Il dibattito è aperto. Ma la prossima volta che andate in San Pietro in Vincoli non ammirate solo il Mosè, ma date un'occhiata anche al bistrattato Giulio II al di sopra del gigante. Anche qui c'è la mano del "divinissimo" Michelangelo! |
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