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PER UN PUNTO MARTIN PERSE LA CAPPA
Lo sapevate che il monaco
Martino non fu eletto priore per aver sbagliato a mettere un punto?
Sentite come andò la cosa.
Un giorno Martino fu incaricato di copiare l'iscrizione che era sulla
porta del convento e che in latino suonava così:
porta patens esto, nulli
claudatur honesto.
Cioè:
la porta aperta sia; a nessuna
persona onesta si chiuda.
Che fece il monaco Martino? Nel trascrivere, mise per errore
un punto dopo "nulli": porta
patens est nulli.
Claudatur honesto.
Cioè:
la porta aperta sia a nessuno.
Si chiuda in faccia alla persona onesta.
Per questo errore di
punteggiatura Martino non fu nominato priore, perse cioè la cappa, il
mantello con cappuccio che indossano i priori.
Oggi questa espressione è diventata proverbiale e si usa a proposito di
chi stava per raggiungere quello che desiderava e, a causa di un piccolo
errore (che tuttavia produce gravi conseguenze), ha perso l'occasione di
raggiungere il suo obbiettivo.
Angelica Benincasa |
...Tutto
solo a mezza pagina
Lo piantarono in asso,
E il mondo continuò
Una
riga più in basso.
Gianni
Rodari, Il
Dittatore, Filastrocche in cielo e in
terra, Torino
1972
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Il
punto segna una pausa forte,
chiude un periodo o una singola frase. L'utilizzazione del punto in
questa situazione provoca che la parola successiva sia scritta con la
maiuscola.
Dopo il punto si va a capo:
1. quando, dopo aver sviluppato un pensiero (in uno o più periodi)
si cambia argomento
2. all'inizio delle battute di un dialogo, quando inizia a
parlare un interlocutore.
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Il
punto si utilizza ancora:
nelle abbreviazioni: ecc.
(=eccetera), pag. (=pagina), pagg. (=pagine),
Gent.ma (= Gentilissima);
nelle sigle: D.O.C.
(= Denominazione di Origine Controllata), F.A.O:
(=Organizzazione per l'Alimentazione e l'Agricoltura),
C.I.S.L. (Confederazione Italiana Sindacato Lavoratori);
in enumerazioni
o cataloghi (a. primo caso, b. secondo caso c.
terzo caso)
Di
norma se una frase si conclude con un'abbreviazione non ha bisogno di un
punto fermo di conclusione: parlo per tutti gli italiani, siciliani,
lombardi, piemontesi ecc.
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Per
esigenze di stile il punto può caratterizzare una prosa spezzata e
nervosa. In questo caso può perfino sostituire la virgola (Era una
giornata buia. Faceva freddissimo. Per le strade non c'era un'anima)
La
parola "punto" fa parte poi di parecchi modi di dire:
Veniamo
al punto!
Punto e basta!
(Non) è questo il punto!
A che punto sei?
Facciamo il punto (della situazione)
Punto di riferimento
Punto morto
Fino
a un certo punto
A questo punto...
Mettere a punto
Un punto di vista
Alle sette in punto!
Di punto in bianco
Non capisco un punto del tuo discorso
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C'era
una volta
Una povera virgola
Che per colpa di uno scolaro
Disattento
Capitò al posto di un punto
Dopo l'ultima parola
Del componimento.
La poverina, da sola,
doveva reggere il peso di cento paroloni,
alcuni perfino con l'accento.(…)
Gianni
Rodari, Tragedia
di una virgola, Filastrocche
in cielo e in terra, Torino
1972
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La
virgola indica una breve pausa tra due parole o proposizioni ed è
comunemente usata:
Per
separare gli elementi di una enumerazione (sostantivi, aggettivi o
verbi). Di solito l'ultimo elemento dell'elenco è preceduto dalla
congiunzione e: "Ho
mangiato pane, burro e marmellata".
Per
isolare un vocativo: "Giulio, fa' il tuo dovere!" Perché,
Marco, non rispondi?"
Per
isolare apposizioni o incisi: " Io, a dir la verità, non ho
capito". "Roma, capitale d'Italia, è nel Lazio.
Nelle
date si usa dopo il nome del luogo: Milano, 19 giugno 2001
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Si
usa la virgola davanti alle congiunzioni avversative ma, tuttavia,
però, anzi.
Si può trovare anche davanti ad altre congiunzioni ma non c'è mai:
Tra
il soggetto e il predicato.
Tra
il predicato e il complemento oggetto, o altro complemento retto dal
predicato.
Dopo
la congiunzione che ( a meno che non ci sia dopo la congiunzione un
inciso).
In
qualche situazione la posizione della virgola può dare un significato
diverso alla frase:
Ieri, dopo aver
fatto i compiti con mio padre, sono andato dalla zia
(Ho fatto i
compiti con mio padre e sono andato da solo dalla zia).
Ieri,
dopo aver fatto i compiti, con mio padre sono andato dalla zia
(Ho
fatto i compiti da solo e sono andato con mio padre dalla zia).
Anche
con la parola "virgola" in italiano c'è qualche modo di dire:
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Non
cambierei una virgola di quello che ho fatto! |
È una persona che sta
attenta anche alle virgole! |
C'era
una volta un punto
E c'era anche una virgola:
erano tanto amici,
si sposarono e furono felici. (…)
Gianni
Rodari,
La famiglia Punto-e-virgola, Filastrocche
in cielo e in terra, Torino 1972
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Il
punto e virgola ha una funzione simile a quella del punto fermo, ma indica una
pausa meno intensa; separa tra
loro due o più elementi ben distinti di un periodo.
Dei segni di interpunzione è forse quello meno usato dagli italiani.
Si
usa di solito
per
separare tra loro due o più proposizioni di uno stesso periodo, quando
non si vuole interromperne l'unità con un punto fermo
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Un
uso particolarmente frequente del punto e virgola è quello che lo vede
utilizzato nelle enumerazioni per isolare o raggruppare elementi
omogenei all'interno di una lista più vasta. Per esempio:
Ho comprato
pane, pasta, olio e sale; una camicia, una giacca e un pantalone; due
quaderni, tre penne e un blocco
Un'altra
occasione in cui è consigliabile usare il punto e virgola è quando due
frasi sono collegate fra loro per il senso, ma hanno soggetti diversi
(in questo caso è alternativo alla congiunzione "e")
Il libro è suddiviso in 15 capitoli; ogni capitolo è dedicato a
un tema diverso |
I
due punti si usano in primo luogo per introdurre il discorso diretto (e
sono in questo caso seguiti da virgolette o da lineetta):
L'uomo
disse: "Questa è l'ultima volta che ti telefonerò"
I
due punti servono anche a introdurre parole che spiegano un pensiero precedente:
Non sapevo che fare: ormai
era tardi e il treno già era partito
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Per questo sono molto
utilizzati (anche in questo paragrafo) per introdurre i vari esempi.
Allo stesso modo i due punti introducono una enumerazione:
C'era una gran confusione in quella
stanza: fogli, libri, vestiti e scarpe ovunque
ATTENZIONE:
I due punti non si possono usare tra il predicato e il complemento oggetto ,
anche se questo fa parte di un elenco. Quindi non possono essere usati nella
frase:
Marco ha
comprato mele, pere, arance e banane
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Chiude di solito una
frase esclamativa e serve a indicare:
Indignazione: Tu qui!
Stupore: Sei già arrivato!
Entusiasmo: Evviva, abbiamo vinto!
Un ordine: Silenzio!
Un'interiezione: Ahi! Che male!
Dopo il punto
esclamativo, così come dopo il punto interrogativo, è richiesta di
norma la lettera maiuscola, ma in molte situazioni la continuità della
frase permette di fare qualche eccezione alla regola:
È inutile che dici
scusa! scusa! se poi continui
a fare di testa tua! |
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IL PUNTO
INTERROGATIVO (O PUNTO DI DOMANDA)
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Chiude di solito una
frase interrogativa diretta. È l'unico segno di interpunzione
veramente obbligatorio dato che il suo uso non dipende mai da
scelte stilistiche ma da una vera esigenza comunicativa. La stessa frase
con o senza punto interrogativo cambia completamente il senso:
Dove abiti? Di dove
sei? Quanti anni hai?
Il punto interrogativo
serve anche a segnalare l'incertezza su un dato o la sua totale assenza:
Nelle opere di François Villon
(morto nel 1463?)
sono presenti i temi della morte e del disfacimento fisico
Questo
elemento di incertezza può essere usato anche con uno scopo ironico o
provocatorio. In questo caso è una forma - tollerata anche nello
scritto giornalistico - di utilizzo che ricorda da vicino le faccine che
nella scrittura delle e-mail vanno sotto il nome di emoticone:
L'avvocato
(?) Rossi ha detto la sua opinione
Frase
questa in cui facilmente potrebbe essere usata una emoticona:
l'avvocato Rossi :-P ha detto la sua opinione
Dopo il punto
interrogativo, così come dopo il punto esclamativo, è richiesta di
norma la lettera maiuscola, ma in molte situazioni la continuità della
frase permette di fare qualche eccezione alla regola:
Lo sai che io -
perché me lo chiedi ancora? - la penso così! |
E'
formato da un punto esclamativo ed interrogativo insieme. Va usato con
moderazione perché non è considerato un artificio stilistico di alto livello
(così come non sono considerati di buon gusto letterario tre punti
esclamativi!!!).
Il punto misto si usa per una interrogativa retorica che esprime nello stesso
tempo sorpresa, meraviglia, incredulità:
L'ha uccisa.
Possibile!?
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Sono
generalmente tre e indicano una sospensione del pensiero dovuta a dubbio,
confusione, agitazione, gioia, ironia, ecc.
Io...
non so...: che potrei dire?
Si usano i puntini di sospensione
anche quando si vuole lasciare la frase sospesa, incompleta per non esprimere un
giudizio che riteniamo opportuno tacere, o siamo imbarazzati a
manifestare.
Io penso che Andrea sia…; ma lasciamo stare!
In
conseguenza di questa caratteristica i tre puntini servono a censurare nello
scritto parole "irripetibili":
Sembra
che il calciatore abbia ammesso di aver detto all'arbitro un grosso vaff...
Questo
aspetto così "umano" dei puntini di sospensione che
manifestano dubbi, incertezze, censure, ripensamenti, rende il loro uso
particolarmente adatto a uno scritto che voglia in qualche modo
riprodurre le incertezze di uno stile parlato-parlato.
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Non a caso i
puntini abbondano nei fumetti, negli scritti "giovanili"
(lettere, diari, bigliettini, SMS ecc.) mentre siano assai più rari in
uno scritto letterario. |
C'era
una volta
Una
parentesi aperta
E
uno scolaro
Si
scordò di chiuderla.
Per
colpa di quel somaro
La
poveretta buscò un raffreddore,
e
faceva uno starnuto al minuto.
Passato
il malore
Fece
scrivere da un pittore
Il
seguente cartello:
"Chi
mi apre, mi chiuda, per favore".
Gianni Rodari,
Il caso di una parentesi, Filastrocche
in cielo e in terra, Torino 1972
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Le
parentesi tonde servono a chiudere parole o frasi non strettamente legate al resto
del periodo, parole e frasi di carattere perciò incidentale che nel
parlato vengono in genere pronunciate con tono diverso, più
basso o più in fretta. Talvolta queste espressioni nel parlato hanno
un'introduzione che vuole sottolineare la loro incidentalità,
introduzioni come "sia detto tra parentesi" oppure "e
dico anche tra parentesi":
Le
preposizioni in italiano (e non solo in italiano) sono un argomento grammaticale
complesso
Una
parentesi aperta va sempre chiusa. Ma al contrario una parentesi chiusa non
sempre deve essere stata aperta. La parentesi chiusa serve infatti a isolare i
numeri o le lettere in una enumerazione:
a)
primo caso b) secondo caso c) terzo caso
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NOTA
BENE: Alcuni
segni, più che di intonazione, sono soltanto segni grafici e non hanno rilievo
nella lettura, perché non indicano né pause né toni di voce diversa. E' il
caso delle virgolette, della lineetta, del trattino, e dell'asterisco. Questi
segni servono a rendere più evidente il valore di certe parole e di certe parti
del discorso, a dare maggiore chiarezza allo scritto.
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Le
virgolette si usano per racchiudere discorsi diretti, citazioni, titoli, oppure
servono a mettere in risalto una parola con un valore di equivalenza:
Kennedy
ha detto: "Io sono berlinese!"
Nella favola "Cappuccetto Rosso" c'è una bambina che va dalla
nonna
Questo fa parte della nostra concezione del mondo, la "Weltanschauung"
dei tedeschi
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Indica,
in un dialogo, il distacco tra le varie battute:
—L'hai
vista? — gli chiese.
—No,
non la vedo dalla settimana scorsa — rispose.
Si
usa per evidenziare un inciso:
L'ho detto
— come vedi — per farla ragionare
Nella
lingua del computer e di Internet il trattino basso o la lineetta
bassa è quel segno spesso presente negli indirizzi e-mail per
colmare un vuoto lasciato da uno spazio:
giovanni_rossi
@ hotmail.com (leggi:
giovanni, lineetta bassa, rossi, chiocciola, hotmail, punto, com)
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Il
trattino si utilizza per collegare tra loro parole composte:
L'Emilia-Romagna,
l'impero austro-ungarico, il maxi-processo
Si
usa anche per la divisione in sillabe quando si va a capo.
Nella lingua del computer e di Internet il trattino basso o la lineetta
bassa è quel segno spesso presente negli indirizzi e-mail per
colmare un vuoto lasciato da uno spazio:
giovanni_rossi
@ hotmail.com (leggi: giovanni, trattino basso, rossi, chiocciola,
hotmail, punto, com)
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Si
può usare da solo o in gruppi di due o tre.
Da solo si può usare vicino a una parola per indicare una nota a piè di
pagina.
In gruppi può stare al posto di un nome che non si sa o che non si vuol dire.
Uso questo di antica tradizione letteraria giacché anche nei Promessi Sposi Alessandro
Manzoni scrive:
Il
Padre Cristoforo da *** era un uomo più vicino ai sessanta che ai cinquanta
La
parola "asterisco" è poi oggi molto usata in riferimento al tasto del
telefono che è in genere abbinato all'altro che si chiama "cancelletto"
(#)
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Scudit
Scuola d'Italiano, Via La Spezia 34 - 00182
Roma; tel +39.06.44362831; Email:
info@scudit.net
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