Matdid, materiali didattici di italiano per stranieri a cura di Roberto Tartaglione e Giulia Grassi, Scuola d'Italiano Roma

 
 

Angelica Benincasa

 

ESERCIZIO
SULLA
PUNTEGGIATURA

 

Soluzione dell'esercizio

TORNA AL TESTO PRINCIPALE


 
Libertà o non libertà nell'uso della punteggiatura, la punteggiatura serve: eccome. Provate a leggere questo brano (è la prima pagina di "Pinocchio", di Carlo Collodi). Abbiamo tolto tutti i segni di interpunzione e annullato le maiuscole. Provate poi a ricostruire il testo originale. Confrontate poi il vostro testo con quello di Collodi (che abbiamo riportato sotto). Se c'è qualche differenza non vi preoccupate: non è detto che Collodi abbia sempre ragione. E soprattutto non è detto che voi abbiate torto!
 
C'era una volta un re diranno subito i miei piccoli lettori no ragazzi avete sbagliato c'era una volta un pezzo di legno non era un legno di lusso ma un semplice pezzo da catasta di quelli che d'inverno si mettono nelle stufe e nei caminetti per accendere il fuoco e per riscaldare le stanze non so come andasse ma il fatto è che un bel giorno questo pezzo di legno capitò nella bottega di un vecchio falegname il quale aveva il nome mastr'Antonio se non che tutti lo chiamavano maestro Ciliegia  per via della punta del suo naso che era sempre lustra e paonazza come una ciliegia matura appena maestro Ciliegia ebbe visto quel pezzo di legno si rallegrò tutto e dandosi una fregatina di mani per la contentezza borbottò a mezza voce questo legno è capitato a tempo voglio servirmene per fare una gamba di tavolino detto fatto prese subito l'ascia arrotata per cominciare a levargli la scorza e digrossarlo ma quando fu lì per lasciare andare la prima asciata rimase col braccio sospeso in aria perché sentì una vocina sottile sottile che disse raccomandandosi non mi picchiare tanto forte figuratevi come rimase quel buon vecchio di maestro Ciliegia girò gli occhi smarriti intorno alla stanza per vedere di dove mai poteva essere uscita quella vocina e non vide nessuno guardò sotto il banco e nessuno guardò dentro un armadio che stava sempre chiuso e nessuno aprì l'uscio di bottega per dare un'occhiata anche sulla strada e nessuno o 
dunque ho capito disse allora ridendo e grattandosi la parrucca  si vede che quella vocina me la sono figurata io rimettiamoci a lavorare e riprese l'ascia in mano tirò giù un solennissimo colpo sul pezzo di legno ohi tu m'hai fatto male gridò rammaricandosi la solita vocina questa volta maestro Ciliegia restò di stucco cogli occhi fuori del capo per la paura colla bocca spalancata e colla lingua ciondoloni fino al mento come un mascherone da fontana appena riebbe l'uso della parola cominciò a dire tremando e balbettando dallo spavento ma di dove sarà uscita questa vocina che ha detto ohi eppure qui non c'è anima viva che sia per caso questo pezzo di legno che abbia imparato a piangere e a lamentarsi come un bambino io non lo posso credere questo legno eccolo qui è un pezzo di legno da caminetto come tutti gli altri e a buttarlo sul fuoco c'è da far bollire una pentola di fagioli o dunque che si sia nascosto dentro qualcuno se c'è nascosto qualcuno tanto peggio per lui ora l'accomodo io e così dicendo agguantò con tutte e due le mani quel povero pezzo di legno e si pose a sbatacchiarlo senza carità contro le pareti della stanza

 

ED ECCO QUI IL TESTO ORIGINALE

 
C'era una volta...
- Un re! - diranno subito i miei piccoli lettori.
- No, ragazzi, avete sbagliato. C'era una volta un pezzo di legno.
Non era un legno di lusso, ma un semplice pezzo da catasta, di quelli che d'inverno si mettono nelle stufe e nei caminetti per accendere il fuoco e per riscaldare le stanze.
Non so come andasse, ma il fatto è che un bel giorno questo pezzo di legno capitò nella bottega di un vecchio falegname, il quale aveva il nome mastr'Antonio, se non che tutti lo chiamavano maestro Ciliegia, per via della punta del suo naso, che era sempre lustra e paonazza, come una ciliegia matura.
Appena maestro ciliegia ebbe visto quel pezzo di legno, si rallegrò tutto; e dandosi una fregatina di mani per la contentezza, borbottò a mezza voce:
- Questo legno è capitato a tempo: voglio servirmene per fare una gamba di tavolino.
Detto fatto, prese subito l'ascia arrotata per cominciare a levargli la scorza e digrossarlo, ma quando fu lì per lasciare andare la prima asciata, rimase col braccio sospeso in aria, perché sentì una vocina sottile sottile che disse raccomandandosi:
- Non mi picchiare tanto forte!
Figuratevi come rimase quel buon vecchio di maestro Ciliegia!
Girò gli occhi smarriti intorno alla stanza per vedere di dove mai poteva essere uscita quella vocina, e non vide nessuno! Guardò sotto il banco, e nessuno; guardò dentro un armadio che stava sempre chiuso, e nessuno; aprì l'uscio di bottega per dare un'occhiata anche sulla strada, e nessuno. O dunque?...
- Ho capito; - disse allora ridendo e grattandosi la parrucca - si vede che quella vocina me la sono figurata io. Rimettiamoci a lavorare.
E riprese l'ascia in mano , tirò giù un solennissimo colpo sul pezzo di legno.
- Ohi! tu m'hai fatto male! - gridò rammaricandosi la solita vocina.
Questa volta maestro Ciliegia restò di stucco, cogli occhi fuori del capo per la paura, colla bocca spalancata e colla lingua ciondoloni fino al mento, come un mascherone da fontana.
Appena riebbe l'uso della parola, cominciò a dire, tremando e balbettando dallo spavento:
- Ma di dove sarà uscita questa vocina che ha detto ohi?... Eppure qui non c'è anima viva. Che sia per caso questo pezzo di legno che abbia imparato a piangere e a lamentarsi come un bambino? Io non lo posso credere. Questo legno eccolo qui: è un pezzo di legno da caminetto, come tutti gli altri, e a buttarlo sul fuoco, c'è da far bollire una pentola di fagioli... O dunque? Che si sia nascosto dentro qualcuno? Se c'è nascosto qualcuno, tanto peggio per lui. Ora l'accomodo io!
E così dicendo, agguantò con tutte e due le mani quel povero pezzo di legno, e si pose a sbatacchiarlo senza carità contro le pareti della stanza.