Matdid, materiali didattici di italiano per stranieri a cura di Roberto Tartaglione e Giulia Grassi, Scuola d'Italiano Roma |
|
|
L'interpunzione,
comunemente detta "punteggiatura", è un fenomeno grafico che
si è consolidato nell'uso solo con la diffusione del libro stampato. Con la maggiore alfabetizzazione della popolazione si è poi sentita sempre più forte l'esigenza di regolare nella pagina scritta la sequenza delle parole e delle frasi, per rendere più chiara e agevole la lettura. La punteggiatura è argomento di confine tra lo scritto e il parlato. Ed è proprio su questo punto che cominciano i guai… Eh sì! perché nel corso dei secoli numerosi studiosi si sono interessati della questione, ma il risultato non è dei più convincenti. Infatti non esiste un "testo sacro" che contenga regole certe sull'uso dei segni interpuntivi né una definizione rigorosa sull'argomento. |
Le posizioni oscillano tra
due esigenze apparentemente concordi, ma che si sono rivelate nel tempo
divergenti. Secondo alcuni, l'interpunzione è un sistema di interpretazione logico - sintattica, specifica dello scritto e necessaria come aiuto per la lettura visiva, cioè silenziosa. Per altri, invece, l'interpunzione come guida grafica per la lettura ad alta voce è utile per segnalare le pause e le intonazioni: è, dunque, proiezione dell'oralità sulla pagina scritta. La letteratura a questo proposito è sterminata. Eccone una piccola antologia: |
Le
repos de la voix dans le discours et les signes de la ponctuation dans
l'écriture, se corrispondent toujours, indiquent également la liaison
ou la disjonction des idées. |
La pausa nel parlato e i segni d'interpunzione nella scrittura coincidono sempre, indicano anche la connessione o la disgiunzione delle idee |
D'Alembert e Diderot Voce Ponctuation dell'Encyclopédie |
"J'
ai du faire mention de la ponctuation, pour compléter l'énumération
de tous nos moyens de syntaxe" |
Ho dovuto menzionare la punteggiatura per completare l'enumerazione di tutti i nostri mezzi della sintassi |
Destutt De Tracy, Idéologie, 2, 1803 |
"…una lingua scritta raramente è soltanto e totalmente un sistema di trascrizione di una lingua orale. In essa vi sono elementi che, invece di trascrivere aspetti del segnale sonoro, direttamente proiettano nel segnale scritto aspetti del significato che si vuole comunicare. Noi riteniamo che la punteggiatura, almeno come è usata normalmente oggi, sia costituita in buona misura da elementi di questo genere |
D.Parisi, R. Conte, Per un'analisi dei segni di punteggiatura, con particolare riferimento alla virgola, in Per un'educazione linguistica razionale, a cura di D. Parisi, Bologna, Il Mulino, 1979 |
" La virgola, segno di una breve pausa sospensiva a cui s'accompagna un'intonazione o accento musicale ascendente della voce, si pone tra le parti, - simili o no, formate da più parole o di una parola sola, - della proposizione e del periodo, quando sostituiscono ciascuna per sé unità ben distinta e separata dal resto" |
G. Malagoli, Ortoepia e ortografia italiana moderna, Milano, Hoepli, 1905 e 1912 |
Pour
ma part, j'aime les phrases qui se lisent de deux façons, et sont par là
riches de deux sens entre lesquels la ponctuation me forcereait à
choisir. Or, je ne veux pas choisir. |
Personalmente, mi piacciono le frasi che si leggono in due modi, e sono per questo ricche di due sensi tra i quali la punteggiatura mi forzerebbe a scegliere. Ora, io non voglio scegliere |
Louis Aragon, Traité de style, Paris 1928 |
"Quand
j'écris je m'écoute écrire, et c'est encore à haute voix que j'essaie
ensuite mon texte écrit (…). La poncuation a donc pour moi une
fonction essentiellement oratoire. J'affecionne les points d'interrogation,
d'esclamation, de suspension, et aussi les tirets, etc. Moins le
point-virgule que je n'entends pas. |
Quando scrivo mi ascolto scrivere, ed è addirittura ad alta voce che provo il mio testo scritto (…). La punteggiatura ha dunque per me una funzione essenzialmente oratoria. Prediligo i punti interrogativi , esclamativi, i puntini di sospensione, e anche i trattini, ecc. Meno il punto e virgola che non sento |
Michel Tournier, Intervista, "Traverses", 43, 1988 |
"Costrutto molto virgolato è costrutto molto bacato. Alle troppe virgole si riconosce che la locuzione è marcescente. Ma, mentre il cacio marcido cammina, lo stile fracido sta: putet et torpet". |
G. D'Annunzio, Faville del maglio I, p. 383 |
Un movimento
di rottura come il Futurismo teorizza una lingua dinamica che metta in
discussione la sintassi tradizionale, proponendo liberi accostamenti di
idee e parole. Da qui conseguenze pesanti anche per la punteggiatura:
Abolire
anche la punteggiatura. Essendo soppressi gli aggettivi, gli avverbi e
le congiunzioni, la punteggiatura è naturalmente annullata, nella
continuità varia di uno stile vivo, che si crea da sé, senza soste
assurde delle virgole e dei punti. Le parole liberate dalla punteggiatura irradieranno le une sulle altre, incroceranno i loro diversi magnetismi, secondo il dinamismo ininterrotto del pensiero. Filippo Tommaso Marinetti, Manifesto tecnico della letteratura futurista (11 maggio 1912), in Teoria e invenzione futurista, a c. di L. De Maria, Milano, 1968, pp. 41-42 |
Provate a
leggere il testo che segue totalmente privo di punteggiatura:
Ogni 5 secondi cannoni da assedio sventrrrare spazio con un accordo ZZZANG TUMB TUMB ammutinamento di cento echi per azzannarlo sminuzzarlo sparpagliarlo all'infiiiiiinito del centro di quel zzzang tumb tumb spiaccicato (ampiezza 50 kmq.) balzare scoppi tagli pugni batterie tiro rapido Violenza ferocia re-go-la-ri-tà questo basso scandere strani folli agitatissimi acuti della battaglia (…) Filippo Tommaso Marinetti, Zang Tumb Tumb (Assedio di Adrianopoli) |
La scrittura letteraria
del Novecento predilige tecniche che imitano il parlato. I segni d'interpunzione diventano importanti strumenti di rappresentazione della lingua orale, sono segnali di sintassi e di regia della "voce scritta"; caratterizzano graficamente sia la voce del narratore che le voci imitate dai dialoghi. Scompaiono così spaziature di rigo, trattini, virgolette normalmente utilizzati per la resa grafica dei dialoghi, a favore di un maggiore uso dei puntini di sospensione. Questo cambiamento segna un passaggio forte da una distanza tra voce narrante e voci dei personaggi ad una omologazione delle voci. Leggiamone un esempio: |
Recentemente s'erano
sparse altre voci, tutte assai tristi: o addirittura disgustose. Che
fosse iracondo, oltrechè uno scioperato uno scioperato lo si sapeva da
un pezzo. Adesso circolava la diceria che, iracondo, in accessi bestiali
di rabbia usasse maltrattamenti alla vecchia madre: smentiti per altro
dalla Peppa, la lavandaia, ch'era particolarmente dimestica della
Signora, e ne riceveva le più dolci ed umane confidenze….: e quindi
anche quella reiterata denegazione, della carità e dell'amor materno.
Povera Signora!…. Arrivava inatteso. Partiva quando tutti lo credevano
a leggere. Dicevano che fosse vorace, e avido di cibo e di vino; e
crudele: questo già fin da ragazzo: con le lucertole, che bacchettava
perfidamente, coi polli del Giuseppe (il primo Giuseppe, il predecessore
dell'attuale), che inseguiva ferocemente con una sua pazza frusta,
arrivando perfino, certe volte, tanto era lo spavento, a farli sollevare
da terra e quasi volare, pensate! Pensate! Volare! Come fossero falconi,
i polli!
(Carlo Emilio Gadda, La cognizione del dolore, ed. Manzotti, pp.77-78) |
La
punteggiatura è uno degli aspetti dello stile. Sanguineti afferma che
lo stile è non avere stile. Concludiamo questo breve viaggio con una
poesia il cui uso dei segni interpuntivi è consapevolmente erroneo:
La
poesia è ancora praticabile, probabilmente: io me la
pratico, lo vedi, in
ogni caso, praticamente così: con questa poesia molto
quotidiana (e
molto da quotidiano, proprio): questa poesia molto giornaliera (e molto
giornalistica, anche, se vuoi) è più chiara, poi, di quell'articolo di
Fortini che chiacchiera della chiarezza degli articoli dei giornali, se
hai visto «il Corriere»
dell'11, lunedì, e che ha per titolo appunto,
«perché è difficile scrivere chiaro» (e che dice persino,
ahimè che
la chiarezza è come la verginità e la gioventù): (e che bisogna
perderle, pare, per trovarle): (e che io dico, guarda, che è molto
meglio perderle che trovarle, in fondo): |
perché
io sogno di sprofondarmi a testa prima, ormai, dentro un assoluto
anonimato, (oggi ho perduto tutto, o quasi) : (e questo significa,
credo, nel profondo, che io sogno assolutamente di morire, questa
volta,
lo sai): oggi
il mio stile è non avere stile: (Edoardo
Sanguineti, PostKarten, 62, in Poesia degli anni sessanta, a c. di E.
Siciliano, Milano, |