Alessandro VI Borgia (morto nel 1503) la cerimonia
si ispira sempre più
direttamente ai trionfi romani, nel clima di richiamo all’antichità
proprio della Roma rinascimentale: “Questa città non ha in
verun’altra circostanza ripigliata l’antica sua dignità, né
spiegata con maggior pompa tutta la sua grandezza, che in quella, in cui
ha
guidato dal Vaticano al Celio, sotto gli archi trionfali del
Campidoglio e del Foro, i successori di Pietro al solenne Possesso della
lor sede” (Cancellieri, 1802).
Nell'antica Roma il trionfo
celebrava solennemente la vittoria di un generale (contro un nemico straniero e con almeno 5000 nemici
morti
in una sola battaglia). Durante il giorno del trionfo il popolo
affollava le strade e un lungo corteo attraversava la città: esso
partiva dalla Porta Trionfale e, dopo aver percorso la via Sacra nel
Foro Romano, saliva al Campidoglio, al Tempio di Giove
Capitolino. Il corteo trionfale era aperto dai senatori e dai
trombettieri; seguivano poi il bottino preso al nemico
(armi, insegne, statue, oggetti preziosi) accatastato su carri; quindi i prigionieri di
guerra incatenati ed, infine, il trionfatore su una quadriga tirata da
quattro cavalli bianchi: accanto aveva uno schiavo che gli ricordava che
lui era solo un uomo normale.
La cavalcata del
Possesso papale era quindi una specie di trionfo sacro. Ecco perché il corteo
passava davanti agli edifici della Roma antica, in particolare agli
archi di trionfo, che avevano un grande valore simbolico: essi richiamano immediatamente la
continuità tra la Roma imperiale e
la Roma dei papi, tra
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