Matdid, materiali didattici di italiano per stranieri a cura di Roberto Tartaglione e Giulia Grassi, Scuola d'Italiano Roma

 
 

Giulia Grassi e Roberto Tartaglione

 

 PANEM  ET CIRCENSES

 
 
Un brano famosissimo dal Nerone di Ettore Petrolini con note linguistiche sul dialetto romanesco
Smanioso di cose impossibili: l'immagine di Nerone nella testimonianza degli storici antichi (con un link ai testi)

Apparato di immagini

  

Livello intermedio 2


  
ETTORE PETROLINI (Roma, 1886-1936) è stato un grande attore comico teatrale e cinematografico. Il suo personaggio di romano cinico e sbruffone è tuttora attuale (non a caso un attore moderno come Gigi Proietti riprende spesso i suoi personaggi, le sue scenette e le sue battute che mantengono inalterata la loro carica comica).
Sul palcoscenico Petrolini era un vulcano di battute, doppi sensi, sfottò (prese in giro), parole storpiate e freddure, spesso inventate al momento in un rapporto molto diretto, a tu per tu, col pubblico che affollava i teatri (ad esempio, l'Ambra Jovinelli all'Esquilino). Un vero e proprio gran giocoliere delle parole.

La tradizione vuole che non abbia rinunciato alla battuta sarcastica nemmeno sul letto di morte: vedendo entrare il sacerdote con l'olio santo avrebbe mormorato: "Adesso sì che sono fritto".

Quella che segue è una scena tratta da uno dei suoi pezzi teatrali più famosi, Nerone. Il testo è stato ripreso in un film del 1930, Nerone, girato dallo stesso Petrolini con la regia di Alessandro Blasetti; il film era una satira non tanto velata di Mussolini e del regime fascista.
Nella scena, Nerone sta a casa sua e il popolo lo vuole morto perché ha incendiato Roma. Allora va alla finestra e fa un discorso per calmare gli animi. Il popolo gli grida "bravo!" e Nerone risponde grazie. E questo gioco del "bravo-grazie" si ripete più volte creando un effetto comico esilarante. 

NERONE: Atto unico del 1917 (SCENA OTTAVA)

EGLOGE: (entrando con un urlo di terrore)
Cesaretto
te vonno ammazzà! Tu sei responsabile dell'incendio.
 
NERONE: Io responsabile dell'incendio? No! Sono assicurato con la Fondiaria.
 
POPPEA: Cesare, persuadi il popolo con uno dei tuoi soliti discorsi.
 
NERONE: Sta bene, parlerò col popolo, ma non mi lasciate solo... venitemi a tergo... 
(Si avvia al podio, ma delle urla improvvise  lo fanno retrocedere frettolosamente)
Ah, no... il popolo è ignorante...
vo' li quatrini...
(Ripete l'azione e nuovamente retrocede)
Ho trovato... il popolo è mio... un nume mi ha dato un lume: Eureka! Eureka! E chi se ne... importa! L'ho in mano... Basta che lo fai
divertì  il popolo è tuo...
(Va al podio accolto nuovamente dalle urla, rimane al podio dicendo
i numeri della morra)
Sette... Tre... Tutta...

 
VOCE (d. d.): Quattro... Otto... Sei... Sei...
 
NERONE: Stupido... Ignobile plebaia! Così ricompensate i sacrifici fatti per voi? Ritiratevi, dimostratevi uomini e domani Roma rinascerà più bella e più superba che pria...
 
VOCE (d. d.): Bravo!
 
NERONE: Grazie.
(Rivolgendosi a Egloge e a Poppea)
E' piaciuta questa parola... pria... Il popolo quando sente delle parole difficili si affeziona... Ora gliela ridico... Più bella e più superba che pria.
 
VOCE (d. d.): Bravo!
 
NERONE: (sempre più affrettatamente quasi cercando di sorprendere il popolo)
Più bella e più superba che pria...

VOCE (d. d.): Bravo!

 
NERONE: Più bella... grazie.
 
VOCE (d. d.): Bravo!

NERONE: ... Zie.
 

VOCE (d. d.): Bravo!

NERONE (facendo il gesto di dire la parola pria, senza però dirla)

VOCE (d. d.): Bravo!

NERONE: Bravo!

Fotogramma della versione cinematografica del "Nerone" di Petrolini  curata da Alessandro Blasetti (1930)

VOCE (d. d.): Grazie!
 
NERONE: Lo vedi all'urtimo come è il popolo? Quando si abitua a dire che sei bravo, pure che non fai gnente, sei sempre bravo! Guarda
(ripete il gesto senza dire la parola).

VOCE (d. d.): Brrrrrr...
 
NERONE: Domani... Domani... Domani... quanti ne abbiamo... Domani ne abbiamo... saranno fatte grandi distribuzioni di vino, di olio, di pane e di sesterzi... Panem et circentibus...
 
VOCE (d. d.): Panem et circenses!
 
NERONE: Cacchibus... C'è uno che parla bergamasco... Eccomi a voi tutto d'un pezzo... Io vi darò tutto, basta che non domandate nulla! Il momento è difficile, l'ora è suprema, l'affare s'ingrossa e... e chi la fa l'aspetta! Ed ora, ed ora vattene, diletta ciurmaglia!

 

 
 
NOTE LINGUISTICHE E CENNI DI DIALETTO ROMANESCO

 
te vonno ammazzà
= ti vogliono ammazzare

TE: In dialetto romano tutti i pronomi in -i (mi, ti, si, ci, vi) terminano in -e:
Es: me chiamo, te vedo, se ricorda, ce vado, ve aspetto ecc.

VONNO: è la terza persona plurale del presente indicativo del verbo volere. In romanesco l'intero presente è: vojo, vôi, vô (vôle), vôlemo, vôlete, vonno.
La riduzione del dittongo -uo- a una semplice -
ô- è comune in dialetto; per questo ci sono parole come er côco (il cuoco), pôi (puoi), côcere (cuocere), môre (muore), môvere (muovere).
D'altra parte il dittongo -uo- anche nella lingua italiana nazionale mostra di avere oscillazioni: per esempio la parola giuoco vive parallelamente alla parola gioco e nella coniugazione dei verbi nuocere, cuocere e muovere abbiamo spesso alternanza fra  -uo--o-.

AMMAZZA': caratteristica molto forte del romano è la perdita del -re finale in un verbo all'infinito. Esempi: devo lavorà, vojo partì, posso scrive, me sto a divertì, ecc.


vo' li quatrini = vuole i quattrini (i soldi)

VO': terza persona del presente indicativo del verbo volere

LI: articolo maschile plurale. Gli altri articoli sono er, 'o, 'a, li, ji, 'e.
Esempi: er cane, 'o zucchero, 'a signora, li morti, ji studenti, 'e donne

QUATRINI: il quattrino era un'antica moneta usata nello Stato del Vaticano. Ancora oggi si usa come sinonimo scherzoso di denaro. Es: non ho un quattrino, i quattrini non bastano mai ecc.
La riduzione della doppia -tt- a scempia -t- è un'altra caratteristica del romanesco.
Per esempio si dice guera (guerra), tera (terra), erore (errore), machina (macchina) ecc. Tuttavia in qualche caso il romanesco raddoppia suoni consonantici che invece sarebbero scempi: per esempio si dice Robberto invece di Roberto. In questo perciò il dialetto romanesco è diversissimo dal dialetto veneto dove invece tutte le doppie sono ridotte a scempie.


divertì = divertire


i numeri della morra. Sette... Tre... Tutta...

La "morra" è un antico gioco d'azzardo che si fa fra due o più persone gridando un numero e aprendo la mano con le dita tese (il pugno chiuso vale zero, indice teso vale 1, indice e medio 2, pollice indice e medio 3, indice medio anulare e mignolo 4, tutte le dita 5). Questo gioco, considerato di basso livello e pericoloso per le liti che poteva provocare, in alcuni periodi è stato anche vietato. Oggi è stato quasi dimenticato.


plebaja = plebaglia

Il suono -gli-, in romanesco, è sostituito da quello di una j semiconsonante. 
Per esempio: vojo (voglio), tajare (tagliare), ajo (aglio), cojere (cogliere) ecc.


pria = prima

Non è dialetto ma italiano antico, con un forte valore di parola colta e raffinata. Nerone la dice, appunto, per impressionare il popolo. L'espressione "più bella e più superba che pria", lanciata da Petrolini con questa sua scenetta, è diventata quasi un modo di dire ironico in italiano (come se uno volesse sentirsi dire "bravo!")


all'urtimo = all'ultimo, alla fine

L'oscillazione fra -l- e -r- (per la quale spesso si scherza a proposito della pronuncia di persone madrelingua cinesi o giapponesi) è propria anche del dialetto romanesco. In particolare la consonante -l- si trasforma in -r- quando è seguita da un'altra consonante.
Per esempio: arba (alba), arcool (alcool), Ardo (Aldo), Arfredo (Alfredo), armeno (almeno), Arpi (Alpi), arquanto (alquanto), arto (alto), Ervira (Elvira), barzo (balzo)


gnente = niente

In romanesco il nesso ni- seguito da vocale si trasforma in gn. Allo stesso modo si trasforma in gn anche il nesso ng + i:
Per esempio: gnente (niente), magni (mangi


 
Panem et circentibus.
.. -  Panem et circenses!

La forma corretta in latino è "panem et circenses" e si trova in un verso delle Satire del poeta latino Giovenale ( X, 81).
Nerone, naturalmente, è ignorante e dice "panem et circentibus" e quando una persona lo corregge non capisce nemmeno che si tratta del latino e lo scambia per bergamasco, il dialetto di Bergamo (per un romano è uno dei dialetti più "misteriosi"). 
Il senso dell'espressione è "pane e giochi del circo": insomma, se al popolo dai da mangiare e lo mandi allo stadio sarà sempre dalla tua parte. Un'idea, questa di Nerone, che vale anche oggi, no?
 

Manifesto di L. METLICAVITZ  per l'opera lirica "Quo vadis?" con musica di J. Nougues del 1911

cacchibus

Questa parola evidentemente non esiste: si tratta dell'esclamazione volgare italiana "cacchio!" latinizzata da Petrolini con quel suffisso -ibus che funziona sempre per dare alle parole un'aria latina e importante. D'altra parte anche poco prima nell'espressione "circensibus" l'errore (e l'ironia) consisteva proprio nell'aver reso una parola che era già latina ancora più latina con quel comodo suffisso.

 
 

Fra i materiali di MatDid ci sono altri testi in romanesco. Si tratta di due poesie:
Er padre de li santi, di Giuseppe Gioacchino Belli
La bbella Cenci, di Giggi Zanazzo