Matdid, materiali didattici di italiano per stranieri a cura di Roberto Tartaglione e Giulia Grassi, Scuola d'Italiano Roma |
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La storia
drammatica di Beatrice Cenci ha colpito la
fantasia di artisti, musicisti, poeti e drammaturghi, particolarmente dall'Ottocento
in poi. Sono nate così molte opere di tono diverso, nelle quali si
sottolineavano via via gli aspetti romantici, tragici, anticlericali,
patriottici, storici della vicenda. Si tratta infatti di una "storia" che non lascia indifferenti, perché in essa è possibile trovare ciò che tuttora appassiona la gente, e la spinge a seguire le telenovelas o i fatti di cronaca sui giornali o in televisione: potere, violenza, amore, giustizia, ribellione, crudeltà, eroismo. Tra i tanti lavori, ricordiamo quelli di Percy B. Shelley (The Cenci: A Tradgedy in Five Acts, 1819), |
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Stendhal
(Les Cenci-Croniques italiennes, 1839), Antonin
Artaud (Les Cenci, 1934), Alberto Moravia (Beatrice Cenci,
1958), Alberto Ginastera (Beatrix
Cenci, opera in due atti, libretto di William Shand e Alberto Girri,
Prima a Washinghton, 10 settembre 1971). |
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Quello che riportiamo di seguito è un brano, scritto in romanesco, dal poeta e commediografo dialettale Giggi Zanazzo (1860-1911). È tratto dalla raccolta "Novelle, Favole e Leggende Romanesche" (1907-1910), e testimonia come il mito di Beatrice tra il "popolo romano" abbia radici profonde. Di seguito, c'è la "traduzione" in italiano. |
La Bbella Cenci |
Era chiamata
la Bbella Cenci, pe' la su' gran bellezza. E vvonno dì' che l'eredi de la Bbella Cenci tutti l'anni mànneno una
citazione a la famija Bborghese, p'ariavé li bbeni de loro. |
Era chiamata la Bella Cenci,
per la sua grande bellezza. Infatti era la più bella zitella (nubile) di Roma. Avrebbe potuto essere la più fortunata di tutte la ragazze dell'epoca, perchè era ricchissima, era invece la più disgraziata, la più infelice del mondo. Suo padre era un boia, ma un boia tale, che era il terrore della famiglia. Aveva cacciato da casa i figli maschi e li faceva morire di fame. A casa poi, sia con la moglie che con la figlia era un tiranno! Gli faceva mancare da mangiare, da bere e da vestire, e le tiranneggiava in tutti i modi. Se non fosse stato ricco, poco male; ma invece così ricco che i soldi gli arrivavano fin sopra la testa; perciò, possa morire anche se è già morto, lo faceva per cattiveria, perché era il più mascalzone del mondo. E quella povera infelice della figlia sopportava con santa pazienza e soffriva i dolori dell'inferno. E tutto sarebbe rimasto così se quel mascalzone del padre si fosse accontentato di trattare la sua famiglia come se fosse spazzatura; ma c'era di peggio. Vedendo la bellezza della Bella Cenci, non gli venne (fa vergogna solo il dirlo!) non gli venne la smania, che possa essere ammazzato, di godersi la figlia?! E ogni tanto cercava di afferrarla mentre stava sola a letto, per farci il proprio comodo. Potete immaginarvi lo spavento di quella poverina! Non aveva più una goccia di sangue nelle vene. La matrigna (ché la madre vera era morta da molto tempo) doveva far finta di niente altrimenti erano guai per lei! Consigliarono alla Bella Cenci di inviare al Papa un memoriale sui cattivi trattamenti di suo padre; lei lo fece; ma avete avuto risposta voi che non l'avete fatto? Così lei. Intanto le persecuzioni di quel mascalzone del padre, di quel cannibale, non avevano mai fine. La cosa era arrivata anche all'orecchio del ragazzo della Bella Cenci; e potete immaginarvi come era amareggiato, e quale odio sentiva dentro di sé per quel mascalzone del padre. E i ferri si arroventarono a tal punto che decise di fargli la pelle la prima volta che ne avesse avuto la possibilità. Così, quando la Bella Cenci di notte si chiudeva nella sua stanza per dormire il ragazzo le faceva la guardia di nascosto, per vedere se poteva scoprirlo. E non dubitate che una notte vide il padre seminudo uscire quatto quatto dalla sua stanza; lui lo seguì piano piano e lo vide entrare nella stanza della Bella Cenci. Allora lui sguainò la spada, e mentre quel mascalzone scopriva la figlia che dormiva gli saltò addosso, gli infilò la spada nella schiena, e lo stese freddo accanto al letto di quella povera innocente. Poi la svegliò e le disse: - Finalmente me lo sono lavorato! E le indicò il padre stecchito sul pavimento, in un lago di sangue. Potete immaginarvi lo spavento della figlia e della madre! Ma il danno era fatto e non c'era rimedio. Bisognava pensare a salvarsi dalla giustizia. Allora, rapidamente e tutti d'accordo, sollevarono il cadavere e lo gettarono giù da un balcone che di affacciava sulla campagna, per far credere che il morto si fosse buttato dalla finestra. E il ragazzo della Bella Cenci, poi, pensò subito a scappare. E tutto sarebbe andato a finire bene se la Bella Cenci fossi stata povera; ma i soldi che aveva furono la causa della sua rovina. Infatti, il papa che c'era allora pensò di usare quel pretesto per mandare tutti i Cenci a morte ed impossessarsi di tutti i beni, che assommavano a parecchie centinaia di migliaia di scudi. Detto fatto, furono arrestati la matrigna, la Bella Cenci e tutti i fratelli, gli fu fatto il processo e furono tutti condannati a morte e ad essere torturati con le ternaglie e squartati, compreso un fratellino della Bella Cenci che non aveva nemmeno dodici anni. Cosa non fece l'avvocato Farinacci per salvare almeno quella povera figlia, non ve lo potete immaginare! All'ultimo momento il papa si degnò (sai che spreco!) di concedere la grazia al ragazzino a patto che stesse sul palco a godersi tutta quella carneficina fatta alla madre, alla sorella e ai fratelli, e che poi si facesse castrare come un gattino. Si dice che il giorno dell'esecuzione a Roma ci fu una grande confusione. Quando apparve sul palco quella povera figlia della Bella Cenci, successe un tumulto. Mastro Titta [il boia] dovette mettere mano alla spada per salvarsi la pelle. Tutto il popolo voleva assolutamente salvare la Bella Cenci; e se non ci fossero stati i soldati ci sarebbe riuscito. Ma fu tutto inutile, perchè giustizia fu fatta; a quella povera figlia per grazia speciale fu soltanto tagliata la testa. Si dice che prima di morire lei fece sapere al papa che se le avesse salvato la vita lei avrebbe fatto rifare tutto a nuovo con la chiara delle uova Ponte Rotto. Ma il papa non sentì nulla; e dopo aver fatta la carneficina si scippò tutti i beni della famiglia Cenci, e ci arricchì la sua famiglia. Si dice che fra la roba di cui si impossessò c'era pure Villa Borghese. Anzi la maggior parte di quei beni andò a finire nelle mani dei principi Borghese che erano, non so per parte di chi, parenti del papa. Si
dice che gli eredi della Bella Cenci tutti gli anni mandano una
citazione alla famiglia Borghese, per riavere indietro i propri beni. |