Nella Galleria
Colonna a Roma c'è un quadro con Venere e Cupido dipinto
nel 1565 da Michele di Ridolfo del Ghirlandaio (figlio
del più celebre Domenico Ghirlandaio).
Fino al 2000 chi visitava la Galleria raramente si soffermava su
questa opera, dove una Venere cicciona era goffamente avvolta in
una tunichetta a righe scolorita: una domestica, più che una
dea. Il restauro di cinque anni fa ha giustamente eliminato quei
vestiti, che erano stati aggiunti nel 1840, e Venere è tornata
ad essere la dea della bellezza e dell'amore.
Il quadro è bellissimo anche perché Ridolfo aveva preso a
modello un disegno fatto da Michelangelo intorno al
1533, disegno oggi perduto ma che aveva ispirato anche altri
artisti, come ad esempio Pontormo. Nel disegno di Michelangelo
come nei quadri derivati da esso Venere era, naturalmente, nuda;
ma nell'Ottocento la dea è stata spesso coperta da tuniche e
veli perché il suo nudo era considerato troppo sensuale e
provocante.
Il restauro ha riportato Venere alla sua nudità originaria.
Sappiamo che nel Cinquecento la dea creata da Michelangelo era
considerata un esempio di bellezza femminile ideale, anche se ai
nostri occhi può non sembrarlo: è muscolosa, con i seni piccoli
(niente silicone), le cosce carnose e i fianchi larghi (alla
faccia delle top model taglia 40). Il restauro ha anche ridato
vita ai colori, accesi e raffinati, che aggiungono fascino a
questo nudo tentatore. Ti credo che l'hanno censurato...