Matdid, materiali didattici di italiano per stranieri a cura di Roberto Tartaglione e Giulia Grassi, Scuola d'Italiano Roma

 
 

Roberto Tartaglione

 

LA TORRE DI BABELE

  
 Qualche debito culturale, artistico e linguistico dell'Occidente verso la Mesopotamia.
Link di approfondimento: La culla della civiltà; Il chiodo fisso dei Sumeri; Ur, una grande città sumera; I condottieri salvati dalle acque

Qualche nota sul futuro: Del doman non c'è certezza

 

 Livello intermedio 1


 
"Gli iraqeni sono un popolo troppo giovane per gestire una democrazia!" ha detto in televisione qualcuno qualche giorno fa. Questa frase è stata lo spunto per andare a cercare qualche cosuccia sul passato di quella terra tra il Tigri e l'Eufrate con la quale noi occidentali qualche rapporto l'abbiamo avuto... pare.
A parte Adamo ed Eva o la storia della Torre di Babele a due passi da Baghdad, c'è pure chi dice che perfino la lingua che parliamo in Italia viene da lì (vedi Il chiodo fisso dei Sumeri); da quelle parti sembra poi che siano nati anche quei miti di eroi salvati dalle acque che ci ricordano tanto Romolo e Remo (vedi I condottieri salvati dalle acque). Ma sono talmente tante le cose che vengono da quelle terre (vedi
La culla della civiltà) che ci dispiacerebbe davvero se tutto finisse come è finita Ur (vedi Ur, una grande città sumera).
Ma se nonostante questo qualcuno vuole ancora occuparsi di grammatica, può anche vedere qualcosa sull'incertezza del nostro futuro (vedi
Del doman non c'è certezza).
 
PIETER BRUEGHEL, La grande Torre di Babele, 1563 (Wien, Kunsthistorisches Museum) Tutta la terra aveva una sola lingua, con le stesse parole. 
Dopo essere partiti dall’oriente, gli uomini trovano una pianura nella terra di Senaar, e decidono di abitarci. 
E gli uomini dicono: "Venite, facciamo dei mattoni, cuociamoli con il fuoco".
E si servono di mattoni invece che di pietre, e di bitume invece che di cemento.
E dicono ancora: "Venite, costruiamo una città e una torre. La sua cima toccherà il cielo, e renderemo famoso il nostro nome prima di disperderci per tutta la terra".
 
Ma il Signore scende a vedere la città e la torre che i figli di Adamo stavano fabbricando: "Ecco - dice - sono un solo
popolo, hanno tutti la stessa lingua. Ma ora che hanno cominciato non cambieranno i loro disegni fino a quando non porteranno a termine la loro opera. Scendiamo allora a confondere il loro linguaggio così che non potranno più intendersi". 

E così il Signore li ha dispersi da quel luogo su tutta la terra.
La città si chiama Babele, perché lì è nata la "confusione" di tutti i linguaggi della terra.
                                                                                                                       (dalla Genesi)
 
 
 
Nell'immagine a sinistra una ricostruzione settecentesca - un po' fantasiosa - di Babilonia al tempo di Nabucodonosor II (604-562 a.C.): si vedono le mura della città, i giardini pensili e, sullo sfondo, la Torre di Babele.
Nell'immagine a destra la veduta aerea dello scavo della Torre di Babele, così come appariva nel 1993: della torre si vedono solo le fondamenta.
La lunghezza del lato del quadrato è di 92 metri. L'altezza era sempre di 90 metri distribuiti in sette terrazze. In cima c'era il tempio del dio Marduk: Erodoto (che ha visitato Babilonia nel 460 a.C.) racconta che nel tempio c'erano un divano e una tavola d'oro: lì, secondo i Babilonesi, il dio andava a riposare la notte.
L'edificio risaliva probabilmente al 1100 a.C., al regno cioè di Nabucodonosor I.