Matdid, materiali didattici di italiano per stranieri a cura di Roberto Tartaglione e Giulia Grassi, Scuola d'Italiano Roma |
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1.
Fra tre giorni parto: ha detto che dopo tre giorni sarebbe partito Una
tipica costruzione verbale che rende l’idea del futuro è poi quella
costituita dal verbo avere + preposizione da + infinito: ho da
lavorare, ho da fare, ho da studiare (espressioni che significano devo
lavorare, devo fare, devo studiare). Proprio da questa costruzione nasce
in italiano antico la forma che oggi indichiamo come futuro indicativo:
Il
futuro italiano, insomma, contiene fin dalle sue origini un elemento di
“incertezza” collegato a quel verbo dovere che sta a sottolineare l’estrema probabilità di un fatto,
ma non la sua matematica ineluttabilità. In
questo senso quando diciamo che il treno arriverà alle nove intendiamo
comunque dire che quel treno ha da arrivare, deve arrivare. Se
un amico che mi aspetta sotto casa mi citofona e mi chiede se scendo,
facilmente gli rispondo: "vengo fra un minuto". Solo così posso dargli la certezza che non sto perdendo tempo e lui
dovrà aspettarmi per poco. Se gli dicessi "verrò fra un minuto" certamente si accenderebbe una sigaretta. In
sostanza: il futuro (e non il congiuntivo!) ha un forte valore di
incertezza e dubbio personale su un fatto che si svolgerà in seguito.
Ma questo dubbio, questo senso di deve essere così
è talmente forte che posso utilizzarlo anche per manifestare una
opinione su un fatto presente: Il
“futuro di dubbio”, assai utilizzato nella lingua parlata, ricorre
meno frequentemente nella lingua scritta un po’ perché quando scrivo
manifesto più spesso certezze che incertezze, un po’ per un altro
motivo. Si
dice spesso che l’italiano non è una lingua tonale, cioè che il tono
della voce non incide profondamente sul senso della frase. L’unico
caso in cui l’italiano mostra una caratteristica di lingua tonale è
quello della frase interrogativa: la differenza fra sei stanco!
e sei
stanco? è tutta
nell’intonazione della voce che permette di far capire se la frase
esprime una affermazione o un'interrogazione. Nella lingua scritta il
valore tonale dell’interrogativa è reso dal punto interrogativo. Nel
caso del futuro di dubbio però una qualche componente tonale (e spesso
gestuale) influisce pure molto sul senso complessivo della frase. Lui avrà vent’anni: scritta in questo modo la frase lui avrà vent’anni è incomprensibile. Intendo dire che domani è il suo
compleanno o che secondo me lui forse ha venti anni? Nel
discorso indiretto al passato, evidentemente, un futuro di dubbio non
potrà essere reso da un condizionale composto: 3.
Marco è diventato grande. Domani
avrà vent’anni 4.
Marco è molto giovane. Avrà al massimo vent’anni Discorso
analogo può essere fatto per il futuro anteriore. 5.
Andrò in Spagna dopo che avrò imparato lo spagnolo è
una frase certamente corretta, ma probabilmente un po’ pesante dal
punto di vista stilistico. Facilmente quindi si usa il passato prossimo
(tempo della “compiutezza dell’azione”) in una espressione tipo: 5a. Andrò in Spagna
dopo che ho studiato lo spagnolo La
mia “incertezza” su un accadimento passato può invece essere
espressa benissimo con il futuro anteriore:
Le
possibilità del futuro non si esauriscono qui: ci sono casi in cui devo
usarlo e dove non si può sostituirlo automaticamente con un
presente (un giorno il mondo finirà, e non posso dire un
giorno il mondo finisce). Ma
degli altri usi del futuro parleremo un'altra volta. |