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Gli anni Settanta sono gli
anni del femminismo militante. Le strade delle città italiane si
riempiono di cortei di donne che rivendicano un nuovo ruolo nella
società e (nuovi) diritti, sull'onda di quanto avviene nello stesso
periodo nel resto del mondo occidentale. "Tremate, le streghe son
tornate" e "Io sono mia" sono gli
slogan urlati in faccia agli stupiti, e preoccupati, uomini del Belpaese.
I temi della sessualità sono considerati
fondamentali nel
determinare la discriminazione |
rispetto agli uomini e il
carattere 'maschilista' della società: per questo il Movimento di Liberazione
della Donna (MDL), nato nel 1969, si impegna in due battaglie-simbolo, l'aborto e la violenza sessuale.
Le lotte per
ottenere una regolamentazione dell'aborto o interruzione
volontaria di gravidanza (Legge n° 194 del maggio
1978) durano un decennio: la prima manifestazione contro le
norme che puniscono l'aborto come reato è del 20 novembre 1971.
Il fallito referendum per abolire la legge ormai approvata dal
Parlamento è del 17 maggio 1981.
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Prima della legge 194 l'aborto
era solo clandestino. Chi non aveva soldi finiva
nelle mani di una mammana, che 'operava' in condizioni igieniche
spesso disastrose: si poteva morire. Chi aveva i soldi andava in clinica
da un "cucchiaio d'oro" (come venivano chiamati i medici che, a
caro prezzo, praticavano aborti) o volava all'estero, nei paesi dove
c'erano già leggi di regolamentazione.
Le femministe manifestano (con slogan provocatori come "l'utero
è mio, e lo gestisco io"), partecipano attivamente ai
processi contro donne accusate di "procurato aborto",
fondano
"Centri per la salute della donna" e "Consultori autogestiti"
per la contraccezione (parola che in Italia è ancora un tabù).
Che si tratti di un argomento molto sentito nella società
italiana si vede nel 1981: quando il Movimento per la
Vita, con
l'appoggio della Chiesa cattolica e della Democrazia Cristiana, propone un referendum per abolire la
194, il 68%degli italiani è contrario all'abolizione. |
Altro tema caro al
movimento femminista è quello della violenza sessuale. Momento
centrale, e simbolico, delle loro battaglie è un processo
celebrato nel 1978 contro quattro uomini accusati di aver
stuprato una diciottenne, Fiorella, che ha avuto il coraggio di
denunciarli. Il film girato in aula,
Processo per
Stupro, viene mandato in onda l'anno dopo in
televisione. Le arringhe degli avvocati degli stupratori
esprimono
convinzioni largamente diffuse nella società italiana:
se una donna non vuole, non viene violentata, anche se
gli aggressori sono in quattro; se non è piena di
lividi, graffi escoriazioni e tumefazioni
significa che era consenziente; se resta a casa, e non
va in giro a "provocare" i maschi, nessuno la violenta.
Lo stupro è una violenza di serie B. Non a caso è un
reato contro la morale e un matrimonio riparatore
può annullarlo: se lo stupratore sposa la stuprata è
come se non fosse successo niente... E se una donna
rifiuta il matrimonio e denuncia il violentatore, come
aveva fatto nel 1967 la siciliana Franca Viola,
viene considerata una pazza se non peggio. |
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Il
matrimonio riparatore viene abolito nel 1981; ma
solo nel 1996 lo stupro diventa un reato contro la
persona, come inutilmente avevano chiesto le femministe
per anni.
Sempre nel 1981 scompare un'altra norma contro le donne,
il delitto d'onore, una simpatica istituzione
garantita dall'articolo 587 del Codice Penale: "Chiunque cagiona la
morte del coniuge, della figlia
o della sorella, nell'atto in cui ne scopre la illegittima
relazione carnale e nello stato d'ira determinato dall'offesa
recata all'onor suo o della famiglia, è punito con la reclusione
da tre a sette anni. Alla stessa pena soggiace chi, nelle dette
circostanze, cagiona la morte della persona che sia in
illegittima relazione carnale col coniuge, con la figlia o con
la sorella".
Del resto... considerando che per divorziare in
Italia ci vogliono da un minimo di quattro anni fino a
dieci o più... il delitto d'onore poteva essere una
valida soluzione per abbreviare i tempi (come
brillantemente proposto, fin dal 1961, nel film di
Pietro Germi Divorzio all'italiana).
Un decennio formidabile, insomma, per i diritti dell'altra metà del cielo. |
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"Se a partorire fossero
gli uomini, l'aborto
sarebbe un sacramento"
(Franca Rame)
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