SCUDIT, SCUOLA D'ITALIANO ROMA, PRESENTA MATDID, MATERIALI DIDATTICI DI ITALIANO PER STRANIERI A CURA DI ROBERTO TARTAGLIONE E GIULIA GRASSI


 

Materiale: n. 137_link -  Data: 20.02.2005  - Livello: intermedio 2 (B2)
Autore: Roberto Tartaglione

 



 

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IL WESTERN? MADE IN ITALY, NOT IN U.S.A.
(adattamento da: Gian Antonio Stella - L’Europeo, 2005, n°1)


È stato un oriundo siciliano, Charles Angelo Siringo, a “inventare” la letteratura sul Far West, da cui poi è nato il filone cinematografico. E quanti italiani nell’epopea della corsa all’Ovest!

Avevamo lasciato i cavalli dietro un’altura piuttosto lontana dalla casa.
Come fece giorno, abbastanza da vederci, Charles Bowdrie uscì dalla porta
per andare a dare un’occhiata al cavallo, ma non aveva messo piede a terra
che due pallottole, sparate da Garret e Hall,
che si trovavano ancora all’angolo a non più di dodici piedi dalla porta,
lo mandarono al creatore
”.

Non aveva studiato tanto e non aveva forse una gran penna Charlie Angelo Siringo, ma il modo in cui ha descritto nel suo primo libro A Texas Cowboy la cattura di Billy the Kid, ad opera del suo amico Pat Garrett celebrato anche nello straordinario film di Sam Peckinpah con la colonna sonora di Bob Dylan, ha la freschezza dei grandi racconti d’avventura. E alla fine dell’Ottocento ha avuto un clamoroso successo con la vendita di oltre un milione di copie. Perciò possiamo considerarlo uno dei padri, forse il più famoso, del genere western.
Figlio di Antonio Siringo, un siciliano finito attraverso chissà quali peripezie nel Texas, dove aveva sposato un’irlandese di nome Bridgit “White”, Charles Angelo nacque a Matagorda County nel 1855. Perso il padre quando aveva solo un anno, era cresciuto con la madre e una sorella più grande, aveva frequentato un po’ la scuola e poi aveva preso a vagabondare per il grande West americano dove, come spiega Francesco Durante nell'antologia Italoamericana edita da Mondadori, giravano molti più italiani di quanti noi solitamente immaginiamo.

Come Giovanni Crisostomo Martino, un trovatello di Sala Consilina, in provincia di Salerno che, dopo essere sbarcato clandestino in America nel 1874, si era arruolato per avere la cittadinanza americana nel VII Cavalleria, per finire due anni dopo, col nome di John Martin e la qualifica di trombettiere, nell’inferno di Little Big Horn dove vennero massacrati gli uomini del generale George A. Custer:  tra questi c’erano ben cinque italiani.
E ancora Edoardo Ferraro, che durante la guerra di Secessione comandò l’unico battaglione di schiavi neri liberati.

E Carlo Camillo Di Rudio, un nobile bellunese che, coinvolto nei tumulti delle Cinque Giornate di Milano, nella difesa della Serenissima, nell’avventura della Repubblica Romana con Mazzini e poi nell’attentato a Napoleone III di Felice Orsini, partecipò al leggendario inseguimento di Capo Giuseppe, l’indiano Nez Perce in fuga con il suo popolo verso il Canada.

Personaggi straordinari. Ma nessuno ha avuto, per l’epopea western, il ruolo e la fama di Siringo. Cowboy specializzato nei pericolosi trasferimenti di grandi mandrie, cacciatore di taglie, agente della celeberrima agenzia Pinkerton, Charlie Angelo scrisse il suo primo libro, nel 1885, quando aveva solo trent’anni. Il titolo era liscio liscio: Un cowboy del Texas. Ma il sottotitolo era formidabile (Quindici anni a cavallo di uno scatenato pony spagnolo). Il successo fu immediato e clamoroso.

Trasferitosi a Chicago per lavorare alla Pinkerton’s National Detective Agency, Siringo fu per ventidue anni un investigatore di successo, batté in lungo e in largo tutto il West con un paio di puntate anche in Alaska e a città del Messico. Costretto ad occuparsi delle prime ondate di scioperi, scioperi talvolta epocali e durissimi, si vantò di averli sempre affrontati senza usare la violenza. Lasciata l’Agenzia nel 1907, si ritirò nel suo ranch di Santa Fe, nel New Mexico, per scrivere un secondo libro che sperava ripetesse il successo del primo: Pinkerton’s Cowboy Detective.
Gli andò tutto storto. La Pinkerton, della quale voleva raccontare i segreti, gli fece causa e lui fu costretto a cambiare tutto, a uscire con un titolo ridotto (A Cowboy Detective) e a cambiare tutti i nomi… Un flop. Né andò meglio il libro successivo, pubblicato anonimamente, Two Evil Isms, Pinkertonim and Anarchism (Due cattivi “ismi”: il pinkertonismo e l’anarchismo). Attaccato dall’agenzia per la quale aveva lavorato, venne salvato dal governatore del New Mexico che lo fece assumere come ranger, nel 1916. Falliti altri tentativi di rilancio,  scosso nella salute, deluso dal disastro di un paio di matrimoni sbagliati dopo la perdita della prima moglie che era morta lasciandogli una bambina di cinque anni, piegato dai debiti, Charlie Angelo tentò la sorte a Los Angeles. Qui accarezzò l’idea di fare l’attore in uno dei primi western di successo, per ripiegare infine su ruoli di consulenza senza mai più riuscire a recuperare l’antica fama. Morì ad Altadena, in California, il 18 ottobre 1928.