IL WESTERN? MADE IN ITALY, NOT IN U.S.A.
(adattamento da: Gian Antonio Stella - L’Europeo, 2005, n°1)
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È
stato un oriundo siciliano, Charles
Angelo Siringo, a “inventare” la letteratura sul Far
West, da cui poi è nato il filone cinematografico. E quanti
italiani nell’epopea della corsa all’Ovest! |
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“Avevamo
lasciato i cavalli dietro un’altura piuttosto lontana dalla casa.
Come fece giorno, abbastanza da vederci, Charles Bowdrie uscì dalla
porta
per andare a dare un’occhiata al cavallo, ma non aveva messo piede a
terra
che due pallottole, sparate da Garret e Hall,
che si trovavano ancora all’angolo a non più di dodici piedi dalla
porta,
lo mandarono al creatore”.
Non aveva studiato tanto e non aveva forse una gran penna Charlie Angelo Siringo, ma il modo in cui ha descritto nel suo primo
libro A Texas Cowboy la
cattura di Billy the Kid,
ad opera del suo amico
Pat Garrett celebrato anche nello straordinario film di Sam Peckinpah con la colonna sonora di Bob Dylan, ha la freschezza dei grandi racconti
d’avventura. E alla fine dell’Ottocento ha avuto un clamoroso successo
con la vendita di oltre un milione di copie. Perciò possiamo
considerarlo uno dei padri, forse il più famoso, del genere western.
Figlio di Antonio Siringo, un siciliano finito attraverso chissà quali
peripezie nel Texas, dove aveva sposato un’irlandese di nome Bridgit
“White”, Charles Angelo nacque a Matagorda County nel 1855. Perso il
padre quando aveva solo un anno, era cresciuto con la madre e una
sorella più grande, aveva frequentato un po’ la scuola e poi aveva preso
a vagabondare per il grande West americano dove, come spiega
Francesco Durante nell'antologia
Italoamericana
edita da Mondadori, giravano molti più italiani di quanti noi
solitamente immaginiamo.
Come
Giovanni Crisostomo Martino,
un trovatello di Sala Consilina, in provincia di Salerno che, dopo
essere sbarcato clandestino in America nel 1874, si era arruolato per
avere la cittadinanza americana nel
VII Cavalleria, per finire due anni dopo, col nome di John Martin e
la qualifica di trombettiere, nell’inferno di Little Big Horn dove
vennero massacrati gli uomini del generale
George A. Custer:
tra questi c’erano ben cinque italiani.
E ancora Edoardo Ferraro, che
durante la guerra di Secessione comandò l’unico battaglione di schiavi
neri liberati.
E
Carlo Camillo Di Rudio, un
nobile bellunese che, coinvolto nei tumulti delle Cinque Giornate di
Milano, nella difesa della Serenissima, nell’avventura della Repubblica
Romana con Mazzini e poi nell’attentato a
Napoleone III di Felice
Orsini, partecipò al leggendario inseguimento di Capo Giuseppe,
l’indiano Nez Perce in fuga con il suo popolo verso il Canada.
Personaggi straordinari. Ma nessuno ha avuto, per l’epopea western, il
ruolo e la fama di Siringo. Cowboy specializzato nei pericolosi
trasferimenti di grandi mandrie, cacciatore di taglie, agente della
celeberrima agenzia Pinkerton, Charlie Angelo scrisse il suo primo
libro, nel 1885, quando aveva solo trent’anni. Il titolo era liscio
liscio: Un cowboy del Texas. Ma il sottotitolo era formidabile (Quindici
anni a cavallo di uno scatenato pony spagnolo). Il
successo fu immediato e clamoroso.
Trasferitosi a Chicago per lavorare alla
Pinkerton’s National Detective Agency, Siringo fu per ventidue anni
un investigatore di successo, batté in lungo e in largo tutto il West
con un paio di puntate anche in Alaska e a città del Messico. Costretto
ad occuparsi delle prime ondate di scioperi, scioperi talvolta epocali e
durissimi, si vantò di averli sempre affrontati senza usare la violenza.
Lasciata l’Agenzia nel 1907, si ritirò nel suo ranch di Santa Fe, nel
New Mexico, per scrivere un secondo libro che sperava ripetesse il
successo del primo: Pinkerton’s
Cowboy Detective.
Gli andò tutto storto. La Pinkerton, della quale voleva raccontare i
segreti, gli fece causa e lui fu costretto a cambiare tutto, a uscire con
un titolo ridotto (A Cowboy
Detective) e a cambiare tutti i nomi… Un flop. Né andò meglio il
libro successivo, pubblicato anonimamente,
Two Evil Isms, Pinkertonim and Anarchism (Due cattivi “ismi”: il pinkertonismo e
l’anarchismo). Attaccato dall’agenzia per la quale aveva lavorato, venne
salvato dal governatore del New Mexico che lo fece assumere come ranger,
nel 1916. Falliti altri tentativi di rilancio,
scosso nella salute, deluso dal disastro di un paio di matrimoni
sbagliati dopo la perdita della prima moglie che era morta lasciandogli
una bambina di cinque anni, piegato dai debiti, Charlie Angelo tentò la
sorte a Los Angeles. Qui accarezzò l’idea di fare l’attore in uno dei
primi western di successo, per ripiegare infine su ruoli di consulenza
senza mai più riuscire a recuperare l’antica fama. Morì ad Altadena, in
California, il 18 ottobre 1928.
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