Ecco il testo del suo intervento
Grazie.
E adesso dove lo trovo il coraggio per parlare…
Grazie.
Innanzitutto è bellissimo vedere – per me che non
sono abituato – tanti visi tutti insieme. E tanto
sole.
In questi giorni si è parlato moltissimo, ovviamente,
di libertà di stampa. Ne ho scritto sul mio giornale e
ho cercato… anche quando sono stato all’estero e mi
hanno chiesto come fosse possibile riunirsi e protestare
in nome della libertà di stampa in un paese
democratico. In realtà la risposta è semplice. Ovvio:
qui non vengono chiusi i giornali con la polizia
politica né i giornalisti vengono arrestati. La libertà
di stampa per cui stiamo combattendo è la serenità di
lavorare, la possibilità di sapere che è possibile
raccontare senza doversi aspettare ritorsioni, senza
doversi aspettare che il proprio privato sia utilizzato
come un’arma per far tacere.
L’Italia è il secondo paese dopo la Colombia per
persone sotto protezione.
Raccontare, in certe parti d’Italia, costringe chi
decide di farlo a difendere le proprie parole con la sua
vita stessa. Vita stessa non significa soltanto col
proprio corpo, ma
proprio con la propria quotidianità. Scrivere di certe
cose, specie nel sud Italia, spesso è diventato
complicatissimo.
Raccontare dell’economia criminale oggi è quanto di
più difficile possa essere fatto, per diverse ragioni.
Vengono visti come problemi marginali del paese.
A
pochi metri da qui , in una via importantissima, sono
stati sequestrati due ristoranti di proprietà della
Ndrangheta.
Quest’estate avete seguito sicuramente la vicenda
della nave affondata dinnanzi alle coste calabresi.
Questi temi avrebbero dovuto appassionare il paese. Non
l’hanno fatto.
Questo tipo di indifferenza che queste notizie ricevono,
isola chi racconta queste cose.
Ecco perché ci tenevo particolarmente a dare il mio contributo, non so se utile, oggi, per dire che una parte
del paese ha necessità della massima libertà di
espressione.
E massima libertà di espressione significa che su certi
temi, sul tema per esempio della legalità, dovremmo
essere uniti, E non dovrebbero esserci in questo senso
delle divisioni. La legalità dovrebbe essere la
premessa del dibattito politico, non il risultato.
Oggi sono contento anche che siamo così tanti perché
moltissimi giornalisti che sono caduti negli ultimi
anni, penso ad
Anna Politkovskaya,
Christian
Poveda, la
Estemirova,
decine di giornalisti in Messico, sono caduti sognando
di poter realizzare nei loro paesi una democrazia come
quella europea, come quella anglosassone. Sono caduti
sognando una libertà di stampa come quella europea,
come quella anglosassone.
Oggi se noi compromettiamo questa libertà di stampa,
compromettiamo anche la loro memoria, anche il loro
lavoro. E questo sarebbe gravissimo.
Siccome non voglio parlare troppo, un ultimo pensiero
ovviamente va a quello che è successo a Messina. Frutto
ovviamente non della natura, ma del cemento. E se si
permette a chi scrive di rispondere soltanto alla
propria coscienza e di rispondere soltanto alla qualità
delle proprie parole, molto probabilmente la parola
avrebbe potuto evitare catastrofi del genere. Perché
raccontando, riportando, dando alla parola un nuovo
valore è possibile in qualche modo trasformare la realtà.
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Le mafie ci hanno tolto un termine fondamentale che, per
esempio, è l’onore. L’onore. La mafia ha infangato
questo termine… definendosi uomini d’onore. Oggi
credo che trovandoci qui, abbiamo in qualche modo
dimostrato che il paese tiene al suo onore, tiene
all’onore di chi è caduto per la libertà di stampa,
che una parte del paese la libertà di esprimersi la
paga sulla propria pelle.
E in ultimo un concetto molto semplice: tutto quello che
sta accadendo in questi giorni dimostra una vecchia,
antica verità: ossia che verità e potere non
coincidono mai. Grazie mille.
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