Matdid: Materiale didattico di italiano per stranieri aggiornato ogni 15 giorni.
A cura di Roberto Tartaglione e Giulia Grassi -
Scudit, Scuola d'Italiano Roma

 
   

Giulia Grassi
 

LA BRECCIA
DI PORTA PIA
  

 
Come sono andate le cose il 20 settembre 1870. E come viene celebrata questa giornata.
Basato sugli studi del prof. Vittorio Vidotto e sulla cronaca attuale.
 

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GLI ANTEFATTI
 
Roma, per ovvi motivi, è destinata ad essere la capitale del nuovo Regno d'Italia. Il re Vittorio Emanuele II propone a papa Pio IX un compromesso: la rinuncia pacifica alla sovranità su Roma e lo Stato Pontificio in cambio dell'indipendenza spirituale della Santa Sede. Ma il papa non ne vuol sapere. Il 12 settembre l'esercito italiano, guidato dal generale Raffaele Cadorna, entra nel territorio della Chiesa.
 
 
  I FATTI: 20 SETTEMBRE 1870
 
All'alba del 20 settembre l'artiglieria italiana comincia a colpire Porta San Giovanni, Porta San Lorenzo, Porta Pia e Porta Salaria, concentrandosi in particolare sul tratto di mura tra le ultime due porte. È la zona nord-est della città, quella degli antichi castra praetoria (caserma dei pretoriani).
Alle 9.00 un tratto delle mura a destra della michelangiolesca Porta Pia crolla, e si apre una breccia. Alle 9.45 bersaglieri (XXII e XXXIV) e fanti lanciano una carica e, al grido di "Savoia!", attraversano la breccia ed entrano in città. Roma è italiana.
Alla fine della battaglia si contano 58 morti, 39 tra gli italiani e 19 tra i pontifici. I morti più evitabili delle lotte risorgimentali...


 
La breccia di Porta Pia (a destra) in una cartolina dell'epoca

Il papa si chiude in Vaticano e si apre la "Questione Romana", che si concluderà solo nel 1929 con i Patti Lateranensi tra Chiesa e Stato Italiano, che si "riconciliano".
 

 
  LA CELEBRAZIONE DEL 1895
 
Nel 1895 si celebrano i 25 anni di Roma italiana.
In quest'occasione viene istituita la festa nazionale del 20 settembre. E
spuntano molti monumenti: di Garibaldi sul Gianicolo, di Cavour nella piazza omonima. Davanti alla breccia viene innalzata la Colonna della Vittoria, opera dello scultore Giuseppe Guastalla. È una colonna onoraria, sormontata da una Nike (Vittoria) alata che regge in una mano la palma della vittoria e nell'altra i fasci simbolo dell'unità nazionale.
 
La celebrazione del 20 settembre nasce con caratteri fortemente laici, spesso anticlericali.
Ne è un esempio il discorso tenuto davanti alla breccia dal sindaco Ernesto Nathan nel 1910. Il sindaco definiva il Vaticano "il frammento di un sole spento", ancorato totalmente al passato, e citava il 20 settembre come il giorno in cui l'Italia aveva ripreso "il cammino dal destino assegnatole". Papa Pio X aveva risposto che in quel giorno erano stati "calpestati i sacri diritti della Sovranità Pontificia" e condannava il sindaco per aver "alzato la voce contro la dottrina della Fede Cattolica, contro il Vicario di Cristo e contro la Chiesa stessa".

 
LA CELEBRAZIONE DEL 2008

 
Col tempo la celebrazione diventa meno radicale (si sa, è la politica...). Nel 1930 la festa nazionale viene abolita (dopo i Patti Lateranensi), e nel 1932 viene innalzato il "Monumento al Bersagliere"


    
La Colonna della Vittoria
eretta nel 1895 davanti alla
 breccia di Porta Pia

  proprio davanti a Porta Pia, spostando simbolicamente la sede dell'evento, e togliendogli significato.
La Colonna della Vittoria perde il suo valore di monumento unitario. Diventa il luogo dove ogni anno, il 20 settembre, si danno appuntamento i difensori del libero pensiero e i radicali, ma anche i membri della Militia Christi, che ricordano i 19 soldati papalini morti.
In genere è presente anche il sindaco, o un suo rappresentante, che depone una corona e ricorda i bersaglieri morti nell'attacco.

Quest'anno il vice-sindaco di centro-destra, Mauro Cutrufo, durante la cerimonia non solo non ha citato i nomi dei bersaglieri caduti nell'apertura della breccia ma ha celebrato i soldati papalini, i cui nomi sono stati letti dal generale Antonino Torre davanti alla soddisfattissima rappresentanza della Militia Christi.
Insomma, un totale rovesciamento di significato che avrebbe fatto felice Pio IX.
Non expedit? Magari!