Matdid, materiali didattici di italiano per stranieri a cura di Roberto Tartaglione e Giulia Grassi, Scuola d'Italiano Roma |
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Giovanni Falcone e Paolo Borsellino
sono due giudici siciliani che hanno dedicato la loro vita alla lotta contro
la mafia. Di loro si racconta infatti che quando erano ancora adolescenti giocavano a pallone nei quartieri popolari di Palermo e che fra i loro compagni di gioco c'erano probabilmente anche alcuni ragazzi che in futuro dovevano diventare uomini di "Cosa Nostra". |
E forse proprio il fatto di essere siciliani, nati e cresciuti a contatto diretto con la realtà di quella regione, era la loro forza: Falcone e Borsellino infatti capivano perfettamente il mondo mafioso, capivano il senso dell'onore siciliano e capivano il linguaggio dei boss e dei malavitosi con cui dovevano parlare. Per questo sapevano dialogare con i "pentiti" di mafia, sapevano guadagnarsi la loro fiducia e perfino il loro rispetto. |
Giovanni
Falcone e Paolo Borsellino erano coetanei: il primo è nato a
Palermo nel 1939, il secondo nel 1940.
Durante l'università -
alla fine degli anni Cinquanta - Paolo Borsellino si iscrive al
FUAN, un'organizzazione politica di estrema destra. È molto bello
pensare che nessuno avrà mai il coraggio di rinfacciargli questa
scelta: il suo comportamento è sempre stato così onesto e pulito che
sia da destra che da sinistra si doveva necessariamente rispettarlo. |
Per la famiglia Borsellino
la vita cambia e da quel momento in poi tutti vivranno blindati e
continuamente protetti da una scorta.
Continua a lavorare senza tregua nel pool anti-mafia guidato da Rocco Chinnici, a stretto contatto anche con il suo amico Giovanni Falcone che nel 1979 era entrato anche lui all'Ufficio istruzione processi penali. Ma nel 1983 anche Rocco Chinnici viene assassinato dai mafiosi. Sembra la fine di un'esperienza che stava dando qualche risultato. |
A Palermo, al
posto di Chinnici, arriva Antonino Caponnetto che è
assolutamente deciso a portare avanti il lavoro del suo predecessore.
Con Falcone e Borsellino e altri bravi magistrati comincia allora
l'avventura del pool anti-mafia.
In pratica i magistrati
di Palermo cercano di combattere la mafia così come negli anni
precedenti si era combattuto - e vinto - il terrorismo. |
E finalmente Falcone e Borsellino riescono a mettere in piedi il famoso maxi-processo, un processo in cui sul banco degli imputati siedono ben 475 mafiosi che nel 1987 saranno condannati. |
In realtà questa grande,
grandissima vittoria è anche il principio della fine per i due
magistrati e forse è anche la loro condanna a morte. Antonino Caponnetto deve lasciare il pool per motivi di salute. Al suo posto, invece di Giovanni Falcone che ne era il naturale erede, va a finire un altro magistrato che in breve tempo scioglie il famoso pool antimafia. Comincia una stagione di veleni (Falcone è accusato di "protagonismo" e alla fine chiederà il trasferimento a Roma; a Borsellino vengono tolte le indagini sulla mafia a Palermo e gli vengono assegnate quelle di Agrigento e Trapani). L'unità delle indagini che aveva dato grandi risultati è così definitivamente distrutta. Ma i due magistrati non
abbandonarono la lotta: Falcone dopo il |
Ma il 23 maggio 1992 - con un attentato spettacolare - la macchina di Falcone viene fatta esplodere sull'autostrada che collega Palermo e Trapani: 500 chili di tritolo che tolgono la vita a Falcone, a sua moglie Francesca Morvillo e a tre agenti di scorta. Quando Falcone salta in aria, Paolo Borsellino capisce che non gli resterà troppo tempo. Lo dice chiaro: “Devo fare in fretta, perché adesso tocca a me”. Il 19 luglio dello stesso anno un'autobomba esplode sotto casa di sua madre mentre Paolo Borsellino sta andandola a trovare. Il magistrato muore con tutti gli uomini della scorta. Pochi giorni prima aveva dichiarato: Non sono né un eroe né un Kamikaze, ma una persona come tante altre. Temo la fine perché la vedo come una cosa misteriosa, non so quello che succederà nell'aldilà. Ma l'importante è che sia il coraggio a prendere il sopravvento... Se non fosse per il dolore di lasciare la mia famiglia, potrei anche morire sereno. |