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Oggi molte
persone parlano del recente passato... ma qualche
volta senza sapere bene
come stavano le cose.
Si parla per esempio degli Anni Settanta ricordando
che in Italia c'era il grande Partito Comunista di
Enrico Berlinguer (vicinissimo ad avere la
maggioranza dei voti e a diventare quindi partito di
governo): e si parla di quel periodo come di un
grande e leale scontro tra destra e sinistra, così
diverso da oggi dove "non si capisce più niente",
con la nuova sinistra sempre più moderata e con una
"coalizione innaturale" di destra e sinistra al
governo.
Chi ragiona così dimentica che l'Italia è sempre
stato il paese dove "tutto deve cambiare perchè
tutto possa restare uguale."
Nel 1975 il giornalista Gianfranco Piazzesi scrive
un libro di "fantapolitica" in cui immagina il
futuro. Un futuro in cui i personaggi chiave della
politica italiana sarebbero stati sempre gli stessi,
Amintore Fanfani capo della Democrazia Cristiana
e
Enrico Berlinguer capo dei comunisti.
Il libro si chiama
"Berlinguer e il Professore". |
(adattamento
pagine 71-78)
Henry
Kissinger, il Segretario di Stato americano, è
arrabbiatissimo, anzi inviperito. Nel suo studio urla con
tutti i suoi collaboratori contro l'Italia e contro il
partito di governo, la Democrazia Cristiana.
Amintore Fanfani, capo della Democrazia Cristiana italiana,
ha chiesto infatti agli Stati Uniti un prestito di quattro
miliardi di dollari (!) per uscire dalla crisi. Ma tutti i
sondaggi dicono che alle prossime elezioni vincerà il
Partito Comunista guidato da Enrico Berlinguer (e infatti
gli americani in quel momento stanno pensando di organizzare
un colpo di stato militare |
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in Italia per fermare l'avanzata comunista).
Ma come può Fanfani, in questa situazione, chiedere
tutti questi miliardi agli americani? Non sa che in
pochi mesi (dopo la vittoria dei comunisti alle
elezioni) quei miliardi finiranno nelle mani dagli
amici dell'Unione Sovietica? |
L'incontro fra Fanfani e Kissinger avviene a Washington.
Kissinger è rosso in viso, quasi isterico: vuole sentire con
che coraggio Fanfani può chiedergli i quattro miliardi.
Fanfani invece è calmissimo. E dice:
«Caro e illustre
amico, la prego di calmarsi. Vorrei anzitutto
osservare che non sono venuto qui a Washington per
chiedere quattro miliardi di dollari. Purtroppo, per
uscire dalla crisi, l'italia ha bisogno di molto di
più. Almeno quattro miliardi di dollari ogni sei
mesi, da versare per un periodo di tempo che,
purtroppo, non può ancora essere determinato».
Kissinger, ormai esausto, non aveva la minima
reazione.
«Io credo di sapere che i servizi segreti americani
hanno infiltrato molti informatori fra le nostre
Forze Armate per capire se i nostri generali sono
disponibili a organizzare un colpo di stato. Ma i
vostri agenti potevano risparmiarsi tempo e fatica.
Potevano infatti venire da me e io senza difficoltà
potevo spiegargli in due parole perché un golpe,
in Italia, è impossibile.
Anzitutto l'Esercito Italiano non è tecnicamente in
grado di fare un colpo di stato. Le nostre divisioni
sono disorganizzate come i nostri uffici postali: se
un generale spedisse i suoi soldati a occupare un
Ministero questi arriverebbero a destinazione dopo
un paio di settimane.
E poi i nostri generali sono più di settecento e
hanno fatto carriera con la protezione di noi
politici! Anche nell'esercito ci sono uomini di
Moro, di Andreotti, di Taviani, di Piccoli e
qualcuno mi è anche personalmente fedele. Negli
ultimi tempi sono spuntati anche molti amici dei
socialisti e perfino di Berlinguer.
Il golpe quindi, già tecnicamente
impossibile, diventa politicamente inutile. |
Fanfani ("tappo" perché era basso)
è sconfitto al referendum per l'abrogazione
del divorzio. Vincono i NO. Il divorzio è
legge |
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Vignetta contro Berlinguer in vestaglia a
casa che prende
il the mentre fuori c'è una dimostrazione di
operai |
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Voi americani state commettendo un grosso errore di
valutazione: non vi siete resi conto di quanto sia
italiano il Partito Comunista Italiano
dell'onorevole Berlinguer.
Mio caro e illustre amico, i comunisti italiani
assomigliano molto di più a noi che ai compagni
sovietici. E ve lo posso facilmente dimostrare: ne
avete mai trovato uno che rispondesse con un bel sì
o con un bel no? In tanti colloqui avete fatto solo
una collezione di "ni", come vi accade quando
parlate con noi democristiani.
Siete mai riusciti a comprendere cosa significhi il
loro "compromesso storico"? Quali sono i loro veri
rapporti con l'Unione Sovietica? Sono d'accordo?
Credono di essere d'accordo? Fingono di andare
d'accordo? Scommetto che lei, qualche volta, ha
provato a chiedere anche a Breznev. E scommetto che
Breznev le ha risposto: magari ci capissi qualcosa! |
Noi
democristiani e i comunisti siamo fratelli gemelli. Noi
abbiamo il terrore di lasciare il governo e loro hanno il
terrore di andare al governo.»
«Ma fra qualche
mese ci saranno le elezioni!» provò a dire Kissinger.
«Mister Kissinger, lasci perdere le elezioni. Il vero
argomento di cui dobbiamo discutere è un altro. Quanto gli
Stati Uniti sono costretti a pagare, pardon... a prestare,
per mantenere in vita l'attuale quadro politico di
centro-sinistra?
Noi riteniamo che un prestito semestrale di quattro miliardi
di dollari, all'interesse del 3% all'anno, e rinnovabile a
tempo indeterminato, possa impedire che questo quadro si
spezzi.»
«E le elezioni?» bisbigliò Kissinger con un filo di voce.
«Glielo dico per l'ultima volta. Lasci stare le elezioni. E
per l'ultima volta torno a ripeterle: Ci sta o non ci sta?
Sì o no? Non sarà mica diventato anche lei comunista o
democristiano, vero?»
«E va bene. Se
lei sarà capace di mantenere quello che dice d'accordo. I
promise».
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