SCUDIT, SCUOLA D'ITALIANO ROMA, PRESENTA MATDID, MATERIALI DIDATTICI DI ITALIANO PER STRANIERI
A CURA DI ROBERTO TARTAGLIONE E GIULIA GRASSI


 

Materiale: n. 197  -  Data: 27.04.2008  - Livello: elementare 2 (A2)
autore: Roberto Tartaglione - Giulia Grassi

STORIA DI UNA CANZONE

Bella Ciao è una canzone popolare italiana famosa anche all'estero e cantata da diversi artisti internazionali. Simbolo della Resistenza e della lotta partigiana, è oggi in Italia oggetto di qualche polemica: ma con la rivolta dei giovani turchi nel giugno del 2013 diventa simbolo internazionale di lotta per la libertà. 

 
Esercizi con soluzione (e qualche informazione storica)   


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(materiale del 2008 aggiornato nel 2019)

Il 25 aprile, in Italia, è festa nazionale, la festa della "Liberazione". In quella data infatti, nel 1945, i partigiani cacciano da Milano i soldati nazisti che la occupavano, prima dell'arrivo dell'esercito americano, ormai vicinissimo alla città.
Per questo la festa della "Liberazione" è considerata la festa della libertà dall'oppressione e dalla dittatura e anche la data di nascita della nostra democrazia.
Ogni anno quindi, in tutte le città italiane, il 25 aprile si festeggia questo anniversario con manifestazioni di piazza, discorsi e musica. 
Uno dei canti più diffusi in questo giorno è la celebre canzone "Bella Ciao": canto di origine popolare, è diventato l'inno della lotta partigiana contro i tedeschi. Dopo il 1960 poi questa canzone diventa popolarissima anche fra giovani e studenti, come inno della libertà.


La canzone ha avuto un'enorme fortuna internazionale: fa parte del repertorio del musicista bosniaco Goran
Bregović ed è stata cantata nel 2011 dai contestatori americani che appartenevano al movimento Occupy Wall Street. Nel giugno  del 2013, da un contestazione contro la decisione di costruire un centro commerciale nel Gezi Park di Istanbul, uno dei pochi "polmoni verdi" della città, scoppia una rivolta antigovernativa in tutta la Turchia. I giovani scendono in piazza per reclamare la laicità dello stato turco voluta da Atatürk e per attaccare il capo del governo Erdoğan.
 


Da allora in sempre più nazioni estere la canzone si diffonde come simbolo di lotta per la libertà e come inno di rivolta: cantata ai funerali di Don Gallo, il prete rivoluzionario di Genova, è stata eseguita anche durante i funerali del fumettista francese Bernard Verlhac, ucciso durante l'attentato alla sede di Charlie Hebdo a Parigi nel 2015.
La canzone è stata poi inserita nella serie spagnola "La casa de Papel", sbarcata su Netflix alla fine del 2017.
Da qui in poi la sua diffusione ha un'ulteriore impennata: milioni di visualizzazioni su Youtube, milioni di ascolti su Spottify anche per il remix costruito dal francese Florent Hugel e per
Steve Aoki, che insieme ai colleghi italiani Marnik, ne propone una versione house che sta facendo il giro del mondo.  

Da alcuni anni il 25 aprile e la canzone Bella ciao sono oggetto di grosse polemiche.
L'Italia è infatti un paese dove il passato fascista non è stato rielaborato storicamente e popolarmente come per esempio il nazismo in Germania. Se nei paesi tedeschi dichiararsi nazista o candidare alle elezioni personaggi che portano il cognome "Hitler" suonerebbe almeno strano, da noi l'idea che "Mussolini in fondo ha fatto anche cose buone", che i fascisti "in fondo non volevano sterminare gli ebrei", che il fascismo "anche quando ha invaso paesi africani in realtà non ha oppresso le popolazioni ma, in fondo, ha costruito strade e ponti", è un'idea relativamente diffusa.
Per questo negli ultimi anni, per assecondare questo sentimento popolare che dal punto di vista elettorale può portare molti voti ad alcuni partiti, la destra italiana non vede di buon occhio una festa che ricorda la fine del fascismo. E non sente volentieri una canzone che ricorda la lotta partigiana.
Il 25 aprile 2008, per esempio, il sindaco della città di Alghero, Marco Tedde, berlusconiano, ha addirittura vietato alla banda cittadina di suonare questa canzone durante le celebrazioni della festa della Liberazione. (La gente, comunque, l'ha cantata lo stesso).
E anche oggi i partiti sovranisti amano assecondare il malcontento popolare (che in realtà è tutto economico) mostrandosi assai poco interessati all'antifascismo: la guerra è finita da tanti anni e non siamo interessati più al "derby fra fascisti e comunisti" dichiara qualcuno. Ed è vero che la guerra è finita da tanti anni, ma è un po' rischioso mettere sullo stesso piano la dittatura che ha portato l'Italia in guerra dalla parte sbagliata e chi ha combattuto ed è morto per la libertà.



Ma leggiamo il testo di questa "pericolosissima" canzone:

Una mattina mi son svegliato,
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
Una mattina mi son svegliato
e ho trovato l'invasor.

O partigiano, portami via,
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
O partigiano, portami via,
ché mi sento di morir.

E se io muoio da partigiano,
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
E se io muoio da partigiano,
tu mi devi seppellir.

E seppellire lassù in montagna,
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
E seppellire lassù in montagna
sotto l'ombra di un bel fior.

E le genti che passeranno
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
E le genti che passeranno
Mi diranno «Che bel fior!»

«È questo il fiore del partigiano»,
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
«È questo il fiore del partigiano
morto per la libertà!»