Matdid, materiali didattici di italiano per stranieri a cura di Roberto Tartaglione e Giulia Grassi, Scuola d'Italiano Roma

 
 

Giulia Grassi - Roberto Tartaglione

 
UN ROMANZO
SUI PASTAI

  

Una pagina sull'essiccazione della pasta, tratta dal romanzo Francesca e Nunziata di Maria Orsini Natale
 

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Nel romanzo Francesca e Nunziata (1996), l'autrice Maria Orsini Natale racconta la vita di una famiglia di "pastai" che dalla costiera amalfitana si trasferisce alle falde del Vesuvio, dove l'impresa si trasforma da artigiana in industriale.
La storia si svolge tra il 1848 e il 1940 in un'Italia che dal pieno Risorgimento arriva alle soglie della Seconda Guerra Mondiale.
"Un romanzo storico come se ne facevano una volta - dice Carmen Covito - bello polposo, con colpi di scena, le orfanelle, le scalate sociali, le gelosie fra parenti, lo sfondo d'epoca dettagliato".
Dal romanzo è stato tratto il film "Francesca e Nunziata" (2001), regia di Lina Wertmüller, con Sophia Loren, Giancarlo Giannini, Claudia Gerini e Raul Bova.

 
Ziti e vermicelli stesi all'aria, freschi, teneri nel bel colore, mentre subivano l'iniziale essiccazione rapida e leggera, chiamata nel linguaggio dei pastai "incartamento", erano consistenti ma anche fragili nel primo vivere il contatto vivace con l'aria.
Come diceva Biagio 'o spannatore, un capo operaio che aveva la responsabilità della spanditura all'esterno, la pasta che si asciugava bisognava riguardarla con trepidante vigilanza come fosse na figliola zitella.
Era difficile allora senza mezzi tecnici, usando soltanto l'ombra e la luce alternativamente in ponderazione e in misura sapiente, proteggere nell'asciugamento naturale l'equilibrio dei processi chimici ed enzimatici della pasta. Equilibrio responsabile poi del suo futuro del colore translucido, del buon sapore, del suo nervo, del glutine intatto e della compattezza nella cottura.
In un pastificio l'essiccazione naturale era l'operazione più stentata e complessa, istintiva e sagace, precisa e variabile, avveduta e insieme ardimentosa.
La sua custodia, senza distrazione, doveva essere attiva e vibrante. E anche movimentata perché, al turbarsi del tempo, la pasta fresca chiedeva lesto asilo e prontezza di riparo, con tende e schermi di legno, a volte anche nella perfezione di un cielo sereno, allo spirare di ariette leggere ma stimate non propizie.
Ma chi stabiliva questi arcani modi e tempi?