Sabato 25 marzo
1978
Comunicato n. 2
1. - IL PROCESSO AD ALDO MORO
Lo spettacolo fornitoci dal regime in questi giorni ci porta ad
una prima considerazione. Vogliamo mettere in evidenza il ruolo
che nello SIM vanno ad assumere i partiti costituzionali. A
nessuno è sfuggito come il quarto governo Andreotti abbia
segnato il definitivo esautoramento del parlamento da ogni
potere, e come le leggi speciali appena varate siano il
compimento della più completa acquiescenza dei partiti del
cosiddetto "arco costituzionale" alla strategia imperialista,
diretta esclusivamente dalla DC e dal suo governo. Si è passati
cioè dallo Stato come espressione dei partiti, ai partiti come
puri strumenti dello Stato. Ad essi viene affidato il ruolo di
attivizzare i loro apparati per le luride manifestazioni di
sostegno alle manovre controrivoluzionarie, contrabbandandole
come manifestazioni "popolari"; più in particolare al partito di
Berlinguer e ai sindacati collaborazionisti spetta il compito
(al quale sembra siano ormai completamente votati) di funzionare
da apparato poliziesco antioperaio, da delatori, da spie del
regime.
La cattura di Aldo Moro, al quale tutto lo schieramento borghese
riconosce il maggior merito del raggiungimento di questo
obiettivo, non ha fatto altro che mettere in macroscopica
evidenza questa realtà.
Non solo, ma Aldo Moro viene citato (anche dopo la sua cattura!)
come il naturale designato alla presidenza della Repubblica. Il
perché è evidente. Nel progetto di "concentrazione" del potere,
il ruolo del Capo dello Stato Imperialista diventa determinante.
Istituzionalmente il Presidente accentra già in sé, tra le
altre, le funzioni di capo della Magistratura e delle Forze
Armate; funzioni che sino ad ora sono state espletate in maniera
più che altro simbolica e a volte persino da corrotti buffoni
(vedasi Leone). Ma nello SIM il Capo dello Stato (ed il suo
apparato di uomini e strutture) dovrà essere il vero gestore
degli organi chiave e delle funzioni che gli competono.
Chi meglio di Aldo Moro potrebbe rappresentare come capo dello
SIM gli interessi della borghesia imperialista? Chi meglio di
lui potrebbe realizzare le modifiche istituzionali necessarie
alla completa ristrutturazione dello SIM? La sua carriera però
non comincia oggi: la sua presenza, a volte palese a volte
strisciante, negli organi di direzione del regime è di lunga
data. Vediamone le tappe principali, perché di questo dovrà
rendere conto al Tribunale del Popolo.
1955 - Moro è ministro di Grazia e Giustizia nel governo Segni.
1957 - Moro è ministro della Pubblica Istruzione nel governo
Zoli, retto dal Movimento Sociale Italiano.
1959-60 - Viene eletto segretario della DC. Sono gli anni del
governo Tambroni, dello scontro frontale sferrato dalla
borghesia contro il Movimento Operaio. La ferma resistenza
operaia viene affrontata con la più dura repressione armata: nel
luglio '60 si conteranno i proletari morti, massacrati dalla
polizia di Scelba.
1963 - In quest'anno parte la strategia americana di recupero
della frangia di "sinistra" della borghesia italiana con
l'inglobamento del PSI nel governo, nel tentativo di spaccare il
Movimento Operaio. E' la «svolta» del centro-sinistra e Moro se
ne assumerà la gestione per tutti gli anni successivi come
Presidente del Consiglio.
1964 - E' Presidente del Consiglio. Emergono le manovre del
S1FAR, di De Lorenzo e di Segni, che a conti fatti risulterà
un'abile macchinazione ricattatoria perfettamente funzionale
alla politica del suo governo. Quando la sporca trama verrà
completamente allo scoperto, come un vero "padrino" che si
rispetti, Moro affosserà il tutto e ricompenserà con una valanga
di "omissis" i suoi autori.
1965-68 - È ininterrottamente Presidente del Consiglio.
1968-72 - In tutto questo periodo è ministro degli Esteri. La
pillola del centrosinistra perde sempre più la sua efficacia
narcotizzante e riprende l'offensiva del Movimento Operaio con
un crescendo straordinario. La risposta dell' Imperialismo è
stata quella che va sotto il nome di "strategia della tensione".
1973-74 - E' sempre ministro degli Esteri.
1974-78 - Assume di nuovo la Presidenza del Consiglio e nel '76
diventa Presidente della DC. E' in questi anni che la borghesia
imperialista supera le sue maggiori contraddizioni e procede
speditamente alla realizzazione del suo progetto. E' in questi
anni che Moro diventa l'uomo di punta della borghesia, quale più
alto fautore di tutta la ristrutturazione dello SIM. Su tutto
questo ed altro ancora, è in corso l'interrogatorio ad Aldo
Moro.
Esso verte: a chiarire le politiche imperialiste e
antiproletarie di cui la DC è portatrice; a individuare con
precisione le strutture internazionali e le filiazioni nazionali
della controrivoluzione imperialista; a svelare il personale
politico-economico-militare sulle cui gambe cammina il progetto
delle multinazionali; ad accertare le dirette responsabilità di
Aldo Moro per le quali, con i criteri della GIUSTIZIA
PROLETARIA, verrà giudicato.
2. - IL TERRORISMO IMPERIALISTA
E L'INTERNAZIONALISMO PROLETARIO
A livello militare è la NATO che pilota e dirige i progetti
continentali di controrivoluzione armata nei vari SIM europei. I
nove paesi della CEE hanno create L' ORGANIZZAZIONE COMUNE DI
POLIZIA che è una vera e propria centrale internazionale del
terrore.
Sono i paesi più forti della catena e che hanno già collaudato
le tecniche più avanzate della controrivoluzione ad assumersi il
compito di trainare, istruire, dirigere le appendici militari
nei paesi piu' deboli che non hanno ancora raggiunto i loro
livelli di macabra efficienza. Si spiega così l'invasione
inglese e tedesca dei super-specialisti del SAS (Special Air
Service), delle BKA (Bunderskriminalamt) e dei sérvizi segreti
israeliani. Gli specialisti americani invece non hanno avuto
bisogno di scomodarsi, sono installati in pianta stabile in
Italia dal 1945. ECCOLA QUI L'INTERNAZIONALE DEL TERRORISMO.
Eccoli qui i boia imperialisti massacratori dei militanti
dell'IRA, della RAF, del popolo Palestinese, dei guerriglieri
comunisti dell'America Latina che sono corsi a dirigere i loro
degni compari comandati da Cossiga. E' una ulteriore
dimostrazione della completa subordinazione dello SIM-Italia
alle centrali imperialiste, ma è anche una visione chiara di
come per le forze rivoluzionarie sia improrogabile far fronte
alla necessità di calibrare la propria strategia in un'ottica
europea, che tenga conto cioè che il mostro imperialista va
combattuto nella sua dimensione continentale. Per questo
riteniamo che una pratica effettiva dell' INTERNAZIONALISMO
PROLETARIO debba cominciare oggi anche stabilendo tra le
Organizzazioni Camuniste Combattenti che il proletariato europeo
ha espresso un rapporto di profondo confronto politico, di
fattiva solidarietà, e di concreta collaborazione.
Certo, faremo ogni sforzo, opereremo con ogni mezzo perche' si
raggiunga fra le forze che in Europa combattono per il comunismo
la più vasta integrazione politica possibile. Non dubitino gli
strateghi della controrivoluzione e i loro ottusi servitorelli
revisionisti vecchi e nuovi, che contro l' internazionale del
terrore imperialista sapremo costruire l'unità strategica delle
forze comuniste.
Ciò detto va fatta una chiarificazione. Sin dalla sua nascita la
nostra Organizzazione ha fatto proprio il principio maoista
"contare sulle proprie forze e lottare con tenacia". Applicare
questo principio, nonostante le enormi diflicoltà, è stato per
la nostra Organizzazione piu che una scelta giusta una scelta
naturale; il proletariato italiano possiede in sé un immenso
potenziale di intelligenza rivoluzionaria, un patrimonio
infinito di conoscenze tecniche e di capacità materiali che con
il proprio lavoro ha saputo collettivamente accumulare una
volontà e una disponibilità alla lotta che decenni di battaglie
per la propria liberazioni ha forgiato e reso indistruttibile.
Su questo poggia tutta la costruzione della nostra
Organizzazione, la crescita della sua forza ha le solide
fondamenta del proletariato italiano, si avvale
dell'inestimabile contributo che i suoi figli migliori e le sue
avanguardie danno alla costruzione del PARTITO COMUNISTA
COMBATTENTE. Mentre riaffermiamo con forza le nostre posizioni
sull'Internazionalismo Proletarío, diciamo che la nostra
Organizzazione ha imparato a combattere, ha saputo costruire ed
organizzare autonomamente i livelli politico-militari adeguati
ai compiti che la guerra di classe impone. Organizzare la lotta
armata per il Comunismo costruire il Partito Comunista
Combattente, prepararsi anche militarmente ad essere dei soldati
della rivoluzione è la strada che abbiamo scelto, ed è questo
che ha reso possibile alla nostra Organizzazione di condurre
nella più completa autonomia la battaglia per la cattura ed il
processo ad Aldo Moro.
Intensificare con l'attacco armato il processo al regime,
disarticolare i centri della controrivoluzione imperialista.
Costruire l' unità del movimento rivoluzionario nel Partito
Combattente.
Onore ai compagni Lorenzo Jannucci e Fausto Tinelli assassinati
dai sicari del regime.
25/3/1978
Per il Comunismo
Brigate Rosse |