Testimonianza
di Sante Giovanni della Petrella (in Abruzzo), presente all'indagine medica sulla
testa, riesumata, di Francesco Cenci
Sanctes quondam Ioannis de Petrella examinatus, die 16 januarii
1599, dixit:
"Mi sono trovato presente, quando il Sig. Carlo Tirone Auditore
della Regia Ordinanza d'Abruzzo, dopo Natale prossimo passato, fece
scavare la testa del Sig. Francesco Cenci dalla sepoltura della Chiesa
della Petrella, chiamata santa Maria, dove era seppellita, et la fece
riconoscere dal medico di Cicoli et dalli chirurgici uno d'Antrodogo et
l'altro di Civita Ducale, li quali non so come si chiamino, che aveva
doi ferite in testa, una nella tempia, che non mi ricordo se era la
manca o la dritta, et l'altra dietro la testa, che era di taglio più di
4 deta larga, che li medici la riconobbero per taglio d'accetta, et ci
era anchora una acciaccatura dalla banda di dietro della testa vicino a
detto loco, che mostrava essere stato colpo di capo d'accetta. Et io mi
trovai presente, et vidi ancora dette botte et ferite respective. Così
giudicai ancor io, che fossero state ferite et botte d'accetta, come lo
riconobbero li detti medici"
Confessione di
Marzio Catalano, uno
dei due esecutori dell’omicidio (ottenuta con la tortura)
Summarium omnium confessionum Martii Catalani. Die 3 mensisi
Februarii 1599, adductus ad locum torturae Martius predictus, dixit:
"Signor Fiscale,
voglio dire la verità, non mi fate dar la corda. Il fatto della morte
del signor Francesco Cenci passò in questa maniera. La signora
Beatrice, figlia del Sig. Francesco Cenci, quale haveva gran voglia di
far ammazzare suo padre, e diceva che in nessun modo voleva star più a
quella vita così stretta, e per questo cominciò a trattare con Olimpio
Calvetti che facesse ammazzare o ammazzasse suo padre..."
"... Et così ci disse la Signora Beatrice che ditto Sig. padre
stava stordito di quell'oppio, che haveva preso, et giacea sopra il
letto così stordito, et non s'era mai levato il giorno dopo che haveva
magnato, et c'haveva bevuto detto opio (...) et così la matina a
buon'ora venne ditto Olimpio a chiamarmi et io andai con lui et tutti e
due s'avviassimo per far l'effetto d'ammazzare ditto Sig. Francesco; et
io haveva uno stenderello da far lasagne et maccheroni, et esso Olimpio
portava un martello da lombardo (...) andassimo alla volta di detta
camera, ditto Olimpio innanzi et io appresso a lui, et la Sig. Beatrice
appresso noi, la quale andò alla volta della finestra ad aprirla et
vedessino a poterli dare delle botte, come fu fatto: perché subito
entrati in camera, dove dormiva ditto Sig. Francesco (...) il ditto
Olimpio se li mise sopra alla vita, et li dava martellate in testa con
ditto martello (..) e seguitò a dare delle botte in testa, per la vita
et in petto al ditto Sig. Francesco et io li detti 2 botte con lo
stenderello negli stinchi, et così l'ammazzassino, che faceva molto
sangue, cioé tanto sangue che era una rovina lì in letto, che sfondò
li materazzi et la lana..."
"Dopo che
ammazzassino ditto Sig. Francesco, li fu messo al suo corpo addosso de
vestiti che mettessimo Olimpio et io (...) et questo lo facessimo per
dar colore che fosse cascato, per essere andato a prendere il fresco in
quel mignano, et cascato perché si fosse sfondato il piancato di
sotto..."
Testimone a difesa
Calidonia Lorenzini, domestica alla Petrella (sugli abusi sessuali di
Francesco Cenci ai danni della figlia Beatrice)
29. Agosto, in Corte Savella.
"Una sera, dopo che fu tornato il signor Francesco, che fu innanzi
Natale, la signora Lucrezia venne dove eravamo noi serve, cioé io e
Girolama, e ci disse che era corrucciata con il signor Francesco (...) e
mentre detta Lucrezia stava lì con noi, intesi una voce che mi parve
quella di Beatrice, la quale disse "Non voglio essere
bruciata", e altro non intesi. La mattina seguente, io domandai
alla Signora Beatrice che cosa aveva quando disse quelle parole
"Non voglio essere bruciata"; lei rispose che non era niente,
e poi mi disse che suo padre si era coricato nel letto suo, e lei diceva
che non voleva che ci dormisse e non mi disse altro..."
Arringa difensiva
dell'Avvocato Prospero Farinacci
"Benché Beatrice Cenci abbia empiamente promosso la morte del suo
padre Francesco, tuttavia é vero (come é creduto verissimo) che lo
stesso Francesco, col tenere entro stanze oscure e chiuse a maniera di
carcere la detta Beatrice, l'ha maltrattata e ha osato di violarne la
pudicizia (...) Né il Fisco opponga che se Beatrice fu tentata dal
padre allo stupro, doveva non uccidere, ma accusarlo come pare insinuato
dalle leggi romane. Non solo erale infatti tolta dal padre la libertà e
potere di accusarlo, mentre che la teneva chiusa nelle sue stanze e
sotto chiave; ma spesse volte la stessa Beatrice mandò a Roma gli
avvisi a' suoi parenti, e lettere nelle quali in genere si lagnava dei
mali maltrattamenti del padre e chiedeva loro soccorso..."
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Sentenza di
condanna del processo
"Vogliamo, pronunziamo, sentenziamo, decretiamo e dichiariamo
Giacomo, Bernardo e Beatrice de' Cenci e Lucrezia Petronia (...)
colpevoli di aver fatto uccidere e trucidare nel proprio letto il fu
Francesco Cenci, loro miserrimo padre ed effettivamente infelicissimo
marito..."
Beatrice Cenci al
prete confortatore il giorno prima dell'esecuzione
"... Mentre in fra l'altre cose ripetea con quella sua vociaccia
che saremmo rimasti lassù a suo piacimento, il ditto signor Francesco
mostrava un ghigno da metter gran rabbia in petto, sicché io venni a
rodermi in me medesima, e a disperare cotanto che il maledissi...
Aver volontà di togliersi dall'ingiustizia é delitto o justizia?"
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