Le interpretazioni de "La
Tempesta"
di Giorgione espresse dagli storici dell'arte del passato e del presente, pur
suggestive e talora ricche di spunti interessanti, sembrano spesso peccare di
una eccessiva smania dei critici di attribuire a Giorgione intenzioni e volontà
rispondenti più alla loro personalità che non a quella dell'artista stesso.
Un'analisi più accurata ed onesta non può invece che partire dai fatti:
Giorgione, pittore veneto e dalla vita
misteriosa, subisce certamente l'influenza di Leonardo da Vinci, che
soggiornò a Venezia nell'anno 1500; la sua appartenenza al Priorato di Sion o
alla versione veneta del priorato, chiamata Rosacroce - seppure non
documentata - è altamente probabile. Nello stesso tempo la sua contemporaneità
con Nostradamus pone intriganti quesiti anche al lettore più disattento:
e se le quartine di quest'ultimo gli erano note, come non ricordare che secondo
Leonardo la pittura è una poesia muta mentre la poesia è una pittura cieca?
Ma andiamo con ordine. Nel dipinto "La Tempesta" vediamo innanzi tutto
la presenza di due generi, il maschile e il femminile. Tre sono
i regni presentati, quello animale, quello vegetale e quello minerale. Quattro
gli elementi della natura: terra, acqua aria e fuoco.
La terna numerica 2-3-4 ci rimanda immediatamente ad alcuni aspetti numerologici
che Giorgione non può avere ignorato.
2-3-4 significa infatti anche 2 volte 3 (6) e 2 volte 4 (8). E
quindi 2-6-8, o forse 26-8.
La somma interna di 2-3-4 è quel numero 9 che rappresenta
invece la perfezione del 3 volte 3 (33).
Se dalla somma dei regni e degli elementi della natura (4+3=7) togliamo i 2
generi maschile e femminile (che si annullano nella divinità) otteniamo 5,
che moltiplicato per se stesso diventa 25, cabalisticamente più
complesso da identificare.
Non è necessario davanti a questi
fatti dar sfogo a dotte fantasie o contorte interpretazioni: il 26-8,
cioè il 26 agosto, è la data in cui il cardinale veneziano Albino Luciani
è diventato Papa con il nome di Giovanni Paolo I.
E 33 sono stati i giorni del suo pontificato: sarà un caso che proprio
Nostradamus abbia parlato di un Papa Per troppa bontà dolce a morire
provocato." (C10, Q12); e sarà ancora un caso che in De
Magnis tribolationibus et Statu Ecclesiae, stampate a Venezia nel
1527, un libretto di profezie ad opera di un monaco di Padova, ci sia di nuovo
una profezia che a proposito di Giovanni Paolo I dice: “passerà rapido
come una stella cadente, il pastore della laguna”?
E se quel 25 non corrisponde direttamente all'anno dell'elezione del
pontefice, avvenuta nel 1978, possiamo ignorare che la somma interna delle cifre
di 1978 sia proprio 25?
Eppure questi inconfutabili richiami a
Papa Giovanni Paolo I sembrano non aver nulla a che vedere con l'immagine de La
Tempesta: che relazione può esserci tra il papa veneziano e quella donna
che allatta un bambino di fronte a quel soldato?
Mentre la tempesta sta per abbattersi sull'umanità il soldato - un mercenario,
stando al suo abito da "lanzichenecco" - sembra attendere un evento o
forse un segnale. Un evento collegato a quella donna, a quella madre sul lato
orientale del fiume, davanti alla città fortificata con mura e torri. Non
sfuggirà al lettore colto che la donna altri non è che la Grande Madre,
che gli antichi - Luciano, Apuleio - identificavano con Venere e Iside,
equivalenti della mesopotamica dea Ishtar. Cosicché la città turrita
potrebbe essere l'antica Babilonia, sulle sponde dell'Eufrate.
Soffermiamoci ora sulla città: ciò che più sorprende nelle varie e fantasiose
interpretazioni date di questo dipinto è il fatto che gli studiosi abbiano
trascurato di dar peso all'ultimo edificio sul fondo del quadro, appena a
sinistra dopo le mura. Già riconoscibile ad occhio nudo come la raffigurazione
della Basilica di San Pietro in Vaticano, questa identificazione è
comprovata da una sofisticata analisi fatta al computer con l'ingrandimento di
questa sezione del quadro. Né questo inficia l'identificazione della
città con Babilonia: la "Verità", simboleggiata dal massimo simbolo
della cristianità (la Basilica di San Pietro), era apparsa, sia pure in forma
di schegge minuscole e isolate, anche nel mondo che non conosceva il vero Dio,
tra i sapienti e i filosofi. E chi può mettere in dubbio che la
"verità" abbia illuminato gli antichi abitanti delle Mesopotamia
(simboleggiata da Babilonia), là dove nacque la scrittura, e quindi la Storia?
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