A vos, midontç, voill retrair’en cantan
cosi·m destreign Amor[s] e men’a fre
vas l’arguogll gran, e no m’aguda re,
qe·m mostras on plu merce vos deman;
5mas
tan mi son li consir e l’afan
e viu qant muer per amar
finamen.
Donc mor e viu? non, mas mos cors cocios
mor e reviu de cosir amoros
a vos, dompna, c[e] am tan coralmen;
10sufretç
ab gioi sa vid’al mort cuisen,
per qe mal vi la gran beutat de vos.
Parer non pot per dic ni per senblan
lo bens ce vos voigll ab † len carna fe †
mas nie[n]s es so ce vos dic: si·m te
al cor us fioc[s] que no·s † remuda
o dan. †
Per cals raisons no m’ausi consuman?
Savi dion e l’autor veramen
qe longincs us, segon dreic et
raiso[s],
si convertis e natura, don vos
deves saber car eu n’ai eissamen
per longinc us en fioc d’amor
plaisen
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Madonna, dir vo voglio
como l’amor m’à priso,
inver’ lo grande orgoglio
che voi, bella, mostrate, e no m’aita.
Oi lasso, lo meo core,
che ’n tante pene è miso
che vive quando more
per bene amare, e teneselo a vita.
Dunque mor’u viv’eo?
No, ma lo core meo
more più spesso e forte
che non faria di morte naturale,
per voi, donna, cui ama,
più che se stesso brama,
e voi pur lo sdegnate:
Amor, vostra ’mistate vidi male.
Lo meo ’namoramento
non pò parire in detto,
ma sì com’eo lo sento
cor no lo penseria né diria lingua;
e zo ch’eo dico è nente
inver’ ch’eo son distretto
tanto coralemente:
foc’aio al cor non credo mai si stingua,
anzi si pur alluma:
perché non mi consuma?
La salamandra audivi
che ’nfra lo foco vivi stando sana;
eo sì fo per long’uso,
vivo ’n foc’amoroso
e non saccio ch’eo dica:
lo meo lavoro spica e non ingrana. |
QUALCHE
NOTARELLA SULLA LINGUA
inver - di contro
orgoglio - parola di origine germanica nata per indicare il
sentimento proprio del guerriero. L'esercito romano, già dal V secolo, è
quasi interamente germanico e certe parole si diffondono quindi
rapidamente: in particolare werra > guerra; wardare
> spiare > guardare.
rima priso/miso - come quasi tutte le poesie siciliane, anche
questa ci è arrivata in una versione ormai linguisticamente
"toscaneggiata". Sicuramente siciliana è però la rima priso/miso
che in toscano avrebbe dovuto dare la forma preso/messo.
mor'u, viv'eo - ancora tipicamente siciliana quella "u" (o) che in
toscano sarebbe diventata "o". L'uso della "u" siciliana rimane in
poesia fino all'Ottocento: Alessandro Manzoni, nella sua poesia Cinque
Maggio dedicata alla morte di Napoleone, scrive un arcaico e assai poco
"normale" nui chiniam la fronte.
pur - anche, tuttavia, continuamente
la salamandra - nei
bestiari medievali si parlava della
salamandra che sta nel fuoco senza bruciarsi: ottimo spunto per le
metafore poetiche dell'amore che brucia e non consuma.
allumare - francesismo
lavoro - è il prodotto della terra lavorata che giunge al fiore e
non al frutto.
audivi, vivi - uso del perfetto, tipico dell'Italia meridionale
dove ancora oggi il passato remoto compete col passato prossimo.
saccio - so. Meridionalismo.
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