Se la donna ha il diritto di
salire sul patibolo deve avere anche il diritto di salire sulla tribuna (Olimpia
de Gouges, fatta ghigliottinare da Robiespierre nel 1793).
Nella
seconda
metà dell'Ottocento i movimenti delle "suffragette, ovvero delle
sostenitrici del "suffragio universale" (quindi del voto politico
ammesso anche per le donne) si fanno sempre più rumorosi, soprattutto nei paesi
anglosassoni.
Nel
1910 le rappresentanti delle associazioni femminili italiane partecipano al Primo
Congresso Internazionale Femminile di Copenaghen, durante il quale il giorno 8
marzo è dichiarato Giornata della Donna. Durante
la Prima Guerra Mondiale, anche in Italia, le donne sostituiscono nei loro lavori
quotidiani gli uomini che
sono andati a combattere al fronte: nelle fabbriche, nei trasporti e nei servizi.
Un motivo in più |
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per pretendere finalmente un
riconoscimento di un ruolo diverso da quello di moglie e madre. |
Dopo la guerra, nel 1919, Viene
emanata da Vittorio Emanuele III
una legge che
stabilisce le norme relative alla
capacità giuridica della donna.
(Art.
7 della legge 17 luglio 1919)
Le
donne sono ammesse, a pari titolo degli uomini, ad esercitare tutte le
professioni ed a coprire tutti gli impieghi pubblici, esclusi soltanto, se non
vi siano ammesse espressamente dalle leggi, quelli che implicano poteri
pubblici giurisdizionali o l’esercizio di diritti e di potestà politiche, o
che attengono alla difesa militare dello Stato secondo la specificazione che sarà
fatta con apposito regolamento.
Un'altra
grande (ma inutile) conquista di diritti per la donna avviene nel 1923:
in quell'anno infatti le donne ottengono il diritto di voto alle elezioni amministrative.
La riforma fascista degli Enti Locali impedisce però che questa legge abbia un'attuazione
pratica.
Il
diritto al voto nelle elezioni politiche le donne lo ottengono verso la
fine della Seconda Guerra Mondiale, nel 1945. Nel 1946 partecipano quindi
per la prima volta a un evento elettorale in occasione dell'importante referendum per la scelta fra monarchia e repubblica.
Dal
1961 le donne
possono intraprendere senza più ostacoli la carriera in magistratura e nella diplomazia.
Gli
anni Settanta sono gli anni delle vere, grandi conquiste del mondo
femminile: nel '75 passa la legge sul nuovo diritto di
famiglia che riconosce la parità fra i
due coniugi (prima si parlava di "potestà maritale"), la potestà sui
figli non è più paterna, ma genitoriale, si stabiliscono nuove norme sul
regime patrimoniale della famiglia (separazione dei beni) e sulla
separazione tra i coniugi (separazione consensuale e separazione giudiziale).
Con due storici referendum in Italia vengono anche legalizzati aborto e divorzio.
Nel
1981 viene finalmente cancellato dal codice penale il "Delitto d'onore":
l'infedeltà del coniuge non è più un accettabile motivo per ammazzarlo.
Nel
1996 passa un'altra legge richiesta da più parti: lo stupro diventa
finalmente reato contro la persona e non più contro la morale. Mano
male.
La legge N. 66/96 classifica infatti come "crimine contro la persona"
il reato di violenza sessuale, mutando così la qualificazione della normativa
precedente che lo definiva solamente "reato contro la morale".
"Chiunque, con violenza o minaccia o mediante abuso di autorità, costringe
qualcuno a compiere o subire atti sessuali è punito con la reclusione da cinque
a dieci anni. La stessa pena è inflitta a chi induce altri a compiere o subire
atti sessuali."
Nel
2001 la legge N.154 costituisce un'altra forma di tutela per il coniuge o il
convivente vittima di violenza fra le mura domestiche. Il giudice può imporre
all'imputato di allontanarsi da casa, di non avere rapporti col nucleo familiare
di provenienza e anche il pagamento di un assegno di mantenimento ai familiari
vittime dei suoi abusi.
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manifesto del periodo fascista
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Ancora una legge sostanzialmente contro la
violenza sulle donne è l'articolo 612-bis del codice panale, introdotto nel
2009, dal titolo "atti persecutori" (legge anti-stalking):
"Salvo
che il fatto costituisca più grave reato, è punito con la reclusione da sei
mesi a quattro anni chiunque, con condotte reiterate, minaccia o molesta taluno
in modo da cagionare un perdurante e grave stato di ansia o di paura ovvero da
ingenerare un fondato timore per l'incolumità propria o di un prossimo
congiunto o di persona al medesimo legata da relazione affettiva ovvero da
costringere lo stesso ad alterare le proprie abitudini di vita".
Per
chi vuole saperne di più: click |
E per chi invece vuole fare un
giochino...
Ascoltate le parole del nostro Ministro per le Pari Opportunità Mara Carfagna.
E vediamo se trovate qualche errorino in quello che dice:
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