Matdid, materiali didattici di italiano per stranieri a cura di Roberto Tartaglione e Giulia Grassi, Scuola d'Italiano Roma

 
 

Roberto Tartaglione  

 
L'ULTIMO PERIODO
   

  

I testi di due canzoni tratte da "Don Giovanni", il primo Album scritto da Lucio Battisti in collaborazione con Pasquale Panella

  

   

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Le cose che pensano

In nessun luogo andai
per niente ti pensai
e nulla ti mandai
per mio ricordo
Sul bordo m'affacciai
d'abissi belli assai
Su un dolce tedio a sdraio
amore ti ignorai
invece costeggiai
i lungomai
M'estasiai, ti spensierai
m'estasiai, e si spostò
la tua testa estranea
che rotolò
Cadere la guardai
riflessa tra ghiacciai
sessanta volte che
cacciava fuori
la lingua e t'abbracciai
Di sangue m'inguaiai
Tu quindi come stai
Se è lecito che fai
in quell'attualità
che pare vera
Come stai, 
ti smemorai
ti stemperai 
e come sta
la straniera, lei come sta
Son le cose
che pensano ed hanno di te
sentimento.
esse t'amano e non io
come assente rimpiangono te
Son le cose prolungano te
La vista l'angolai
di modo che tu mai
entrassi col viavai
di quando sei
dolcezza e liturgia
orgetta e leccornia
La prima volta che
ti vidi non guardai
da allora non t'amai
tu come stai (ah come stai)
Rimpiangono te
son le cose, prolungano te
certe cose

 

 
Il primo successo della musica di Battisti
con parole di Pasquale Panella
(successo certo non comparabile
con quello avuto precedentemente)
è la canzone "Le cose che pensano", 
tratta da un album 
intitolato "Don Giovanni".
A parte qualche invenzione lessicale come
"i lungomai" che ricordano "il lungomare"
o il verbo "spensierare",
in questo testo ci sono
altre creazioni linguistiche
molto vivaci: prima fra tutte il
"tedio a sdraio" che richiama 
la "sedia a sdraio".
 



  
 
Equivoci amici

Cassiodoro Vicinetti
Olindo Brodi, Ugo Strappi
Sofio Bulino, Armando Pende
Andriei Francisco Poimò.
Tristo Fato, Quinto Grado
Erminio Pasta, Pio Semi,
Ottone Testa, Salvo Croce,
Facoffi Borza, Aldo Ponche (o Punch)

 
Uno andò saldato
uno vive all'estro
uno s'è spaesato
uno ha messo plancia
e fa il trans-aitante
uno fa le more
uno sta invecchiando
perché è
un nobile scotch
Uno fa calzoni
dai risvolti umani
Uno ha un solo naso
Uno ha mani e polsi
Uno è su due piedi
uno è calvo a onde
uno si nasconde
poi non sa
in che vano sta
 
Un viso ucciso dal pensiero
Un tal con voce da uccelliera
Un sostituto a sua insaputa
e un misto storie e geografie
Uno per uno li ricorda
l'orchestra mentre si accorda
la verità viene sempre a palla
dolce chi era sei tu
Il maestro solitario
fischietta ariette d'oblio
(sei tu)
I dimenticati
ce li ha tutti in testa
Gli altri sono entrati
Chi da sé
chi dalla finestra
C'è il direttore, l'orchestra c'è
apparecchiati sul buffet,
son mantecati
i dimenticati
Se il pasticcino ha un senino in sé
del maraschino effetto è.
Uno nel rinfresco
pensa "È peggio se esco".
Un altro un altro deglutisce
volentieri gradisce
Non si capisce chi mangi chi
Non gli rincresce
grazie si, grazie si


  
  



Totalmente giocata invece sull'equivoco linguistico la canzone
"Equivoci amici", sempre tratta dall'album "Don Giovanni".
Tanto per segnalare 
i giochi di parole più scoperti:


andare saldato =
dovere essere saldato
andare soldato
partire militare

vivere all'estro
vivere nella fantasia
vivere all'estero
vivere oltre confine

spaesarsi =
perdere l'orientamento
sposarsi
prendere moglie

mettere plancia
linguaggio dei marinai
mettere pancia
ingrassare

fare calzoni
fare dei pantaloni

fare canzoni
scrivere canzoni

i risvolti (dei pantaloni)
i risvolti umani (delle canzoni)

La verità viene a galla
viene fuori
La verità viene a palla
al momento giusto?