Matdid, materiali didattici di italiano per stranieri a cura di Roberto Tartaglione e Giulia Grassi, Scuola d'Italiano Roma |
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Per
gli antichi romani Baia era una specie di paradiso del sesso facile, e
gratis. Basta leggere i testi degli scrittori latini. Baia era luogo di "divertimenti e giochi" (Ennio), di "piaceri, amori e tradimenti" (Cicerone), di "dannazione" (Properzio) e "vizio" (Seneca)". Era la "dorata spiaggia della beata Venere" (Marziale), dove "non solo le vergini divengono un bene comune, ma molti vecchi ringiovaniscono e numerosi fanciulli si effeminano” (Varrone). Insomma, resistere alle tentazioni era impossibile, e anche le donne più virtuose si trasformavano in amanti sfrenate, come nota ironicamente il poeta Marziale: "A Baia una donna arriva come una Penelope e ne |
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riparte come un'Elena". A Baia trascorreva le vacanze nella sua villa anche Clodia, amante del poeta Catullo, che ha scritto per lei bellissime poesie d'amore. Ma Clodia non si lasciava intenerire dalle poesie, e Catullo era solo uno dei suoi numerosi amanti. Le malelingue dicevano che aveva per amante anche suo fratello Clodio; e dicevano anche che lei aveva avvelenato il marito per potersi dedicare con più facilità alle sue attività amorose. Ecco perché, secondo Cicerone, quando si parlava di Clodia si usavano le parole "piaceri, amori, adulteri, Baia, spiagge, banchetti, orge, canti, concerti, gite in barca". Ai cornuti non restava che imprecare, come al poeta Properzio che urlava "A pereant Baiae, crimen amoris..." (Perisca Baia, delitto d'amore...): infatti l'amata Cinzia, timida e casta a Roma, a Baia si era trasformata in una baccante! |