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Torna all'indice generale di "Veleno" Sono braccato dalle truppe scelte dei VFC (Veri e Fieri Comunicativisti) i quali non aspettano altro che una mia disattenzione per farmi fuori. L'intero territorio sulla mia testa è quotidianamente rastrellato dall'esercito dei TACCI (Truppe d’Assalto Combattenti Comunicativisti Internazionali), una masnada di mercenari, gente senza dio tristemente famosa per la sua abitudine di non fare prigionieri. Quasi ogni notte i bombardieri dell'Alleanza Situazionale scaricano quintali e quintali di modernissimi "manuali intelligenti" su tutta la zona sperando di riuscire a centrarmi (i manuali intelligenti sono volumi pesantissimi, che colpiscono la lingua bersaglio con precisione millimetrica, ti penetrano l'inconscio e ti uccidono convincendoti che esiste una lingua di sopravvivenza!) Di giorno poi le strade sono impraticabili perché il terreno è stato minato con migliaia di libri di esercizi, con copertina patinata, pieni di foto colorate e confezionati come cioccolatini (e gli insegnanti più giovani, si sa, non resistono alla tentazione di raccoglierli e fanno poi una fine orribile restando spesso mutilati di cervello e fantasia). La mia organizzazione è stata duramente colpita, molti fratelli sono stati abbattuti, altri sono fuggiti o sono stati corrotti dalle lusinghe e dalla propaganda del nemico, ma in ogni parte del mondo ci sono e ci saranno sempre centinaia di insegnanti pronti a continuare la lotta. Il nemico, forte della sua grande disponibilità economica, ha buon gioco a propagandare notizie false per pilotare l'opinione pubblica: i mezzi di informazione, le case editrici, i grandi centri didattici sono quasi tutti sotto il suo controllo. Per questo voglio diffondere un'altra verità, quella che sui mass media globalizzati non si leggerà mai. Come è cominciato tutto questo? Quand'è che il Comunicativismo Globale ha preso il potere? Difficile dirlo: i fatti didattici (a differenza di quelli storici in cui una rivoluzione, un golpe o magari un regicidio segnano un brusco cambiamento) si inseguono, si mescolano e si sovrappongono così da rendere impossibile stabilire un momento, una data, una precisa occasione in cui avviene il rovesciamento del potere. Com'è cominciato tutto questo? Quando tanti anni fa ho per la prima volta insegnato italiano agli stranieri tutto mi sembrava bello, facile e chiaro: da una parte c'erano i VB (i "Vecchi Babbioni"), i grammaticalisti, quelli che invece che insegnarti a parlare ti insegnavano tutte le regoline e poi, se sapevi tutte le regoline, passavano alla Letteratura e ti facevano leggere Dante, Manzoni e Moravia. Dall'altra parte c'erano i moderni. Noi. Noi eravamo quelli che avevano capito che la lingua si impara parlandola, che in classe deve esistere una "dinamica comunitaria", che la lingua parlata viene prima della lingua scritta. Certo, questo fronte dei "moderni" era assai disomogeneo. Frazionati in decine di gruppuscoli e correnti didattiche dai nomi più strani, affidati spesso al talento naturale, quasi sempre isolati dagli altri movimenti. Tuttavia già allora uno di questi gruppuscoli rivoluzionari riusciva a acquisire prestigio e potere: il gruppo dei Comunicativisti. Guidato per lo più da agenti stranieri (appartenenti ai servizi didattici anglo-americani) fortemente finanziati dall'estero e dalle grandi lobbies, i Comunicativisti lavoravano nell'ombra e elaboravano una loro cauta ma implacabile strategia. Con un obiettivo preciso: la presa del potere globale. Da quanti anni si preparavano a tutte questo? Che ingenui siamo stati! Da moltissimi anni! Ma loro, sempre nell'ombra, sembravano una innocua setta mistica, con sedi in varie università e ministeri, un po' elitaria e inoffensiva. E in questo periodo "in ombra" elaboravano le loro linee per la presa del potere, definivano test per la valutazione e la certificazione della conoscenza dell'italiano, si rifornivano di grosse quantità di materiali bellici editoriali. In più colpivano e inglobavano quasi tutti quei movimenti "moderni" di cui dicevo prima. Io stesso fui contattato da alcuni agenti della CIA (Comunicativisti Italiani Alleati) che mi proposero di entrare nell'organizzazione: mi dicevano che avevano notato il mio modo di lavorare, mi riempivano di complimenti, mi gratificavano del loro apprezzamento e mi convinsero che ero uno dei loro, magari senza saperlo ma ero uno dei loro. Fu solo per un caso del tutto fortuito (un impegno di vita privata) che non fui reclutato dalla CIA e rimasi ancora a lungo un "cane sciolto". Cane sciolto sì, ma guardato sempre con diffidenza: era infatti difficile per la CIA accettare qualche mia concessione ai materiali didattici non-autentici. Per la verità i Comunicativisti stessi cedevano spesso alla tentazione di usare materiali didattici rimaneggiati "ad uso degli studenti" (non avevano la pazienza di cercare testi autentici per gli studenti elementari, loro!), ma di me e del mio gruppo li infastidiva il fatto che la non-autenticità veniva ammessa apertamente, senza giustificazioni. Tuttavia ci tolleravano per il nostro passato, la nostra evidente avversione ai vecchi metodi grammatical-traduttivi e per la nostra manifesta avversione ai VB. Ma quando con la stessa semplicità sostenemmo che perfino la grammatica (una grammatica funzionale all'apprendimento della lingua, s'intende) non era per noi un tabù, la CIA cominciò a tenerci sotto stretto controllo e a farci le prime velate minacce: da parte nostra arrivarono diversi messaggi di distensione e facemmo notare che anche la CIA (sotto il nome di "riflessione metalinguistica") non aveva del tutto rinunciato a una sistematizzazione della lingua che si apprendeva. Ma i nostri discorsi non servirono e il fossato che ci divideva sembrò approfondirsi. Riconosco che per la CIA il nostro comportamento poteva sembrare pericoloso: in effetti alcuni Vecchi Babbioni grammaticalisti, a causa delle nostre posizioni, rialzarono la testa: "Vedete? – dicevano – Anche i modernisti alla fine tornano ai vecchi metodi grammaticali!" È chiaro che la posizione dei Vecchi Babbioni era del tutto strumentale, che nessuno di noi aveva proposto un ritorno ai vecchi sistemi. Ma forse anche per questo (oltre che per una insaziabile fame e sete di potere) i comunicativisti andarono a esasperare ancora di più le proprie posizioni. Da qui nacquero, uno dietro l'altro, un gran numero di campi di addestramento per insegnanti appartenenti al Comunicativismo Globale: decine e decine di corsi di formazione in cui alle giovani reclute venivano fornite tutte le istruzioni tattiche e strategiche per l'insegnamento comunicativo: smontaggio e rimontaggio veloce dei testi, utilizzazione dei manuali regolamentari, tecniche di infiltrazione nei metodi nemici, didattica di gruppo e soprattutto tanti e tanti giochi per parlare in classe. Da ogni campo partiva poi una cellula che aveva il preciso compito di diffondere il comunicativismo in un altro territorio, attraverso la formazione di nuovi campi di addestramento o attraverso l'organizzazione di simposi e congressi. Fu proprio in uno di questi simposi, a cui partecipai come ospite esterno, che si consumò definitivamente la rottura con la CIA. Quando infatti alcuni comunicativisti sostennero l'importanza dell'apprendimento naturale, quello caratteristico dei bambini quando imparano la lingua madre, intervenni dicendo che i bambini, nell’apprendimento del linguaggio, passano pure attraverso una fase in cui dicono "mamma – cacca – io". Feci allora notare al pubblico che i miei studenti erano per lo più adulti, talora orfani di madre da diversi anni, quasi sempre capaci di provvedere autonomamente ai propri bisogni corporali e, se incontinenti, comunque capaci di gestire il pannolone senza bisogno di comunicare la notizia all'esterno. Il giorno stesso fu spiccato contro di me il primo mandato di cattura internazionale. Raccolsi le mie poche fotocopie e mi ritirai in clandestinità con alcuni fedeli compagni. Gli anni della clandestinità furono dedicati allo studio della lingua e alla preparazione di alcune risoluzioni strategiche. Ci sembrò infatti che uno dei punti principali da affrontare nella questione della didattica fosse la preparazione dell'insegnante non solo su come insegnare, ma anche su cosa. Nessuno sosteneva che bisognasse insegnare agli studenti la grammatica o comunque il meccanismo strutturale della lingua: ma l'insegnante sì che doveva conoscerlo perfettamente! Doveva conoscerlo per trovare il sistema di farlo apprendere allo studente (con un esempio banale: nessuno di noi sosteneva che bisognasse spiegare teoricamente l'uso del non pleonastico in italiano. Ma un insegnante deve ben sapere che in queste due frasi il non pleonastico si può usare senza problemi 'mescolare finché l'acqua bolle – mescolare finché l'acqua non bolle' mentre in queste due no 'sono stato bene finché lui era a casa – sono stato bene finché lui non era a casa'). Dopo il periodo dell'elaborazione strategica passammo alle azioni di terrorismo didattico. Alcune fallirono, altre furono coronate da successo. Tra i fallimenti quello che ricordo con più profondo dolore è l'azione denominata Animation-20. Convinti come eravamo che i corsi di didattica per comunicativisti fossero solo dei corsi per insegnare decine e decine di giochini (non diversi da quelli che si fanno nei villaggi turistici d'estate), rubammo la lista di 20 professori d'italiano comunicativisti ortodossi da una banca dati di un noto Istituto di Roma. Scrivemmo poi 20 lettere a diversi Club Mediterranée offrendoci come animatori per i villaggi turistici estivi e firmandoci naturalmente con il nome dei prof di cui avevamo rubato i dati anagrafici. Il nostro desiderio di umiliare la categoria fu però drammaticamente frustrato. Non solo tutti e 20 furono assunti, ma ancora oggi lavorano serenamente e guadagnano discrete somme di denaro in svariati Club Mediterranée di Hammamet in Tunisia, di Antalya in Turchia, in diverse località della Spagna e in altre altrettanto meravigliose località turistiche. Andò meglio con il terrorismo sul campo: con incursioni nelle scuole comunicativiste sostituivamo all'ultimo momento prima della lezione i materiali didattici pseudo-autentici che gli insegnanti volevano usare in classe. Li sostituivamo con materiali così autentici da farli incappare nelle più assurde contraddizioni (discorsi di Craxi, istruzioni per l'uso tratte da scatole di profilattici, registrazioni di conversazioni tra leghisti a Pontida). Riuscimmo così ad abbattere un buon numero di nemici e la Direzione Generale della CIA fu costretta a rivedere alcune posizioni chiave del comunicativismo (per cui numerosi voltagabbana oggi dichiarano: "Io non sono mai stato un sostenitore esasperato del materiale autentico!". Vigliacchi, pronti a girare dove soffia il vento!) In altri casi sostituivamo i verbi di un testo o di una lettura con gli stessi verbi ma sempre alla forma dell'infinito (un giorno un uomo entrare in casa, accendere la televisione e guardare un programma…). Purtroppo in numerosi casi studenti e insegnanti non si accorgevano nemmeno del sabotaggio. Particolarmente efferata fu la nostra azione denominata Approach Storm. Con un sofisticato sistema di intercettazioni telefoniche riuscimmo a sapere che un famoso Mullah iraniano, che doveva soggiornare per alcuni mesi in una sede diplomatica di Roma, stava cercando un insegnante di italiano per migliorare la sua conoscenza della lingua che peraltro era già di buon livello (il Mullah infatti, capo di una scuola coranica di Teheran, parlava correntemente latino e greco antico ed aveva fatto un dottorato in Filologia Romanza all’Università di Uppsala). Facemmo filtrare la notizia relativa alla ricerca dell'insegnante in una delle centrali nemiche: immediatamente un professore di stretta fede comunicativista fu inviato al Mullah. Il professore, ben equipaggiato, appena fu nello studio del Mullah, mise sul tavolo i suoi strumenti del mestiere (un registratore e un pallone da basket) e disse: "Bene signor Mullah: ora Le farò ascoltare una canzone di Marco Masini. Alla fine le farò delle domande per verificare la comprensione del testo. Ma mi dovrà rispondere solo dopo che io le avrò tirato il pallone: se non riesce ad afferrare il pallone e le cade in terra, prima di rispondere dovrà dire le parole: mannaggia al diavoletto che c'ha fatto litiga'. Capito?". Il professore fu immediatamente arrestato dagli Hezbollah che facevano da guardia del corpo al Mullah e il giorno dopo fu condannato al taglio della lingua (per le parole che aveva detto), della mano (con cui avrebbe voluto tirare un pallone al Mullah) e dell'uccello (in sostituzione della testa). Da allora la lotta si è fatta sempre più dura e cruenta. A ogni nostra azione di guerra è corrisposta una feroce rappresaglia del nemico: ma il giorno della nostra vittoria definitiva è vicino. La progressiva perdita di potere del nemico è evidente: sempre più frequentemente vediamo che i comunicativisti si dichiarano tali specificando una serie di "ma" e di "però": sono comunicativista ma…, insegno secondo l'approccio comunicativo, però…; gli istituti e le scuole di lingua nella loro propaganda usano sempre meno frequentemente la parola "comunicativo" e i più pavidi l'hanno perfino eliminata del tutto dopo anni di fiancheggiamento o di servile sottomissione (ma noi ci ricorderemo di questi opportunisti che sono sempre lì pronti a saltare sul carro del vincitore!). Con noi si sono schierate del resto numerose categorie esterne alla glottodidattica: voglio ricordare in particolare le eroiche brigate PUF, i Postini Uniti di Firenze, che stanchi di essere aggrediti nelle scuole comunicativiste in cui consegnavano la posta si sono ribellati al grido di "Non fateci i giochini, siamo solo dei postini!". Le stesse centrali straniere che hanno creato e gestiscono il Comunicativismo Globale hanno perciò dato una brusca sterzata alle loro risoluzioni ideologiche, ma si sa, l'elaborazione teorica impiega anni ad arrivare in basso e i servi sciocchi sono spesso più realisti del re. Per questo dobbiamo difenderci ora dai colpi di coda del Potere Globale. Sono e saranno i colpi più duri e i più violenti. Circondato dai nemici, qui nel mio bunker, non temo per la mia vita didattica: so che centinaia di fratelli in tutto il mondo sono pronti a continuare la lotta fino al giorno della vittoria. Quanto a me non sarà facile stanarmi e se il cielo lo vorrà sarò presto in condizione di riprendere i miei atti di guerriglia. Se invece sarò catturato e magari costretto dal nemico, con droghe e torture, a ritrattare tutto quanto detto finora non credetemi, ma abbiate pietà del mio triste destino. Addio 'O Farfagliuso |