Matdid, materiali didattici di italiano per stranieri a cura di Roberto Tartaglione e Giulia Grassi, Scuola d'Italiano Roma |
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La nuova destra
Non ce
l'abbiamo con i neri e gli africani Questa è
una destra nuova che vuole battersi per il Non ce l'abbiamo
con gli zingari, Questa è
una destra nuova che vuole mettersi La pelle,
la lingua, la razza non c'entra. |
UNA NOTA SUI VERBI PRONOMINALI |
Intendiamo
qui per verbi pronominali tutti quei
verbi che hanno un proprio significato quando vengono
usati insieme con una o due determinate particelle
pronominali. In questo senso sono pronominali anche i
verbi riflessivi i quali però meritano una trattazione a
parte. Guardiamo il verbo prendere:
usato nella sua forma "normale" (cioè
non-pronominale) prendere si usa in frasi come prendere
un libro o anche prendere un caffè ecc. Esiste poi
la forma pronominale prendersela (forma
che usa perciò il pronome riflessivo si più la
particella pronominale la). Il verbo prendersela
ha addirittura due significati. Il primo è offendersi,
restar male davanti a qualcosa. Per esempio: lui
ha parlato male dei miei amici e io me la sono presa. I verbi pronominali, in italiano, sono molto numerosi e molto usati nel parlato e nello scritto: sono tutti fortemente espressivi e quindi rendono la lingua molto viva e colorita. Nella maggior parte dei casi i verbi pronominali fanno parte di locuzioni verbali cristallizzate: per esempio non esiste la forma assoluta poterne ma solo l'espressione non poterne più; non si usa la forma assoluta farsene ma solo la costruzione farsene una ragione; non si usa farla ma ci sono espressioni come farla facile, farla difficile, farla lunga, farla breve ecc. Le
particelle pronominali semplici usate nella costruzione
di questi verbi sono sono -ci, -la,
-le, -ne. |
pronomi | Esempi | Modello di coniugazione |
- CI | (volerci, vederci, sentirci) | click |
- LA | (piantarla, smetterla) | click |
- LE | (darle, prenderle) | click |
- NE | (darne; volerne e poterne, solo in locuzioni) | click |
- CELA | (avercela, mettercela, farcela) | click |
- CENE | (volercene) | click |
- CISI | (mettercisi) | click |
- SELA | (cavarsela, ridersela) | click |
- SENE | (andarsene, fregarsene) | click |
Proviamo
ora a dare una lista (parziale!) di quei verbi pronominali (esclusi i
riflessivi) che hanno per lo più un significato autonomo,
che non devono perciò necessariamente far parte di una
locuzione o costruzione. Il significato dei verbi che elenchiamo ora va controllato o su un (ottimo) dizionario o, meglio, con un insegnante o un italiano madrelingua. |
andarsene | Corrisponde nel senso al verbo andare. Ma è più "partecipato" da parte di chi parla: "vado" è sentito come più formale e neutro (in vacanza il Presidente del Consiglio va al mare) mentre "me ne vado" esprime una partecipazione di tipo sentimentale (io in vacanza me ne vado sempre al mare) e può manifestare allo stesso modo rabbia (vattene!), gioia (dove te ne vai di bello?), pigrizia (voi andate al cinema? No, io me ne vado a casa) o qualunque altra caratteristica "emotiva" di chi parla) | |
aspettarsela | Davanti a un fatto inaspettato posso reagire con sorpresa (questa non me l'aspettavo!) o con rassegnazione (Me l'aspettavo, forse non così presto ma sapevo che sarebbe successo!). Si può anche usare dopo aver sorpreso qualcuno per sottolineare la propria gioia di sorprendere (Sono arrivato 10 giorni prima del previsto: non te l'aspettavi, eh?) o anche con un po' di cinismo dopo una mossa che lascia tutti senza fiato (questa non ve l'aspettavate da me, vero?) | |
avercela | Ha due significati: 1) avere qualche cosa contro qualcuno, essere contro qualcuno o essere arrabbiato con qualcuno: io ce l'ho con te perché non mi hai telefonato; ce l'ho con lui perché è disonesto; non ce l'ho con loro ma con me perché mi sono comportato da stupido, ecc. Si può anche avercela con qualche cosa: ce l'ho con il destino; ce l'ho col mondo intero. 2) rivolgersi a qualcuno, specialmente se questo qualcuno non sente o fa finta di non sentire: ehi, guarda che ce l'ho con te, dico proprio a te, sto parlando con te; non dico a te, ce l'ho con lui; ma che stai dicendo? Ce l'hai con me?; in questo caso è un po' polemico e provocatorio. | |
averci | In tutta Italia e
specialmente nel centro-sud il verbo averci
sostituisce il verbo avere (non però quando è usato
come ausiliare di verbi diversi da avere stesso):
c'ho fame, c'ho un motorino, che c'hai?; si può
anche sentire c'ho avuto un problema (quindi il
verbo averci come ausiliare di avere),
ma non esiste c'ho letto, c'ho comprato, c'ho dormito
(a meno che quel ci non abbia un reale valore
pronominale). La forma averci è usata quasi
esclusivamente nel parlato. Per lo scritto esiste anche
un problema ortografico: si scrive c'ho
o si scrive ci ho? Una soluzione a
questo drammatico problema è ancora da trovare. Va ancora detto però che quel "ci" di averci, sentito così colloquiale, è obbligatoriamente ripristinato nello scritto e nel parlato in formule come Hai una penna? Sì, ce l'ho. |
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battersela | Scappare, andare
via davanti a una situazione che in qualche modo ci
spaventa. Ha un piccolo valore ironico per cui non si usa
in situazioni realmente gravi o drammatiche ma in
circostanze più normali o quotidiane: a quella festa
erano tutti professori di filosofia! Una noia! Appena ho
potuto me la sono battuta!; appena sono arrivati i
genitori i bambini se la sono battuta. Si usa molto nella costruzione battersela a gambe levate. Significato simile hanno i verbi darsela, filarsela e svignarsela. |
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bersela | Credere ingenuamente a qualcosa di falso, a volte anche di evidentemente falso: gli ho raccontato che sono un agente segreto e lui se l'è bevuta! |
buggerarsene | Sinonimo attenuato (e con uso assai meno frequente) di fregarsene, infischiarsene: significa disinteressarsi completamente di qualcosa, non mostrare alcuna partecipazione personale a qualcosa: io faccio tutto questo per lui e lui che fa? Se ne buggera! (più frequente se ne frega) |
cantarsela | Si usa solo nel contesto di me la canto e me la suono, che significa faccio tutto a modo mio senza dover rendere conto a nessuno. Una persona proprietaria di giornali e televisioni, per esempio, possiamo dire che controlla gran parte dell'informazione. Quindi se la canta e se la suona un po' come vuole. |
capirla | Questo pronome la si riferisce a un "la storia, la faccenda" sottinteso. Quindi quando si dice: "Ma insomma, non l'hai ancora capita?" si intende dire "non hai ancora capito come stanno le cose?" |
cavarsela | Mentre il verbo cavare (tirare
fuori, estrarre) in italiano ha una scarsa frequenza
d'uso (si usa in poche espressioni come cavare un
dente, cavare un occhio, o nella forma idiomatica non
cavare un ragno dal buco) il verbo cavarsela è
usato in diverse situazioni. Il significato generale è quello di riuscire a venir fuori da un problema, superare una difficoltà, se non in modo brillante almeno in modo accettabile. Parli italiano? Me la cavo!, significa (forse con un po' di modestia) che riesco certo a comunicare. Com'è andato l'esame? Me la sono cavata, cioè l'ho superato. Oppure davanti a un malato: come sta? Se la caverà, significa che non morirà che supererà la malattia. Se aggiungo al cavarsela una espressione come per un pelo, oppure per il rotto della cuffia, significa che il problema è stato sì superato, ma non in modo appena sufficiente: all'esame me la sono cavata per un pelo (con il minimo dei voti) |
darle/darne/darsele | Si parla di dare schiaffi, pugni o comunque botte; picchiare. Per lo più è un gergo familiare (quand'ero bambino mia madre me le dava; invece mio padre non me ne ha mai date). Sempre con questo senso familiare (e perciò abbastanza ironico si può usare questo verbo parlando di una rissa fra due persone o di un incontro di boxe (quante gliene ho date! Se ne sono date di santa ragione!) |
darsela | Ha lo stesso uso di battersela (vedi); sinonimo anche di filarsela e svignarsela |
dirne | Dire a qualcuno qualcosa di duro, senza "peli sulla lingua"; può significare anche offendere o prendere a male-parole: quante glene ho dette!; me ne ha dette di tutti i colori! Voglio dirgliene quattro!; oppure ironicamente: lui me ne ha date, ma quante gliene ho dette! |
dormirsela | Significa semplicemente dormire, ma essendo un verbo pronominale ha un valore più partecipato e sottolinea la tranquillità, la serenità di chi dorme, indifferente a tutto quello che lo circonda: noi qui a lavorare per lui e lui se la dorme beato! |
entrarci | Ad altissima frequenza d'uso sono
le espressioni: che c'entra? oppure: questo
non c'entra (o non centra per niente!). Con una spiegazione estesa, il senso è quello di non avere relazione con quanto si sta dicendo, essere "fuori argomento": si usa spesso nel linguaggio colloquiale anche per contraddire l'interlocutore, per dire "sì, lo so, ma io sto dicendo un'altra cosa", oppure "non è questo il problema", "ma che stai dicendo?". Per esempio: se io parlo bene del cinema italiano e una persona che mi dice "i film americani sono più belli dei film italiani" posso rispondere: "Che c'entra! Non si può fare un paragone così!". Il verbo entrarci può anche essere usato in persone differenti dalla terza: mi chiedono se sono responsabile di una cosa e rispondo "No, io non c'entro", sono fuori da questa questione. Un'ultima particolarità: il verbo entrarci è coniugato raramente nei tempi composti. |
farcela | Riuscire a raggiungere un
obbiettivo, un traguardo; avere il risultato che sembrava
impossibile ottenere: più generalmente riuscire
a fare qualcosa. Si può usare per offrire aiuto a qualcuno: ce la fai da solo o ti serve una mano?; oppure per manifestare gioia per un risultato ottenuto (o dispiacere per qualcosa che non si è riusciti a fare): è stato difficile ma alla fine ce l'ho fatta! (ho provato in tutti i modi ma non ce l'ho fatta!). Molto usata è poi l'espressione non ce la faccio più! che significa basta, sono stanco, non posso andare avanti. |
filarsela | Ha lo stesso uso di battersela (vedi); sinonimo anche di darsela e svignarsela |