Matdid, materiali didattici di italiano per stranieri a cura di Roberto Tartaglione e Giulia Grassi, Scuola d'Italiano Roma

 
 

Roberto Tartaglione e Giulia Grassi

 

UCCELLI
D'ALTRI TEMPI

  
Poesie medievali che parlano di uccelli che fuggono e di fanciulle abbandonate che piangono
Una poesia giapponese su un uccello che non può fuggire
 

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In una serie di poesie medievali il protagonista è un uccello che vola via lasciando una donna sola e in lacrime. Si pensa che l'uccello - uno sparviero in età cortese e feudale o anche un usignolo che fugge dalla gabbia in età comunale - simboleggi un amante che abbandona la sua amata per un'altra donna. Secondo qualche critico, inoltre, l'uccello e la gabbia sono chiari simboli sessuali.

Abbiamo finalmente capito perché nell'opuscolo su sesso e amore fatto per gli studenti si parla di uccelli: è un modo di parlare di letteratura mentre si spiegano i misteri della sessualità e dei sentimenti. Bene... Solo, non capiamo perché gli uccelli sono brasiliani. Forse che non esistono uccelli italici adatti
FRANCESCO DEL COSSA, Trionfo di Venere (mese di Aprile), particolare, affresco, 1470 circa (Ferrara, Palazzo Schifanoia - Salone dei Mesi) allo scopo? Si vede che non sono stati interpellati gli esponenti della Lega Nord: sicuramente i leghisti avrebbero saputo indicare qualche uccello padano da utilizzare come esempio nell'opuscolo.

Ich zôch mir einen valken mêre danne ein jâr
di Sire di Kürenberc (metà XII secolo)

Ich zôch mir einen valken mêre danne ein jâr,
dô ich in gezamete als ich in wolte hân
und ich im sîn gevidere mit golde wol bewant,
er huop sich ûf vil hôhe und fluog in anderiu lant.

Sît sach ich den valken schône fliegen:
er fuorte an sînen fuoze sîdîne riemen,
und was im sîn gevidere alrôt guldîn,
got sende si zesamene die gerne geliep wellen sîn.
 
Allevai un falco per più di un anno
e riuscii ad ammaestrarlo proprio come lo volevo avere;
e al falco ornai le penne con l'oro.
Ma lui si alzò e volò in un'altra terra.

Rividi il falco che volava bellamente:
portava alle zampe geti di seta
e aveva le sue penne tutte rosse d'oro.
Dio riunisca gli amanti che vogliono stare assieme.
 
Tapina ahimé, ch'amava uno sparvero
(Anonimo, XIII secolo)

Tapina ahimé, ch'amava uno sparvero:
amaval tanto ch'io me ne moria;
a lo richiamo ben m'era manero,
e dunque pascer troppo nol dovia.

Or è montato e salito sì altero,
assai più alto che far non solìa
ed è assiso dentro a uno verzero:
un'altra donna lo tene in balìa.

Isparvero mio, ch'io t'avea nodrito,
sonaglio d'oro ti facea portare
perché dell'uc(c)ellar fosse più ardito:

or se' salito sì come lo mare,
ed ha' rotto li geti e se' fuggito,
quando eri fermo nel tuo uc(c)ellare.
particolare del mese di "settembre", da: FRATELLI LIMBOURG, Les très riches heures du Duc de Berry, 1472-1416, cm 22,5x13,6, miniatura (Chantilly, Musée Condé)
 
Povera me, che amavo uno sparviero:
lo amavo così tanto che quasi ne morivo;
al mio richiamo era obbediente
e per questo non dovevo curarlo troppo

Ora è volato via e salito così in alto
assai più in alto di quel che era solito fare,
e s'è sistemato dentro a un giardino
un'altra donna lo tiene in suo potere

 
 
Sparviero mio, io ti avevo nutrito.
e ti facevo portare un sonaglio d'oro
perché fossi ancor più abile nella caccia

ora sei salito in alto come il mare,
hai spezzato i legacci e sei fuggito
mentre ti riposavi dalla caccia

 

 

 
Per concludere, una brevissima poesia giapponese piena di doppi sensi scritta sul ventaglio del protagonista di una delle xilografie di Kitagawa Utamaro (1754-1806). La stampa raffigura l'interno di un bordello: in una sala al piano superiore, aperta su un giardino, una coppia sta per fare l'amore. Si tratta del primo foglio dell'album di 12 scene erotiche "Il canto del guanciale" (Utamakura), prodotto nel 1788 da Tsutaya Juzaburo, il più raffinato editore del tempo.

 
Hamaguri ni
hashi o shikka to
hasamarete
shigi tachi-kanuru
aki no yugure
 

Il becco intrappolato
in una conchiglia,
il beccaccino
non se ne può volare via,
una sera d'autunno.
 
La segnalazione ci è pervenuta dalla dott.ssa Pisana Grossi, che qui ringraziamo per aver messo a nostra disposizione la sua competenza sugli uccelli del Giappone.