COSE DI
DONNE La questione "sessismo linguistico", molto dibattuta in questi ultimi anni (vedi in Matdid la recente lettera aperta per censurare la definizione "donna" in Treccani.it), è in realtà aperta da qualche decennio (vedi per esempio il Documento della Commissione Nazionale per la Parità fra uomo e donna, 1993). Siamo convinti che un maschio possa intervenire solo con molta moderazione su questioni di femminismo. Quindi qui facciamo soltanto una piccola considerazione, esclusivamente linguistica, su una sola metafora diffusa nel parlato quotidiano di registro linguistico decisamente basso.
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1)
La femminilizzazione di nomi di professioni che in passato erano
solo maschili 2)
L'uso del genere grammaticale maschile quando ci si riferisce a uomini e donne
per esempio: 3)
Espressioni consolidate, ma maschiliste nel loro significato Bene: non ci soffermeremo qui a
parlare del caso 1 (femminilizzazione dei nomi di
professioni) perché la questione ci sembra già risolta:
si deve
femminilizzare perché non c'è davvero nessun motivo per dire
maestro/maestra con naturalezza e sindaco/sindaca con difficoltà.
Certo bisogna farci l'abitudine se per un lungo periodo si è detto "sindaco", ma il problema è davvero poco interessante. Si dice
"sindaca" e basta. Ci soffermiamo invece
volentieri sulle espressioni maschiliste: per parlare di
queste però è
importante cercare di non generalizzare perché ogni metafora, ogni frase ha una sua
storia e si dovrebbe perciò analizzarle un po' tutte, ad una ad una:
una cosa è dire comportarsi da femminuccia che
evidentemente tocca in profondità l'identità femminile, un'altra
cosa può essere per esempio l'espressione intuito femminile. Scegliamo allora come argomento di discussione una espressione molto comune nel parlato, ma di registro decisamente basso o volgare:
Il motivo per cui questa
espressione, al di là della sua volgarità, è da considerare sessista, è
piuttosto ovvio: dire che una donna ha le palle (nel significato
di "è molto in gamba, capace, decisa") presuppone che per essere in gamba sia
necessario essere maschi. Senza attributi sessuali maschili,
insomma, non si sarebbe in grado di avere una qualità personale di
rilievo.
In questi termini chi sostiene che si tratti di espressione sessista ci pare
abbia tutte le ragioni. Con le palle significa precisamente
“deciso, giustamente aggressivo”. Ora, al di là della volgarità del linguaggio (volgarità che riguarda il "con le palle", ma non riguarda "uterino") e naturalmente al di là di pregiudizi sessisti, nella prima frase si parla di “palle” in riferimento al ruolo che i testicoli hanno nella produzione di testosterone, ormone che ha qualche relazione con l’aggressività. Nell’altra frase sembra invece si parli di “utero” in relazione agli sbalzi di umore connessi ai casi di cosiddetta sindrome premestruale (che peraltro colpirebbe non più del 5% delle donne fertili). Le due metafore insomma non sembrano originariamente collegate alla volontà di esaltare o denigrare i due sessi, ma pare alludano a due caratteristiche, diciamo fisiologiche, legate a due organi (certamente uno maschile e uno femminile). In sostanza: se qualcuno dice a un maschio "Bravo, hai dimostrato di avere le palle!" non viene da pensare che prima di questa affermazione si dubitasse della sua integrità fisica. Si intende evidentemente solo dire che l'altro si è comportato in modo opportunamente aggressivo. Allo stesso modo se, sempre a un maschio, si dice che in un certo ragionamento che ha fatto è stato un po’ "uterino", non si pensa di mettere in discussione la sua identità sessuale: si sta solo segnalando la sua eccessiva impulsività o mancanza di freddezza nell’affrontare una certa situazione. Insomma, né più né meno che dire “guardare in cagnesco” ben sapendo che i cani hanno di solito uno sguardo dolcissimo; né più né meno che parlare di “falchi e colombe” senza intenti di offendere i pennuti (lo stesso falco del resto in metafore ottiche diventa un modello); né più né meno che dire “sei un salame” alludendo a una certa immobilità dei salumi appesi in cantina, immobilità che non mette minimamente in discussione le qualità del prodotto. Sia chiaro: oggi il mio intuito femminile mi suggerisce che sia opportuno non usare mai e poi mai queste due espressioni, sia nei confronti di uomini sia nei confronti di donne (e perfino di antifurti, ricordandomi del noto “antifurto con le palle”). Probabilmente però dire a qualcuno, uomo o donna che sia, “hai più testosterone di quanto immaginassi” oppure “hai più estrogeni di quanto immaginassi” non avrebbe la stessa potenza espressiva. O forse sì?
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